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Cinque anni dall’accordo di pace in Colombia: attraversare il dolore e il risentimento fino a raggiungere il perdono

La comunità internazionale che accompagna il processo di pace in Colombia attraverso il Dialogo Interecclesiale per la Pace (DiPaz) è stata presente attraverso una visita pastorale nel Paese latino-americano, per ascoltare e conoscere in prima persona le testimonianze, le riflessioni e le esigenze delle persone coinvolte nelle iniziative. Una rappresentanza si è diretta nella regione di Urabá, accompagnata da Luis Fernando Restrepo della Chiesa Presbiteriana della Colombia e Yuris Contreras di DiPaz. L’altro gruppo ha visitato Cali e Caldono, accompagnato dal pastore Luis Caviedes della chiesa metodista colombiana. La visita, nel quinto anniversario dell’accordo di pace, cerca di dimostrare il sostegno e l’interesse internazionale in tale processo.

La visita, organizzata dal Gruppo ecumenico internazionale di accompagnamento alla ricerca della pace e guidata da DiPaz in Colombia, ha coinvolto rappresentanti delle chiese e delle organizzazioni ecumeniche internazionali impegnate negli ultimi anni di accompagnamento e solidarietà nella ricerca della pace in Colombia. Tra costoro: Tomás Barolin dell’ Iglesia Valdense, la Chiesa valdese del Rio de la Plata; Chris Ferguson, ex segretario della Comunione mondiale di chiese riformate; Alex Maldonado e Xiomara Citrón – Ministeri globali dei discepoli di Cristo e delle Chiese unite degli Stati Uniti e del Canada; Darío Barolin e Josué Charbonnier dell’Aipral, l’Alleanza delle chiese protestanti dell’America Latina e a loro volta membri del ramo sudamericano della Chiesa valdese; Ryan Smith del Consiglio ecumenico delle chiese.

Il gruppo ha partecipato venerdì 26 novembre al Festival Interculturale per la Pace e la Riconciliazione, a Caldono. È stata visitata una cooperativa di ex combattenti che integra le attività della comunità e produce nell’area dove c’è un’importante comunità indigena. Ad accogliere gli ospiti pannelli di riflessione, esposizioni di prodotti, atti formali e danze indigene e popolari della regione del Cauca. 

Intanto ad Urabá, sempre venerdì, la visita internazionale è stata ricevuta dalla comunità presbiteriana della Chiesa del Principe della Pace nel villaggio di Pueblo Bello. Il 14 gennaio 1990, i paramilitari delle Forze di autodifesa unite della Colombia hanno rapito e ucciso 43 residenti del distretto, in una delle diverse occasioni in cui combattenti delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) e paramilitari hanno violato la città. Nella chiesa presbiteriana  ci fu una vittima, a seguito dell’ingresso di persone armate nel tempio durante una funzione e al rapimento di dieci fedeli. Intanto Enaida Gonzalez ha raccontato del processo di riconciliazione promosso da DiPaz nella regione, e ha narrato la sua personale esperienza di incontro e dialogo con l’ex combattente che ha dato l’ordine di assassinare suo fratello in chiesa. Passare dal dolore e dal risentimento al poter esprimere di persona il perdono è stata una delle difficoltà che hanno ovviamente incontrato alcune delle vittime che hanno partecipato ai processi di riconciliazione, ma la donna è grata che con la forza di Dio, questo gesto le abbia portato pace nella vita. Il professor Eder Arrieta, è un sopravvissuto alla violenza e sottolinea come nessuno abbia mai lasciato la città nonostante sia stato un obiettivo costante di azioni armate.

Le accorate testimonianze di coloro che sono state vittime di violenza rivelano la necessità di continuare a sostenere i processi di lutto e riparazione sia verso singoli che verso le comunità nel suo insieme, attraverso le organizzazioni sociali che la strutturano.

Il 23 giugno 2016, dopo quattro anni di negoziazioni e 50 anni di ostilità, il governo colombiano e la delegazione delle Farc, raggiunta una sintesi su tutti i punti in discussione, hanno stipulato a L’Havana un accordo definitivo per la cessazione delle ostilità, in presenza del presidente cubano Raul Castro e del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.
Dopo alcuni altri mesi di negoziati, raggiunta una sintesi su tutti i punti in discussione, il 26 settembre venivano firmati gli Accordi dell’Avana. La loro approvazione definitiva è però subordinata al risultato di un referendum da tenersi pochi giorni dopo, il 2 ottobre, il cui esito è però negativo, seppure di risicata misura. Si apre un nuovo tavolo di negoziazione che giunge finalmente al 24 novembre 2016 ad un accordo accettato anche dai contrari al primo trattato.