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Greg Zanis, l’uomo che ha onorato i morti per arma da fuoco negli Usa

Pochi lo conoscevano per nome, ma molti hanno visto il suo caratteristico lavoro manuale ai lati della strada o in immagini mediatiche tratte da scene di tragedia: croci in legno bianco grezzo con i nomi delle vittime delle armi da fuoco scritte con inchiostro nero.

Greg Zanis ha stimato di aver realizzato più di 26.000 di questi memoriali, testimoni iconici delle sparatorie di massa negli Stati Uniti.

Zanis è morto lunedì 4 maggio dopo una malattia che non gli ha lasciato scampo.

Per decenni, Zanis, un carpentiere in pensione di Aurora, Illinois, ha attraversato il paese per erigere i suoi monumenti vicino ai luoghi dei massacri. Le sue croci – molte con cuori rossi – si trovano alla Columbine High School, alla Sandy Hook Elementary School, alla Boston Marathon, all’hotel Mandalay Bay a Las Vegas, alla Marjory Stoneman Douglas High School, all’El Paso Walmart e in altre dozzine di siti i cui nomi abbiamo tragicamente imparato a conoscere per esser stati il teatro di tragedie enormi.

Solo nella zona di Chicago, ha installato centinaia di croci, incluse sei nella sua città natale, Aurora, dopo che un dipendente aveva aperto il fuoco in un’azienda lo scorso anno.

«Era un’idea che volevo mettere in pratica una volta giunto alla pensione ma non mi aspettavo così tanti omicidi di massa in questo paese», aveva raccontato a un giornalista dopo essere arrivato alla First Baptist Church di Sutherland Springs, in Texas, a novembre 2017 con 27 croci, una di queste per un bambino non ancora nato. Due giorni prima, un uomo armato aveva ucciso 26 persone in chiesa e ferito altre 20 persone (ne avevamo parlato qui).

Zanis ha modellato la sua prima croce in omaggio a suo suocero, ucciso a colpi di arma da fuoco nel 1996. Alla fine Zanis ha iniziato a vedere il suo lavoro come un ministero e ha anche istituito una fondazione, Crosses for Losses.

Arrivò a Pittsburgh il giorno dopo la sparatoria nella sinagoga “Tree of Life” dove 11 ebrei vennero uccisi nel 2018 (qui la notizia).

Laurie Zittrain Eisenberg, che ha scritto un saggio sul massacro per un’ antologia intitolata prossima alle stampe “Bound in the Bond of Life”, ha scritto che Zanis ha fatto il giro della sinagoga per più di un’ora prima di decidere dove posare le stelle di David che aveva costruito .

Analogamente ha creato mezzelune per i morti di fede islamici incontrati nel suo incessante pellegrinaggio-testimonianza.

Il suo ultimo viaggio è stato a novembre quando ha consegnato croci al Saugus High School di Santa Clarita, una città a nord di Los Angeles, dove uno studente con una pistola ha sparato a cinque compagni di scuola, uccidendone due, prima di uccidersi.

Zanis, di fede greco-ortodossa, ha cessato i suoi viaggi a dicembre 2019 all’insorgere della malattia e ha consegnato il suo progetto a Lutheran Church Charities, organizzazione dell’Illinois legata alla Chiesa luterana negli Stati Uniti. Alcuni giorni prima della sua morte, una processione di automobili, motociclette e suonatori di cornamuse è transitata davanti alla casa della sua famiglia mentre Zanis, seduto su una sedia a rotelle avvolto in una coperta, guardava da lontano. Un omaggio commovente, molto “americano”, pronto a diventare la scena cult di un film sulla sua vicenda, nello stile di tanti biopic cinematografici a stelle e strisce.