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La Cei promette un cambio di passo sulla lotta agli abusi. I comitati delle vittime: «Non basta»

Un «dovere» secondo la Chiesa cattolica, un «passo troppo timido» secondo le vittime: la Conferenza episcopale italiana (Cei) ha annunciato venerdì 27 maggio l’avvio di uno studio sulle violenze sessuali su minori e persone vulnerabili all’interno della chiesa negli ultimi 20 anni, anche e soprattutto a seguito delle pressioni delle associazioni delle vittime, le quali continuano a chiedere un’indagine indipendente. «È nostro dovere di fronte a tanta sofferenza», ha dichiarato in una conferenza stampa Matteo Zuppi, nominato martedì scorso da papa Francesco a capo dei vescovi della penisola.

In un comunicato finale emesso al termine della sua assemblea generale a Roma, la Cei promette che questo «studio sarà realizzato con la collaborazione di istituti di ricerca indipendenti», per «arrivare a una conoscenza più approfondita e oggettiva» delle aggressioni presunte o confermate commesse da religiosi in Italia tra il 2000 e il 2021. Utilizzerà i dati forniti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, l’istituzione vaticana responsabile, tra le altre cose, delle questioni relative alle violenze sessuali all’interno della Chiesa cattolica. «Ciò consentirà di migliorare le misure di prevenzione e controllo, nonché di accompagnare le vittime e i sopravvissuti con una migliore conoscenza», ha dichiarato la Cei.

Inoltre, la Conferenza episcopale si impegna ad aumentare il numero dei centri di ascolto nelle diocesi – attualmente dislocati in circa il 70% del Paese – e a produrre un primo rapporto nazionale sui casi segnalati negli ultimi due anni. 

Questi annunci hanno deluso le associazioni delle vittime. Francesco Zanardi, vittima di un sacerdote e fondatore della principale associazione di vittime, Rete L’Abuso, ha dichiarato alla stampa che è «discriminatorio» studiare i casi solo dal 2000 in poi, «il che esclude molti casi, compreso il mio. È noto quanto possa essere lungo il tempo di elaborazione della violenza subita, anche decenni». Le associazioni, che a febbraio hanno lanciato un’importante campagna di sensibilizzazione sul tema, chiedono un’ampia indagine indipendente, «condotta da professionisti imparziali e di alto livello», in un Paese a maggioranza cattolica dove la Chiesa mantiene una grande influenza.

Il 23 maggio scorso, associazioni, avvocati e giornalisti riuniti nel movimento “ItalyChurchToo”  hanno pubblicato una lettera aperta in tal senso, sottolineando il ritardo del Paese rispetto ad alcuni suoi vicini, come la Francia, dove una commissione d’inchiesta ha stimato che 216.000 bambini e adolescenti sono stati vittime di chierici e religiosi dal 1950 a oggi. «L’Italia è il Paese più arretrato in questo ambito. Quello che chiediamo al nuovo presidente è il coraggio di mettere in atto misure radicali, non di facciata», ha dichiarato venerdì all’Afp Ludovica Eugenio, giornalista italiana e componente della rete ItalyChurchToo.

A suo avviso, un rapporto di 20 anni «non risolverà i problemi perché non va al fondo delle cose. È come costruire una casa dal terzo piano, senza fondamenta. Senza prevenzione, senza giustizia e senza verità, non porterà a nulla». In un’intervista rilasciata venerdì sempre all’Afp, Francesco Zanardi ha anche deplorato il «problema dello Stato italiano» e «i difetti» del sistema legislativo, che «non riesce a intervenire», affermando che «ognuno deve fare la sua parte».

Durante l’assemblea, il cardinale americano Sean O’Malley, presidente della Pontificia commissione per la Tutela dei Minori, ha invitato i vescovi a «impegnarsi» per combattere questo flagello. «La realtà è che saremo giudicati in base alla nostra risposta alla crisi degli abusi nella Chiesa», ha detto. Alla fine di aprile, ilpPapa ha chiesto alla commissione di redigere un rapporto annuale sulla lotta contro le violenze sessuali e gli stupri commessi da chierici, chiedendo un «nuovo inizio» perché «c’è ancora molto da fare».

 

Foto di Jorge Valenzuela A