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L’uguaglianza davanti a Dio

Sono un americano impegnato. Amo il mio paese e ciò che rappresenta nei suoi momenti più luminosi e nelle incredibili opportunità che esso offre a milioni di persone. Ma guardo con preoccupazione al fatto che l’America debba affrontare contemporaneamente molte sfide difficili. Le sfide sanitarie, economiche, sociali e politiche convergono tutte a creare un momento di scelta. Ma esattamente tra che cosa è posta la scelta? Tra lo stesso vecchio contratto sociale rotto o una versione riformata di esso. Il contratto sociale americano si basava principalmente sull’idea di Locke della proprietà privata e sulla necessità che il governo lo proteggesse. Quindi il contratto sociale americano è stato più economico che sociale. Ha funzionato molto bene per molti, ma non per tutti. Il brutale omicidio di George Floyd ha spinto milioni di persone a considerare quanto sia rotto il contratto sociale.

Lo scienziato politico russo-americano di Harvard Louis Hartz sostenne negli anni ’50 che le questioni sociali e legali americane venivano comprese solo attraverso le lenti dell’individuo. Ma ciò che molti americani non sanno è che il contratto sociale non era l’unico modello di relazioni sociali che esisteva alla fondazione del paese. Tutte le tredici colonie originarie facevano riferimento all’idea di patto biblico nelle loro Costituzioni fondanti. Questa idea era stata portata nel Nuovo Mondo dai Puritani, che erano immersi nel pensiero e nella lingua ebraica.

Il patto è una forza vincolante più forte del contratto sociale di Locke. Va al di là del semplice accordo economico di una società di individui e della natura egoista di qualsiasi contratto, per parlare di realtà umane più grandi: la nostra uguaglianza umana davanti a Dio, i nostri obblighi reciproci come concittadini, e la possibilità (speranzosa) di vivere in unità con la diversità creata da Dio. Tracce del patto ideale sono ancora visibili nei simboli statunitensi. Il sistema di governo federale si basa su un patto. E il motto nazionale, E pluribus unum (Di molti, uno), è una nozione che ha molto a che fare con il patto. Ma nella storia americana, la parte economica ha vinto. Il patto è stato lentamente cancellato dal contratto. E quel contratto ora è rotto.

Come siamo arrivati fin qui? I neri africani furono portati negli Stati Uniti come schiavi per sostenere la visione economica di Locke del contratto sociale. Furono ridotti in schiavitù ai fini economici della classe dominante. L’America ha combattuto una sanguinosa guerra civile dopo che i leader dell’abolizionismo nera, i pensatori dell’Illuminismo e molte denominazioni protestanti richiamarono le coscienze all’obbligo morale di porre fine alla schiavitù a livello nazionale e di garantire l’uguaglianza per tutti, e poi il presidente Lincoln iniziò a guarire la nazione con una nuova visione nazionale radicata nel patto. Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti e del mondo, “l’altro” ottenne il pieno riconoscimento costituzionale.

L’America sta ancora elaborando le conseguenze di questo passaggio dal contratto al patto. L’America ha fatto passi in avanti attraverso le riforme, ma non avendo avuto un passato feudale come l’Europa, le manca una vera tradizione rivoluzionaria. Nello spirito rivoluzionario, la scorsa settimana Michael Moore ha plaudito al rogo del 3° distretto della polizia di Minneapolis, ma i suoi documentari non hanno mai portato significative riforme strutturali perché il pubblico americano rimane al centro, radicato nella riforma e non nella rivoluzione. Queste riforme progressive sono, a esempio, le garanzie sociali assicurate dopo la Grande Depressione e il Movimento per i diritti civili guidato da Martin Luther King. Ma il legame che unisce in America è rimasto il benessere economico dell’individuo e della società americane, ora in forma predatoria, molto meno del benessere umano in tutte le sue sfere, specialmente per le minoranze.

L’assolutismo ha attenuato la continua ricerca dell’ideale di patto nella società americana. Esso è stato un tratto crescente della destra politica americana negli ultimi 40 anni, ma non era presente nel partito repubblicano prima di Reagan. L’assolutismo è arrivato a caratterizzare una generazione di elettori conservatori, molti dei quali evangelici e cattolici, motivati politicamente da un’unica questione: l’aborto. Il ristabilimento dei legami diplomatici tra gli Stati Uniti e la Santa Sede sotto Reagan e papa Giovanni Paolo II ha contribuito ad aprire le porte a questa crescente influenza anti-patto, in cui la verità è definita dall’assoluta certezza caratterizzata da purezza ed esclusività. L’insegnamento morale e la dottrina sociale della Chiesa cattolica romana ha portato la destra a considerare politicamente il compromesso come una parolaccia, a consentire socialmente una crescente segregazione, e a sostenere economicamente una maggiore disparità. Quando un partito politico è caratterizzato dal pensiero assolutista, in genere dà alla luce un esatto opposto, necessariamente definito come assoluto, al fine di fornire un’opposizione adeguata. Questo aiuta a spiegare dove si trova oggi l’America: politicamente, economicamente e socialmente bloccata con poca speranza di compromesso.

Il bisogno cruciale è che questo neonato movimento, ispirato alla morte di George Floyd, eviti di diventare assolutista e rivoluzionario, ma invece diventi veramente “frutto del patto”. Deve proteggere i traguardi ottenuti per l’individuo mentre apre nuove strade per la crescita umana attraverso relazioni economiche e sociali che incoraggino tutti a partecipare come membri della comunità del patto. Il patto ideale ci insegna che la relazione tra l’individuo e il collettivo non è un gioco a somma zero. Entrambi sono necessari nella ricerca comune della giustizia. Tutti dovrebbero sedersi al tavolo. Infine, questo giovane movimento deve enfatizzare la forza del pluralismo senza cadere in un tribalismo radicato nelle politiche identitarie.

Mentre rimango scosso dagli attuali eventi negli Stati Uniti, sono molto fiducioso. La chiesa cristiana ha appena celebrato il periodo di Pentecoste, il momento in cui lo Spirito di Dio ha soffiato nuovamente nell’ordine creato per rinnovare il patto di Dio con il Suo popolo e per favorire la nascita e la crescita di una nuova umanità radicata in Gesù e caratterizzata da diversità e unità, nonché dello shalom attraverso la giustizia. Pertanto, Dum spiro spero; dum spiramus speramus. Mentre respiro, spero; mentre respiriamo, speriamo.