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Le valli valdesi in dialogo con realtà più ampie

L’ultimo libro di Bruna Peyrot* chiama in causa diverse tipologie di lettori che fin dal titolo si sentiranno coinvolti per diverse ragioni. Coinvolti per origine o per scelte esistenziali, per interessi materiali o competenze e funzioni. Di conseguenza dalla lettura emergono ricadute legate a una sorta di “montaggio”, che chiama in causa le mentalità di un posto, la classe di origine, il popolo, i luoghi, le élite, l’istruzione, i riferimenti culturali, le istituzioni, i percorsi di formazione, i grandi momenti collettivi, sociali, economici, imprenditoriali, ambientali riletti in ambito dottrinario, e anche di appartenenza. Tante nozioni che si riferiscono al passato e che sono giunte a noi per essere riesplorate e rilette.

A tutto questo non serve una coerenza esteriore per trovarvi un fine che inevitabilmente sfuggirebbe (anche a chi sia residente nelle valli valdesi); tuttavia, attraverso un ventaglio di intrecci strutturali che devono essere ripescati e messi in scena, possono giungere valutazioni di cui fare uso: un dizionario, una mappa per districarci là dove siamo. Indicazioni di orientamento e di ripartenza? Forse. L’autrice sembra avvertire però il pericolo di perdere di vista il disegno generale come simbolo di raccolta, nelle Valli, appunto, di una fede riformata.

Ho provato allora a leggere il libro con occhi diversi. Innanzitutto gli occhi di chi appartiene per origine a quel milieu; in secondo luogo quelli di chi, come me, è pastore in chiese sorte fuori dal perimetro qui analizzato. Infine con gli occhi di chi ha condiviso alcuni anni di responsabilità ecclesiastiche in un organismo di governo della chiesa. La mia non è stata quindi una lettura imparziale. Per alcuni versi coinvolgente e per altri, più soggettivi, necessariamente distaccata.

Ho trovato molte conferme. Ho trovato conferma, per esempio, al fatto che si tratti per alcuni versi di un territorio simile a quelli di altre vallate, a cui però si aggiunge una storia complessa e affascinante legata alla presenza valdese, che nella sua vicenda secolare riaffiora e rappresenta la storia religiosa e culturale dell’Europa moderna. Ma perché questa lettura sia foriera di stimoli, essa va condivisa in un confronto che rappresenti tra i lettori un tramite fra il passato e la contemporaneità, con domande che inevitabilmente ricadono sul nostro presente. Penso alla pratica di gruppi di lettrici nella città dove vivo, che animano e contagiano gli altri con le loro letture, condotte frequentando biblioteche pubbliche per leggere insieme. Alcune delle nostre biblioteche sono purtroppo troppo deserte.

Bruna Peyrot parte da tre assi portanti che costituiscono la specificità di queste Valli: l’appartenenza religiosa, la discriminazione politica e la stanzialità; e vi aggiunge la Resistenza e il dolore. Il libro aggancia ogni volta la storia, ne circoscrive degli aspetti e pone questioni che magari ci erano passate accanto e ora ci sono riproposte come in una grande tavola apparecchiata come si deve. Prendiamo uno dei capitoli: “Fra teologia e politica”. Il lettore viene informato su come sono andate alcune vicende e sulle loro conseguenze per il territorio e la sua stabilità: «colpì nel profondo la soggettività valdese; una ferita che si allargò sempre più (…) quando i contadini si fecero solo operai FIAT, obbligati a trasferirsi in città». La terra finiva di essere un bene condiviso.

Un passaggio epocale. Forse sta proprio qui la traccia in cui cercare le ragioni di un certo declino generale che si avverte nella trascuratezza per le strutture che appartengono a tutti, con conseguenze “punitive” come la perdita della linea ferroviaria e di alcuni presidi sanitari.

Una realtà, quella valdese, erede di quelle ispirazioni degli eretici poi mescolatesi a quelle della Riforma; una realtà dai confini tra chiesa e popolo talmente labili, che a volte si trova addosso la responsabilità di ostacolare processi profetici o semplicemente innovativi, avvertiti dalla chiesa ma assai lontani dal popolo (si pensi al dibattito su fede e politica, alle polemiche sull’albero di Natale o sul falò, e il costume valdese) sottovalutandone la portata aggregativa perché la storia valdese «non è solo storia da indagare scientificamente, è un universo narrativo che funziona da serbatoio di forza spirituale». Vale, secondo noi, nella sua capacità di raggiungere realtà lontane geograficamente che appartengono di diritto alla comunione fra chiese evangeliche e di tanti altri e altre che si sentono di condividere uno spazio più ampio di quello che rappresentiamo.

Mi pare che perciò il libro rappresenti anche il punto di arrivo di un lungo e complesso studio che ha accompagnato tutta la ricerca di Bruna Peyrot (ricerca a cui non sempre si è rivolta attenzione come si sarebbe potuto nei nostri ambienti) attraverso l’indagine sulla memoria, sui processi di evoluzione democratica in Europa ma anche in America Latina. Un filo rosso che l’autrice conduce dalle (Giunti 1997 – Claudiana 2019) passando per Il matto della Resistenza (Claudiana 2012) fino alle Istruzioni di Gianavello (2019), o attraverso biografie che parlano di storie delle coscienze, nei gesti, nei drammi vissuti, subiti. Una scrittura che si è messa all’ascolto di altri saperi per riportarli nel nostro mondo.
Il coinvolgimento dei lettori è allora necessario: dalle persone impegnate nelle comunità ai catecumeni dell’ultimo anno; ma il libro è anche da suggerire a osservatori esterni e ancora a comunicatori che popolano l’area dei social; senza tralasciare quegli altri che ancora, ostinatamente, fanno uso di matite ed evidenziatori per porre, accanto alla pagina, punti interrogativi, rimandi ad altre letture presenti in gran numero nelle note a piè di pagina. La ricerca potrà e dovrà proseguire: questo testo è un punto del quale tener conto, se si vuole seriamente ragionare sulle valli valdesi – e Bruna Peyrot sembra dirci che il tema è di una certa urgenza.

* Bruna Peyrot, «Essere terra». Le Valli valdesi tra storia, teologia, politica e cultura. Torino, Claudiana, 2022, pp. 101, euro 10,00.

Foto di Sara E. Tourn