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L’entusiasmo della fede di una valdese che predica in duomo

Una donna laica, di confessione valdese, ha predicato nel Duomo di Pinerolo, in provincia di Torino, nell’ambito della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (SPUC). Si tratta di Sabina Baral, componente della “Commissione per l’ecumenismo, il confronto e il dialogo con le altre fedi” nata in seno al Concistoro della locale Comunità valdese. “La Commissione ha elaborato e proposto a Mons. Derio Olivero, Vescovo della Diocesi pinerolese, una presenza rappresentativa del nostro modo di vivere il rapporto con la Parola di Dio nel quadro liturgico della messa domenicale” ha dichiarato la stessa commissione*. Stiamo parlando della messa in duomo dello scorso 22 gennaio, preceduta dalla Lectio Divina della pastora battista Lidia Maggi su: “Abitare il conflitto. Marco 10. 32-45: quando anche i credenti sono risentiti”.

L’ospitalità reciproca cattolica-protestante si è espressa non solo nella partecipazione delle comunità di fedeli al culto e alla messa (lo stesso Derio Olivero ha predicato al tempio per la chiusura della SPUC, domenica 29 gennaio), ma anche nel canto. La corale della diocesi ha infatti intonato l’inno 217 dell’innario cristiano della tradizione protestante, il “Padre nostro” cantato (dall’innario di Freylinghausen del 1705). Pinerolo si rivela, ancora, come attivo laboratorio di ecumenismo. Proprio da Pinerolo, infatti, giungevano lo scorso giugno, per la prima volta in eurovisione, le immagini di una “quasi ospitalità eucaristica”.

Abbiamo intervistato Sabina Baral per farci raccontare le premesse, l’atmosfera e la direzione di questa sempre più stretta amicizia interconfessionale. Un “passo a due” che va oltre il consueto “scambio di pulpiti” e rappresenta un segno visibile di un rinnovato spirito ecumenico.

In che modo una donna laica di confessione valdese è arrivata a predicare nella cattedrale di Pinerolo?

Ho semplicemente risposto alla chiamata rivoltami da alcuni fratelli e sorelle della Chiesa valdese di Pinerolo, tra cui il pastore Mauro Pons, i quali mi hanno chiesto di lavorare in maniera corale alla preparazione di questo momento ecumenico importante, collocato all’interno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Ho vissuto questa predicazione come una testimonianza di fede viva e sentita. E sono contenta che il tutto abbia avuto luogo durante una messa, perché ai fratelli e alle sorelle cattolici mi legano occasioni di dialogo e di scambio profondi, che negli anni hanno rappresentato un nutrimento importante per la mia fede personale. Credo che oggi più che mai, come cristiani, siamo chiamati a valorizzare la dimensione della testimonianza.

Leggendo il suo sermone, un titolo possibile potrebbe essere “l’ottimismo della fede”. Si sente d’accordo? Ne suggerirebbe altri?

Parlerei di entusiasmo: la fede è un’avventura straordinaria da vivere con gioia e questa gioia non si può tacere. Il versetto su cui ho riflettuto di più nel mio sermone è “Esaminate ogni cosa e ritenete il bene” (I Tessalonicesi 5: 21). È un versetto che mi è caro da sempre perché rivela quanto la nostra intelligenza sia spesso inadeguata dinanzi alle molte sfumature dell’esistenza. Operare il discernimento, tenere le cose distinte con chiarezza è un’azione faticosa per il cuore e per la mente; ma è un esercizio quotidiano necessario. Insomma significa prendere seriamente e con responsabilità la realtà che ci sta di fronte, talvolta accettando di fare qualche passo indietro anziché di avanzare a tutti i costi, accogliendo l’ostacolo anziché scavalcarlo.

In una preghiera, è stato detto: “Dio si lascia trovare dovunque noi lo cerchiamo, qualunque sia il nome che gli diamo. Possa Dio darci il coraggio e la follia di perderci per strada e di seguire cose nuove e di accogliere angeli senza saperlo”. Quale significato hanno, per lei, queste parole?

Dio si lascia senza dubbio trovare dovunque noi lo cerchiamo perché, come scrive bene Paolo Ricca nel suo ultimo libro [Amore bacio fuoco – Le parole di Gesù, ndr], “Dio è già là dove stiamo andando”. Ci precede, è già all’opera quando noi non lo avvertiamo, non ci abbandona. Non credo invece si possa nominare Dio, che resta per me inafferrabile, non etichettabile, libero da qualunque nostra pretesa di definirlo, di ingabbiarlo. Dio è per me il totalmente altro che mi accoglie nella mia nudità di umana creatura.

Trovo molto bella la seconda parte della citazione di questa preghiera. Dio ci consente di perderci per strada e accogliere il nuovo nelle nostre vite perché la sua stessa Parola è trasformatrice, portatrice di quell’intelligenza del cuore che rinnova ogni giorno la nostra esistenza.

Quanto alla follia: nulla è più folle e contagioso del messaggio di Gesù di cui forse, oggi, non siamo più in grado di cogliere la radicalità, la potenza eversiva. Mentre io credo che dovremmo tornare a mettere Cristo al centro delle nostre vite senza addomesticare la sua follia, la pazzia del suo messaggio d’amore totale e gratuito.

Pinerolo, provincia di Torino, punto di accesso alle Valli valdesi. Un vescovo in cammino e in comunione con una realtà protestante che vive il suo essere “minoranza religiosa” sicuramente meno che in altri territori italiani, dove la presenza è ridottissima. Pinerolo, quindi, come “laboratorio ecumenico”. Quali sono secondo lei i punti di partenza e le mete future per l’ecumenismo, anche in vista dell’importante appuntamento, per i cattolici, del Sinodo dei vescovi e del cammino sinodale in corso?

Il punto di partenza imprescindibile è che la riconciliazione nasce dalla preghiera comune. Cosa facile a dirsi, ma affatto scontata nella pratica perché talvolta appare più semplice pregare per gli altri che insieme. I cristiani protestanti (ma anche quelli cattolici) si scontrano oggi con un’indifferenza generale in molte parti del mondo. La sfida è quella di riuscire ancora a essere presenza e lievito nelle diverse situazioni storiche e sociali in cui ci troviamo ad operare. Per fare questo serve molta umiltà, ma anche coraggio e passione. Come avrà capito io temo l’apatia, per me la vera nemica della fede.

*La Commissione per l’ecumenismo della chiesa evangelica valdese di Pinerolo è formata da Sabina Baral, Silvia Borgiattino, Mauro Pons, Roberto Prinzio e Paolo Zebelloni.