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Stati Uniti, la protezione della libertà religiosa è rimasta sulla carta

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a più riprese durante il suo mandato ha promesso di rendere la protezione della libertà religiosa una delle priorità della sua amministrazione. Un rapporto rivela in realtà il drastico calo del numero di cristiani perseguitati che hanno beneficiato del programma di reinsediamento americano dei rifugiati.

Per anni, Donald Trump e i responsabili della sua ammirazione hanno affermato di fare della protezione della libertà religiosa all’estero – compresi i cristiani perseguitati per la loro fede – uno degli obiettivi chiave della politica estera. 

«Il numero di cristiani perseguitati che possono beneficiare della protezione attraverso il programma di reinsediamento dei rifugiati degli Stati Uniti e l’applicazione delle leggi sull’asilo è stato ulteriormente ridotto», si legge nel documento. Intitolato “Porte chiuse: pi cristiani perseguitati e i processi di reinsediamento e di asilo negli Stati Uniti”, il rapporto è stato preparato da World Relief e Open Doors USA – due organizzazioni che lavorano su questioni relative all’immigrazione e alla persecuzione religiosa.

Le loro conclusioni si concentrano sui drastici tagli dell’amministrazione Trump al programma di reinsediamento dei rifugiati sul suolo americano, che è stato a lungo condotto negli anni in stretta collaborazione con diverse organizzazioni religiose. Secondo il rapporto, il numero di cristiani perseguitati reinsediati negli Stati Uniti è diminuito del 90% dal 2015.

Nell’ultimo anno di mandato dell’ex presidente Barack Obama, il limite annuale di reinsediamento dei rifugiati è stato fissato a 110.000 persone. Quel numero è stato ridotto a 45.000 subito dopo che Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca. Da allora è stato costantemente ridotto: nel 2020, il limite è stato fissato a 18.000, il più basso nella storia del programma.

Questi tagli sono stati ampiamente contestati da pressochè tutte le chiese americane e le voci sulla riduzione del programma di reinsediamento hanno attirato la reazione anche da parte di alcuni legislatori repubblicani come il senatore James Lankford. «Gli Stati Uniti hanno una lunga tradizione di accoglienza di rifugiati, che passano attraverso i canali di ammissione appropriati per fuggire dalla persecuzione», ha twittato nel 2019.

I cambi dei sistemi di protezione hanno anche portato a un forte calo del numero di cristiani perseguitati ammessi nel paese come rifugiati, nonostante anni di pressioni sulla questione da parte dei sostenitori cristiani conservatori di Trump, primo fra tutti l’evangelista Franklin Graham.

Secondo il documento, gli Stati Uniti hanno reinsediato 18.462 cristiani nel 2015 da paesi in cui si trovavano a rischio anche a causa del loro Credo. Quel numero è sceso a 4.112 nel 2018, prima di salire leggermente a 5.787 nel 2019. L’amministrazione ha finora reinsediato solo 946 cristiani perseguitati nel 2020, in parte a causa delle complicazioni della pandemia globale di coronavirus.

Tim Breene, amministratore delegato di World Relief, sottolinea che il problema non riguarda solo i cristiani. Si è  a sua volta ridotto drasticamente il numero di minoranze religiose di altre fedi che hanno potuto usufruire del reinsediamento, afferma, compresi molti che affrontano persecuzioni sistemiche. 

Il rapporto invita il governo degli Stati Uniti a tornare a «almeno un limite storicamente normale» per il reinsediamento dei rifugiati, di almeno 95.000 unità all’anno, come raccomandato dalla Commissione americana sulla libertà religiosa internazionale nel 2019. Inoltre, gli autori chiedono all’amministrazione Trump di respingere le modifiche proposte ai sistemi di immigrazione esistenti, il che renderebbe ancora più difficile ottenere l’asilo negli Stati Uniti.

Il documento sfida implicitamente la promessa di Donald Trump fatta nel 2017 per aiutare i cristiani perseguitati. Alla domanda sulla questione da parte della Christian Broadcasting Network, il presidente degli Stati Uniti aveva dichiarato che la sua amministrazione avrebbe reso prioritaria la risposta ai cristiani in fuga dalle persecuzioni in Siria. 

David Curry e Tim Breene hanno anche ricordato casi in cui la sua amministrazione ha preso alcune misure per aiutare le minoranze religiose perseguitate. Il vicepresidente Mike Pence, ad esempio, è intervenuto personalmente per stanziare fondi dall’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale per migliorare le condizioni di vita delle minoranze religiose nel nord dell’Iraq. Questa misura fa parte di una strategia più ampia per migliorare la situazione dei cristiani perseguitati in cui vivono, piuttosto che dare la priorità al reinsediamento dei rifugiati. Una soluzione all’ungherese potremmo dire, perché già attuata da alcuni anni dal presidente Viktor Orban , che ha creato un apposito sottosegretariato a ciò dedicato, ed è stata imitata dal governo Conte 1 che nella legge di bilancio 2019 ha inserito 2 milioni all’anno per il 2019 e 2020 e 4 milioni per il 2021 destinati a interventi di sostegno a minoranze cristiane perseguitate. Aiuti a casa loro insomma, ma selettivi sulla base della religione.