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Riapertura luoghi di culto, cose succede nei paesi europei

In Italia i culti ripartono da oggi 18 maggio. Non sono mancate le polemiche a seguito degli interventi in particolare della Conferenza episcopale che premeva per un’accelerazione in materia. Ma cosa è successo in giro per l’Europa attorno allo stesso argomento?

Il confronto tra le normative europee sulla libertà di religione, in questa situazione di crisi, è anche istruttivo in quanto rivela il rapporto di ogni paese con la religione.

 I vescovi di Francia hanno proposto l’adozione di una serie di misure sanitarie al fine di convincere il governo ad autorizzare la ripresa delle funzioni pubbliche  entro il 2 giugno, così da poter celebrare anche se a ranghi ridotti la Pentecoste di domenica 31 maggio. E le pressioni hanno avuto un esito perché l’apertura dei luoghi di culto è stata anticipata al 29 maggio per tutte le confessioni.

Questo non è il caso in altri paesi europei: alcuni non hanno mai vietato la celebrazione pubblica dei culti, altri gli hanno già ripristinati o hanno in programma di farlo molto presto.

Il caso tedesco è particolarmente interessante, infatti, il 29 aprile la Corte costituzionale di Karlsruhe ha condannato lo stop alle celebrazioni pubbliche dei culti, in quanto la natura generale di tale divieto secondo i giudici non è giustificata, e quindi viola libertà religiosa garantita dalla Costituzione tedesca. Secondo la Corte, è necessario consentire l’adattamento a situazioni particolari, specifiche di ogni territorio. La Germania, stato federale, organizza la riconfigurazione in Länder. A titolo illustrativo, la Sassonia è stata la prima a organizzare la ripresa dei servizi religiosi pubblici dal 20 aprile 2020 entro il limite di 15 fedeli.

In Spagna, nonostante il confinamento, undici vescovi hanno deciso di continuare a celebrare le masse pubbliche e di dare la comunione. In questo Stato, la conferenza dei vescovi non aveva preso una decisione sulla continuità o meno dei culti, spettava a ciascun vescovo assumersi la responsabilità del loro svolgimento. Il governo socialista ha chiarito che la presenza fisica nei luoghi di culto e alle cerimonie religiose, comprese le sepolture, è condizionata dall’esistenza di una distanza di un metro tra ogni persona. Tuttavia, alcune funzioni state interrotte dalla polizia per eccessivi assembramenti. Inoltre, già dal 28 aprile, il governo ha presentato un piano di deconfinamento in quattro fasi che durerà fino alla fine di giugno. Dalla prima fase, avviata l’11 maggio, è previsto che i luoghi di culto siano autorizzati ad accogliere i fedeli entro il limite di un terzo delle loro capacità. Durante la fase successiva, i luoghi di culto potranno ospitare fino a metà della loro capacità.

Nei Paesi Bassi, il governo ha autorizzato le celebrazioni pubbliche fino a un massimo di 29 persone nel rispetto delle misure di sicurezza, ma i vescovi cattolici hanno deciso di vietarle, ad eccezione dei funerali e dei matrimoni. Secondo un comunicato stampa della Conferenza episcopale olandese del 26 marzo, non ci saranno celebrazioni pubbliche fino a Pentecoste, il 31 maggio.

In Polonia, non è mai stata vietata alcuna celebrazione alla presenza dei fedeli, seppur con varie limitazioni. A partire dal 13 marzo, il governo polacco ha dichiarato il paese minacciato dalla pandemia e ha quindi limitato il numero di fedeli a 50 persone per celebrazione religiosa. Questa cifra è stata temporaneamente ridotta a 5 fedeli tra il 24 marzo e l’11 aprile, quindi rivalutata a 50 tra il 12 e il 20 aprile. Dal 20 aprile, i culti possono essere celebrati a condizione di una persona ogni 15 m², indossando una mascherina e evitando ogni contatto. Se la chiesa ha una superficie inferiore a 75 m², il numero di persone che possono partecipare ai vari servizi è ridotto a 5.

In Croazia, dopo essere state bandite, le funzioni pubbliche sono state nuovamente autorizzate dal 2 maggio, rispettando una distanza di due metri tra ogni persona e limitando il numero di fedeli che possono parteciparvi.

In Slovacchia, dal 6 maggio 2020, sono ammesse le funzioni, rispettando una distanza di 2 metri tra ogni fedele nelle chiese.

In Austria, mentre il deconfinamento è in atto dal 14 aprile, fino al 15 maggio le funzioni pubbliche non erano autorizzate. Per i funerali, il numero massimo di partecipanti è stato fissato a 30. L’Austria è stata il primo stato a decretare un contenimento drastico, che ha parzialmente attenuato a partire dal 14 aprile.

In Portogallo, le chiese sono aperte ma le funzioni pubbliche sono vietate fino al 30-31 maggio, provocando proteste tra i fedeli a causa della contestuale normale ripresa dell’attività economica.

In Svizzera, e in particolare nel Cantone di Ginevra, il vescovo ha deciso di sospendere tutte le messe tra l’11 marzo e il 15 maggio 2020, temendo di non poter applicare le misure raccomandate dal Consiglio di Stato svizzero, vale a dire limitare le riunioni a 100 persone distanziate di almeno 2 metri. Nel resto della Svizzera, nonostante la proposta della Conferenza episcopale, non ci saranno funzioni pubbliche prima dell’8 giugno 2020, la cui ripresa sarà parte dell’ultima fase del deconfinamento in tre fasi (27 aprile, 11 maggio , 8 giugno) organizzato dal governo.

In Belgio, la Chiesa cattolica ha annunciato la sospensione di tutte le celebrazioni liturgiche dal 14 marzo. Se il deconfinamento è stato messo in atto il 4 maggio, la ripresa dei culti non ha ancora avuto luogo. Nessuna data ufficiale è stata menzionata dal governo per la riapertura dei luoghi di culto. 

In Lettonia, qualsiasi riunione pubblica è vietata. Tuttavia, le chiese rimangono aperte e ai fedeli ed è permesso recarvici per pregare, ricevere la comunione o confessarsi, osservando una distanza di 2 metri. 

In Lussemburgo, il confinamento è stata revocato dal 4 maggio 2020 e i culti hanno ripreso avvio dal 10 maggio. È previsto, tuttavia, che le comunioni, cresime, matrimoni religiosi e battesimi non possano essere celebrate prima di metà settembre.

Nel Regno Unito, il Primo Ministro ha annunciato il 10 maggio l’estensione del confinamento fino al 1° giugno. Tutte le chiese sono state chiuse a marzo. La Chiesa d’Inghilterra propone una ripresa della vita ecclesiale in più fasi. Il primo passo è aprire le chiese per la preghiera personale e i servizi online. Quindi, il secondo stadio consentirebbe alcune cerimonie con adeguate precauzioni fisiche e igieniche. Infine, la fase finale consisterebbe nella ripresa del culto quando le restrizioni del governo lo consentiranno.

 

Adattamento da Le Figaro

Foto: Église réformée Notre-Dame de Ressudens