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Turchia. Quasi 200 protestanti espulsi dal Paese dal 2018

I cristiani protestanti in Turchia devono fra fronte a un aumento dei discorsi di odio nei loro confronti nel corso del 2021, insieme a continui problemi legati al riconoscimento del loro status giuridico, alla gestione dei luoghi di culto e alla possibilità di formare i propri operatori religiosi. È quanto rivela un rapporto dell’Associazione delle chiese protestanti turche che riunisce l’ampio spettro delle comunità protestanti della Turchia (186 chiese fra chiese e organizzazioni).

A causa dei requisiti richiesti per il riconoscimento legale della propria esistenza, le chiese protestanti istituiscono principalmente associazioni o fondazioni religiose, o quelle nuove si affiliano a quelle già esistenti, per poter operare. Tuttavia, anche con queste registrazioni, non sono ancora accettate come chiesa o luogo di culto. Di conseguenza, la comunità cristiana protestante ha difficoltà a mantenere un luogo di riunione.

Poiché la maggioranza della comunità protestante è composta da nuovi credenti che non fa parte di un gruppo storico, culturale e religioso cristiano, è limitato il numero di chiese disponibili. Delle 186 chiese e organizzazioni, 120 si riuniscono in una struttura in affitto, in una casa o in un ufficio. Solo 11 si incontrano in una chiesa tradizionale, storica. In un caso, la fondazione della chiesa armena protestante di Diyarbakir è stata costretta a consegnare l’edificio della loro chiesa alla Direzione generale delle fondazioni nel febbraio 2021 riconvertita a  biblioteca.

L’Associazione per le chiese protestanti ha poi riferito che, sebbene il numero di espulsioni di lavoratori religiosi stranieri sia diminuito nel 2021, la comunità non riceve ancora alcun sostegno per formare i propri leader religiosi a livello nazionale. Nel 2019, 35 lavoratori religiosi stranieri sono stati espulsi, seguiti da 30 nel 2020 e 13 nel 2021. In totale, la Turchia ha espulso 185 stranieri, compresi coniugi e figli, dal 2019 a causa del loro coinvolgimento nelle chiese locali.

Nell’agosto 2018, l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha imposto sanzioni ad Ankara per il suo rifiuto di liberare il pastore Andrew Brunson, originario del North Carolina, che aveva servito una piccola congregazione protestante nella città occidentale turca di Izmir per più di due decenni. La mossa ha mandato in tilt la lira turca, e Brunson è stato finalmente rilasciato nell’ottobre 2018 dopo due anni dietro le sbarre con dubbie accuse di terrorismo, compresi presunti legami con gli autori del fallito colpo di stato del luglio 2016. Il suo rilascio è stato seguito da quella che sembra essere una spinta sistematica per epurare i missionari protestanti stranieri in Turchia.

Le deportazioni hanno messo l’intera comunità protestante sotto pressione e stress emotivo. «Molte di queste persone [straniere] hanno vissuto nel nostro paese per molti anni, insieme alle loro famiglie. Non hanno precedenti penali o non hanno affrontato alcuna indagine o condanna», ha detto Soner Tufan, portavoce dell’associazione delle chiese protestanti turche. «Quando a un membro della famiglia viene impedito di entrare nel paese senza permesso, l’unità della famiglia e tutti i membri della famiglia affrontano un grande caos», ha aggiunto.

Un altro importante impatto negativo è legato alla formazione del clero protestante. «Le leggi esistenti in Turchia non hanno permesso di formare il clero cristiano o di aprire scuole per l’educazione religiosa dei membri della comunità, anche se il diritto di formare il clero è un perno della libertà di fede», ha aggiunto Tufan.

La comunità protestante, ha spiegato ancora il portavoce, ha fatto molto affidamento sulle relazioni maestro-apprendista, tenendo seminari in casa, inviando studenti alla formazione all’estero e ricevendo aiuto dal clero straniero. «A causa delle espulsioni, molte congregazioni sono ora in una situazione molto difficile. Il bisogno di pastori sta aumentando».

A differenza della comunità ebriaca, dei greci ortodossi e degli armeni, ai protestanti non è stato accordato lo status di minoranza formale con il trattato di Losanna del 1923 che ha gettato le basi della Turchia moderna. La comunità protestante ha a lungo affrontato pressioni, con i missionari spesso associati allo spionaggio, anche se la legge turca non vieta il proselitismo. Che la pressione si sia ora intensificata fino a vere e proprie espulsioni è un segnale allarmante per quanto riguarda le libertà religiose dei non musulmani nel paese.

 
Foto di Mostafameraji