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Il bene della città

Nei giorni che porteranno l’Italia ad avere un nuovo o una nuova presidente, vengono in mente le richieste che vorremmo porre alle persone candidabili, gli impegni che vorremmo prendesse questa persona. Alcune si baseranno sulla preparazione, su capacità e competenze; altre sono attinenti alla statura morale della persona, alla sua capacità di interpretare le aspirazioni di un popolo e di dar loro corpo sollecitando il Parlamento e le altre Istituzioni a realizzarli.

Il profeta Geremia, in un’indicazione che ci è familiare, ci esorta a cercare «il bene della città» (9, 7). Ma dovremmo fare attenzione a un elemento che a volte trascuriamo. Geremia non dice: i vostri governanti cerchino il bene della città. Dice proprio, a tutti e tutte: «Cercate». Voi, non solo le Istituzioni.

Allora, la grande attenzione che vorremmo dal o dalla presidente è la stessa che dobbiamo prestare noi, al fatto, per esempio, che non si può morire di lavoro, tantomeno a 18 anni; che non si può morire per affogamento mentre si scappa da qualche inferno terreno, sradicati da casa; la pandemia ci sta insegnando, poi, che la libertà individuale non può andare a scapito di quella degli altri e altre, la libertà non è egoismo. E ci sta insegnando che sarà bene non udire più slogan del tipo «meno Stato»: dove la gestione territoriale della sanità ha ancora una sua struttura più o meno solida, le possibilità di sopravvivere aumentano.

Ognuno, e ognuna, non solo il presidente, dobbiamo essere consapevoli del nostro modo di stare in una società. Lo diceva bene Edmondo De Amicis, nel celebrato (e vituperato) Cuore, a cui uno scrittore di oggi, Marcello Fois, ha dedicato pochi mesi fa un bel commento. Il padre del protagonista scrive una lettera al figlio scolaro, e gli ricorda l’importanza, per la sua maturazione, di questa consapevolezza: «… studia la città dove vivi; se domani tu ne fossi sbalestrato lontano, saresti lieto d’averla presente bene alla memoria, di poterla ripercorrere tutta col pensiero (…) dove hai fatto i primi passi al fianco di tua madre, provato le prime commozioni, aperto la mente alle prime idee, trovato i primi amici. Essa (…) t’ha istruito, dilettato, protetto. Studiala nelle sue strade e nella sua gente, – ed amala – e quando la senti ingiuriare, difendila». Ecco, questi sono atteggiamenti che dovremmo saper tenere noi, e che sicuramente saranno tenuti presenti da chi risiederà al Quirinale, perché possa essere presidente di coloro che sono sul suolo del nostro Paese.

 

Foto di Enzo Abramo via Flickr