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Essere chiesa insieme, un’aspirazione che non finisce

Quarto e ultimo appuntamento zoom lungo il processo di avvicinamento alla Assemblea/Sinodo battista, valdese e metodista, del prossimo agosto. Dopo gli incontri del novembre 2020 (a cent’anni dal Primo Congresso evangelico italiano del 1920) e quelli dell’aprile e ottobre 2021 dedicati rispettivamente a collaborazione territoriale e formazione, quest’ultimo appuntamento si è svolto sabato 2 aprile sul tema delle chiese internazionali e di «Essere chiesa insieme».

Con il supporto tecnico di Confronti e di Claudio Paravati, il gruppo organizzatore che fa capo ai tre esecutivi ha impostato l’incontro con un’introduzione a cura del pastore Alessandro Spanu e un successivo, ampio momento di lavoro in sei gruppi, utilizzando altrettante “stanze” virtuali che affrontavano dei “sottotemi” tutti carichi di risvolti inerenti al lavoro pratico delle chiese: Cura pastorale; Evangelizzazione e impegno sociale; Tempo di lavoro e tempo per la chiesa; Gerarchia e democrazia; Culto; Strutture intermedie.

Il lavoro comune delle chiese bmv – ha detto Spanu aprendo l’incontro – ha una base “intenzionale”: è una relazione voluta, non è solo necessaria per ovviare a carenze logistiche dell’una o dell’altra chiesa. Così la vocazione missionaria delle nostre chiese può ampliarsi: «l’ampiezza della chiesa di Cristo, sovrabbondante rispetto a ciascuna chiesa e denominazione, sprona le chiese stesse a “cercarsi” e a stabilire sempre nuovi piani di collaborazione». Il pastore Ciaccio ha aggiunto che, al di là del rapporto fra chiese battiste, metodiste e valdesi, «il discorso si allarga, e quindi si può guardare alla caratteristica di pluralità che è tipica della chiesa cristiana fin dalle sue origini. Infatti la chiesa di Gesù Cristo è una, ma questa unità è reclamata a sé da Gesù stesso, non siamo noi a poterla determinare. Cristo non sceglie un solo profeta, bensì dodici apostoli. Lo scandalo non è la pluralità, ma la divisione che si manifesta allorquando si pensa di anteporre la signoria di questa o quella chiesa alla vera unica signoria, che è quella di Cristo». Insomma, pluralismo non è individualismo, come invece vari stimoli culturali sembrano oggi suggerire. Così avviene che le persone nuove che si avvicinano a una comunità locale di qualunque delle tre denominazioni scoprono proprio una mescolanza che è ricchezza, al di là delle singole denominazioni.

L’incontro ha coinvolto quasi 150 persone e che in questo caso ha previsto anche la traduzione in inglese per i momenti comuni, a cura di Riforma. Si può solo accennare al fatto che, trasversalmente, molti discorsi nei gruppi hanno fatto riferimento a come la pandemia abbia influenzato, nel bene e nel male, le linee di lavoro delle chiese; al fatto che i tempi di vita delle chiese stesse non tengono conto sufficientemente delle loro componenti sociali (molti immigrati e immigrate svolgono lavori incompatibili con i tempi dei culti e altre attività), discorso che vale anche rispetto ai giovani; così come in generale la riorganizzazione delle attività di chiesa deve partire da una diversa articolazione dei rapporti fra spazi e tempi. Si è visto come si debbano cercare sempre nuove strade per armonizzare l’evangelizzazione e l’impegno sociale, anche e soprattutto nella diaconia (serve per questo essere sempre pronti a dare spiegazione della nostra speranza); come l’articolazione in forme diverse di gerarchia (se ne è parlato nel gruppo seguito da Mirella Manocchio e Richard Kofi Ampofo) vada vissuto sempre e comunque intendendo l’organizzazione come parte della testimonianza (con un’immagine: la Bibbia e anche i regolamenti…), permettendo a chiunque di esprimere i propri doni. Quanto al culto, il cammino “Essere chiesa insieme” è irreversibile, anche se è un “irreversibile” inteso come tendenza, aspirazione, che non finisce mai di aprirsi al nuovo; d’altra parte la liturgia porta con sé le “sicurezze” delle abitudini consolidate: occorre però che queste non esauriscano la curiosità di ognuno e ognuna.

Ovviamente da tutti questi temi si può solo ripartire: sarebbe stato impossibile riaprire la discussione in plenaria, ma questo è il compito su cui lavoreranno le chiese localmente, prima e dopo la prossima scadenza assembleare comune.