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La chiamata di Dio

«Tornate, figli traviati, io vi guarirò dai vostri traviamenti!»
«Eccoci, noi veniamo da te, perché tu sei il Signore, il nostro Dio»
Geremia 3, 22

Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime
I Pietro 2, 25

Dio chiama. Dio non si stanca di chiamare questa umanità che invece così spesso dimentica di ascoltare la voce del suo Signore. Non si è stancato di chiamare e di sostenere Adamo ed Eva che pure avevano cercato di fare a meno del loro Creatore. Non si è stancato di chiamare l’umanità disubbidiente del diluvio rivolgendosi in particolare a Noè perché la propria voce potesse comunque giungere all’intero creato. E non si stanca di chiamare l’umanità ugualmente recalcitrante a riconoscere il suo Signore ai tempi di Geremia. Dio chiama facendo conoscere agli esseri umani la distanza che si è creata con lui e in questa chiamata c’è già la forza per superare questa distanza altrimenti insuperabile.

Che effetto ha la chiamata di Dio? Nel versetto odierno che Geremia ci offre, essa raggiunge l’obiettivo; l’umanità, i figli e le figlie di Dio rispondono a questa chiamata e vale la pena soffermarsi un istante sulla loro risposta.

“Eccoci, noi veniamo da te…”. Dunque, chi ascolta risponde all’appello di chi parla e non vi risponde in teoria, ma mettendo in pratica ciò che l’appello porta con sé: avvicinarsi, approfittare dell’invito, sapendo che il Dio che chiama e anche il Dio che dà la mano affinché chi lo cerca abbia la forza di raggiungerlo.

“…perché tu sei il Signore, il nostro Dio”. Dall’avvicinarsi a Dio possono nascere molte cose, ma qui ci si sofferma su quella principale: la confessione di fede. Noi non ci avviciniamo a Dio e solo allora possiamo confessare la fede in lui, ma per grazia scopriamo che il Signore, il nostro Dio si fa conoscere mostrandoci di aver già colmato la distanza fra Lui e noi, di aver già scelto di essere il Dio vicino a chi ama sempre e in ogni momento.