1599px-judge_ketanji_brown_jackson_-_wikimedia_commons

USA. Prima donna afroamericana nominata alla Corte Suprema

Il Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti (NccUsa) ha elogiato il Senato degli Stati Uniti per aver confermato la giudice Ketanji Brown Jackson alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Brown Jackson sarà la prima donna afroamericana a far parte della Corte Suprema (la terza persona afroamericana e la sesta donna a essere nominata nella storia della Corte), nonché la prima giudice negli ultimi trent’anni ad aver lavorato soprattutto come avvocata d’ufficio prima di intraprendere la carriera da giudice.

Dal 2018, quando è stato avviato l’«A.C.T. adesso per fermare il razzismo», il NccUsa si è impegnato a estirpare il radicato razzismo che attanaglia gli Stati Uniti e impedisce di vedere l’uguaglianza tra gli esseri umani. In una nota diffusa a seguito della nomina della giudice Jackson, il Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti ha sostenuto che promuovere la presenza di afroamericani tra i banchi della Corte aumenta la fiducia nei tribunali e garantisce che tutti siano rappresentati con equità nel processo decisionale giudiziario.

«Mentre il Consiglio Nazionale delle Chiese continua il suo lavoro per porre fine al razzismo e per promuovere i diritti civili, diamo il benvenuto al giudice Jackson alla Corte Suprema. Con le sue innegabili credenziali, sappiamo che porterà la saggezza e l’esperienza necessarie in questo momento nella nostra nazione. Oggi è un giorno speciale per celebrare la nostra diversità mentre lavoriamo per diventare l’amata comunità che immaginiamo», ha dichiarato la vescova Teresa Jefferson-Snorton, presidente del consiglio di amministrazione del NccUsa, e presidente del quinto distretto della Chiesa episcopale metodista cristiana.

Ketanji Brown Jackson è nata 51 anni fa a Washington, D.C., ed è cresciuta a Miami, in Florida. I suoi genitori hanno frequentato scuole primarie segregate, poi college e università storicamente neri. Entrambi hanno iniziato la loro carriera come insegnanti di scuole pubbliche e sono diventati leader e amministratori nel Miami-Dade Public School System. 

La Jackson viene da una lunga carriera come avvocata e giudice e fa parte dell’organo direttivo della prestigiosa università di Harvard, in cui si laureò cum laude nel 1996. Finora sedeva nella Corte di appello federale di Washington D.C., a cui era stata indicata dall’amministrazione di Joe Biden circa un anno fa. All’epoca la sua nomina venne approvata con 13 voti favorevoli e 9 contrari dalla commissione Giustizia del Senato, e in definitiva da 53 voti favorevoli dell’aula.

La strada verso la nomina alla Corte Suprema non è stata facile. I Repubblicani hanno cercato in tutti i modi di rallentare il processo di conferma, attaccando la Jackson – durante le audizioni – con domande in cui era rintracciabile del sottile razzismo. Alla fine, però la nomina è arrivata anche grazie all’appoggio di tre senatori repubblicani che hanno votato insieme ai democratici: alla fine i voti favorevoli sono stati 53, contro 47 contrari. Sebbene la nomina della giudice Jackson non influirà nel concreto sull’orientamento politico della Corte (con lei, i giudici che possono essere definiti progressisti sono soltanto tre, contro i 6 conservatori, espressi dai Repubblicani), essa rappresenta pur sempre una decisione storica. A lodarla è stata anche la NAACP (Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore, tra le prime e più influenti organizzazioni per i diritti civili negli USA, ndr.), elogiando la Jackson per aver superato gli “attacchi razzisti” durante il processo di conferma. «Il voto per confermare il giudice Ketanji Brown Jackson alla Corte Suprema è di enormi conseguenze per la nostra nazione e per la storia. Dopo settimane e settimane di attacchi razzisti, misogini e sconvolgenti, non vediamo l’ora di chiamarla finalmente Justice Jackson», ha dichiarato il presidente della NAACP, Derrick Johnson in una nota.