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I Colloqui di Camaldoli un segno di speranza

Sia per l’ebraismo che per il cristianesimo il tema della comunità è fondamentale. Infatti in entrambe le tradizioni, a partire dal medesimo fondamento biblico, il rapporto con Dio non ha mai una dimensione unicamente individuale, ma sempre passa attraverso la mediazione di un popolo, una comunità.

Ha-Shem stringe il suo patto con un popolo, dona la sua Torah a Israele, lo libera, lo salva, lo conduce alla Terra della sua Promessa. Ugualmente nella tradizione cristiana, che ha le sue radici nel medesimo racconto biblico, i discepoli di Yeshua-Gesù sono una «ekklesia», una comunità convocata.

Certo il rapporto con Dio ha anche una dimensione personale, ma non è possibile prescindere da quella comunitaria. Questa dimensione essenzialmente comunitaria dell’ebraismo e del cristianesimo ha delle conseguenze sulle pratiche religiose, sulla liturgia, sulle indicazioni morali. Basta leggere le norme contenute nella Torah per vedere come in esse il soggetto principale a cui Ha-Shem si rivolge è la comunità.

Questo tema costituisce una sfida per entrambe le tradizioni, soprattutto a partire da nuove provocazioni che vengono dalla società. In un mondo segnato sempre più dall’individualismo, che cosa significa rileggere la dimensione comunitaria dell’ebraismo e del cristianesimo? Quali sono le sfide più urgenti? Il Colloquio Ebraico Cristiano di quest’anno vuole provare ad approfondire questo tema.

Il titolo dell’incontro in corso dal 7 dicembre fino all’11 all’eremo di Camaldoli è dunque “La Comunità. Identità, leadership, processi decisionali”.

Come racconta il portale Moked a raggiungere l’eremo toscano che da vari decenni fa da sfondo a questa occasione di incontro e dialogo oltre 150 persone provenienti da tutta Italia, tra cui un significativo gruppo di giovani. Una sfida per entrambe le tradizioni, si sottolinea.

Soprattutto «a partire dalle nuove provocazioni che vengono dalla società», tra cui l’affermarsi di un crescente individualismo. Tra gli ospiti che animeranno il confronto rappresentanti di istituzioni, del mondo accademico e della leadership religiosa. Al centro un assunto: «Sia per l’ebraismo che per il cristianesimo il tema della comunità è fondamentale». D’altronde, si fa notare, «in entrambe le tradizioni, a partire dal medesimo fondamento biblico, il rapporto con Dio non ha mai una dimensione unicamente individuale, ma sempre passa attraverso la mediazione di un popolo, una comunità».

L’iniziativa si è aperta mercoledì sera con una prolusione di Massimo Giuliani sul tema “Modelli di comunità nel mondo ebraico”, insieme ai saluti del monaco di Camaldoli Matteo Ferrari e a quelli del direttore dell’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Cei, la Conferenza episcopale italiana, Giuliano Savina. I lavori sono poi ripresi ieri con al tavolo tra gli altri Alexander Rofè, emerito biblista dell’Università ebraica di Gerusalemme. Da bambino, vittima delle leggi razziste, aveva dovuto lasciare la Toscana e l’Italia.

Ieri pomeriggio è intervenuto anche il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, pastore Daniele Garrone,  mentre domattina 10 dicembre a parlare di sinodalità della Chiesa vaaldese è stata invitata la pastora Ilenya Goss