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Gigi Ghirotti: la malattia tra le righe

«Non abbiate paura di disturbare.

Una volta si usava entrare in punta di piedi all’ospedale…

Non fatevi scrupoli, dunque, per il disturbo. 

L’importante è che il malato non sia lasciato solo».

Gigi Ghirotti

 

Gigi Ghirotti, vicentino, nato nel 1920, giornalista e scrittore, si ammalò di una malattia neoplastica del sangue che cercò di combattere con tutte le sue forze. 

Quella sua battaglia, intrapresa con caparbietà, e così le esperienze vissute in quella difficile situazione, decise di raccontarle, di renderle pubbliche consegnado un libro intitolato, «Lungo viaggio nel tunnel della malattia» pubblicato nel 1973. 

Una testimonianza ispirata ad alti valori civili, un documento ancora oggi attuale e dove al centro delle preoccupazioni e delle riflessioni è sempre emersa la necessità della «vicinanza» al malato e l’affermazione continua della dignità. 

Quando a Ghirotti qualcuno chiedeva perché avesse voluto scrivere un libro, lui rispondeva: «L’ho fatto perché mi pare che un giornalista non possa essere testimone del sentito dire, o colui che vive nelle passioni degli altri. Se gli capita di correre un’avventura tra la vita e la morte e poi non la racconta, direi che quel giornalista non ha capito nulla né del proprio mestiere, né dei propri doveri di cittadino».

Come scrisse Umberto Veronesi nella prefazione dell’ultima edizione del libro (Franco Angeli 2002 – ristampa 2007/ uscito con le Edizioni Eda la prima volta), le parole di Ghirotti, «sembrano scaturire dalla volontà di aprire un sorriso di speranza sul buio e sul silenzio di chi vive la malattia».

Un precursore, potremmo definire oggi Ghirotti, perché raccontare una storia o inventarne una per rappresentare la propria malattia attraverso la narrazione, lo storytelling (come oggi è chiamata la capacità di raccontare quello che accade intorno a un evento e non solo l’evento stesso) – ricordava qualche anno fa la giornalista Letizia Gabaglio su L’Espresso –  «É uno strumento in più in mano oggi anche a medici e pazienti. Si chiama “medicina narrativa” o “medicina basata sulla narrazione” e si sta facendo strada fra le corsie degli ospedali, negli ambulatori degli specialisti e in Rete, nelle comunità di pazienti o nelle bacheche delle associazioni. ]…] L’obiettivo è migliorare la cura. E ci si riesce dal momento della diagnosi a quello della scelta della terapia, e per tutto il percorso successivo».

Dall’esperienza di Ghirotti, dici anni dopo la sua morte, nasce per questo scopo e già nel 1984 a Genova l’Associazione Gigi Ghirotti (Onlus operante nell’ambito sanitario) fondata dal professore Franco Henriquet

Mentre la Fondazione a lui intitolata: Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti, già Comitato Gigi Ghirotti, sorge addirittura nel maggio del 1975 (a meno di un anno dalla morte del giornalista colpito dal linfoma di Hodgkin nel 1972 e morto nel 1974) con lo scopo di mantenere vivi la sua vicenda umana, il messaggio e l’impegno a favore dei malati.

Domani i giornalisti piemontesi si confronteranno sul tema: narrazione e malattia con un convegno dal titolo: «Cronisti nel tunnel della malattia – Medicina della persona e della sanità a 100 anni dalla nascita di Gigi Ghirotti».

All’incontro previsto dalle 9,30 presso l’Aula Magna dell’Università di Torino – Cavallerizza Reale, Via Verdi, 9, si confronteranno giornalisti, medici (oncologi), psicologi, e tra gli altri segnaliamo appena, i presidenti degli Ordini dei giornalisti, Carlo Verna  (Nazionale) e Alberto Sinigaglia (del Piemonte), Vincenzo Morgante (presidente della Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti e direttore di TV2000), Maurizio Molinari (direttore de La Stampa ), il magnifico rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna con i saluti della sindaca di Torino, Chiara Appendino e del presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio

Il libro 

«Il lungo viaggio nel tunnel della malattia», ripropone la lettura dei servizi dell’inviato speciale Gigi Ghirotti nel mondo della malattia. Malato fra i malati, giornalista, volle capire e, soprattutto, far conoscere ai suoi concittadini la realtà della malattia e delle strutture sanitarie operanti in Italia in quegli anni (1 973/74).

Ne è nata una testimonianza molto viva e ispirata ad alti valori civili: un documento ancora attuale. 

La sua denuncia negli articoli de La Stampa e nelle due inchieste televisive (le prime sull’argomento) commossero l’Italia intera e contribuirono, certamente, alla presa di coscienza collettiva di molti problemi della sanità italiana.

Al centro delle preoccupazioni e delle riflessioni di Ghirotti, la necessità della vicinanza al malato e l’affermazione continua della sua dignità. La riedizione del libro disponibile oggi per Franco Angeli editore, ripropone la lunga introduzione di Giorgio Calcagno all’edizione del 1994, e vuol ricordare la vicende umane di Gigi Ghirotti e la sua figura di uomo e di giornalista al servizio del malato.