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Pandemia. Le chiese africane reagiscono

L’Africa è molto preoccupata per la pandemia causata dal coronavirus nel continente. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) prevede enormi pericoli se non s’interverrà in tempo utile. Le chiese cristiane africane si stanno preparando all’arrivo «del virus silenzioso e letale». Proprio come sta facendo il Consiglio delle Chiese dello Zambia che lavora a stretto contatto con il governo del Paese Sudafricano e con molti enti non statali.

«Finora l’Africa è stata “benedetta”, sono stati rilevati meno casi di quelli registrati in Europa o nel Nord America o in Asia», ricorda il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) che in questi giorni sta promuovendo incontri e seminari sul tema.

I funzionari dell’Oms, però, temono che, «se il virus Covid-19 dovesse colpire tutti i 54 Stati in modo aggressivo i sistemi sanitari già deboli potrebbero subire la loro definitiva disfatta senza riuscire a fronteggiare l’emergenza».

Anche Fidon Mwombeki, il segretario generale della Conferenza delle chiese di tutta l’Africa lancia il suo allarme rivolto a leader politici e religiosi e ricorda quanto il Covid-19 sia potenzialmente pericoloso: «Le nostre chiese africane hanno un ruolo anche come opinion leader nelle loro comunità. Le nostre voci devono gridare la cruda realtà e esprimere senza leggerezza la gravità di questa minaccia. Le chiese adempieranno bene al loro ruolo solo se riusciranno a supportare i propri membri di chiesa e se sapranno invitarli a seguire i protocolli stabiliti dai governi; se saranno in grado di aiutare la popolazione tutta a prevenire la diffusione del virus», ricorda il segretario. «È noto a tutti – ricorda ancora – che le chiese in Africa sono importanti anche perché offrono alla popolazione i loro presidi sanitari, molti servizi essenziali, specialmente nelle aree più remote e rurali. Le chiese offrono strutture, medici, infermieri e si mettono a disposizione come soccorritori in prima linea. Ringraziando Dio, sino ad ora, il virus si è sviluppato principalmente nelle grandi città dell’Africa», conclude Mwombeki.

Anche il segretario generale del Consiglio delle Chiese dello Zambia, padre Emmanuel Yona Chikoya, ricorda il ruolo delle chiese evidenziandone l’impegno ecumenico profuso per fronteggiare l’emergenza. Un impegno condiviso, sin dall’inizio, tra la Conferenza dei vescovi cattolici dello Zambia e la Comunità evangelica: «Abbiamo rilasciato dichiarazioni pastorali congiunte alla nazione invitando le chiese a seguire e rispettare le linee guida del governo sulla lotta contro Covid-19».

Il Consiglio delle Chiese dello Zambia per fronteggiare la pandemia ha concesso al Governo l’uso del suo David Livingstone College of Education (a Livingstone) come struttura di quarantena. Lo scorso 6 maggio lo Zambia contava 146 casi confermati e quattro morti registrati.

Il Sudafrica oggi conta 7.808 casi confermati e 153 morti; il conteggio più alto del Continente. Per questo motivo ha attuato il blocco più rilevante di tutto il mondo: le persone non possono uscire neanche per acquistare le sigarette.

Per esprimere la massima solidarietà alla sua popolazione il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa – in occasione del Venerdì Santo – si è unito alla liturgia online guidata dall’arcivescovo anglicano di Cape Town, Thabo Makgoba e all’arcivescovo di Canterbury (Comunione anglicana), Justin Welby.

In Nigeria (la Nazione con la popolazione più alta per numeri di tutta l’Africa) la Chiesa presbiteriana già alla fine di marzo aveva inviato ai suoi fedeli una lettera pastorale contenente un messaggio speciale sul Covid-19. La Nigeria oggi conta oltre 2.950 casi e 98 decessi, un dato relativamente basso considerando che ha una popolazione stimata in oltre 206 milioni ma, come in Sudafrica, il virus si sta sviluppando a ritmo crescente. 

Il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan che comprende anglicani, pentecostali, protestanti, cattolici, ricorda che i luoghi di culto e le scuole religiose rimarranno chiusi per tutto il periodo delle restrizioni.

In Uganda il personale della Lutheran World Federation ha invece intensificato i propri sforzi per prevenire le infezioni nei campi profughi e nelle comunità ospitanti. La Federazione Luterana Mondiale lavora con oltre 450.000 rifugiati fornendo supporto, alloggio, servizi igienico-sanitari e altri servizi essenziali a coloro che sono fuggiti principalmente dai conflitti nel vicino Sud Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo.

In Somalia, la Finn Church Aid, membro dell’Act Alliance, ha lanciato una Campagna di prevenzione nelle scuole e negli insediamenti per gli sfollati interni nello Stato sud-occidentale di Baidoa.