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Sardegna, isola della Pace

«Sardegna, isola della pace» è stato il titolo dato alle due giornate di attività (5-6 maggio) proposte alla città di Iglesias (Ca) dal Movimento dei Focolari e dal Comitato riconversione Rwm. Il Comitato, di cui la chiesa battista di Carbonia e del Sulcis Iglesiente è socio fondatore (e al quale aderisce la commissione Globalizzazione e Ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia), da un anno raccoglie il lavoro decennale di varie associazioni per la pace.

La Rwm, per la cui ri-conversione si adopera il Comitato, è una fabbrica del gruppo tedesco Rheinmettal, sita a pochi chilometri da Iglesias, che dal 2001 è stata convertita dalla produzione civile di esplosivi destinati alle miniere, a quella militare. In particolare la Rwm produce anche le bombe della serie «mk80» vendute all’Arabia Saudita, che le ha utilizzate contro lo Yemen in una guerra che in tre anni ha visto la morte o il ferimento di oltre cinquemila bambini: una guerra dimenticata di cui raramente si parla.

Proprio il modo in cui le guerre vengono (o non vengono) raccontate è stato al centro del seminario «Giornalismo e Pace. Legami di pace ed economie di guerra tra Yemen e Sulcis-Iglesiente», tenutosi la mattina del 5 maggio al teatro Electra. Organizzato da NetOne, rete internazionale di giornalisti per la pace, e dalla rivista Città Nuova, il seminario ha visto interloquire tra gli altri: Giorgio Beretta (Rete italiana disarmo), Maurizio Simoncelli (Archivio disarmo), Nico Piro (inviato Rai per gli affari esteri), nonché esponenti della stampa di matrice cristiana: Nello Scavo (Avvenire), Efrem Tresoldi (Nigrizia), e Marta D’Auria (Riforma).

Al centro del dibattito l’ipocrisia di un’Europa che, per mantenere i propri interessi, ricorre alla guerra, a patto che essa si svolga in paesi lontani e non se ne parli troppo. Da qui l’importanza di un’informazione puntuale e corretta che dia conto dell’enorme crescita del commercio di armi e degli intrecci tra militarismo, povertà, e razzismo già individuati da Martin Luther King. Altrettanto rilevante è sembrata la diffusione di notizie riguardanti azioni che hanno riportato la pace e la convivenza civile in territori martoriati dalla violenza. Ampia eco ha avuto il messaggio del vescovo di Iglesias, mons. Zedda, diffuso nella mattinata, nel quale si afferma che è compito peculiare della politica e delle istituzioni sociali cercare uno sviluppo del territorio rispettoso della dignità delle persone e dell’ambiente.

Perché la pace non sia un’utopia ma una realtà concreta da realizzare sulla terra, «occorre riconoscere che la vita intera è interdipendente, e che tutti e tutte siamo legati da una rete di reciprocità», ha detto D’Auria citando M. L. King. La mobilitazione portata avanti in un anno dal Comitato per la riconversione – composto da una ventina di soggetti diversi tra loro ma animati dalla comune vocazione alla pace – rappresenta un’esperienza significativa a livello locale ma anche nazionale, la cui ricchezza è stata evidenziata dalle testimonianze, tra cui quella apprezzata di Maria Elena Lacquaniti in rappresentanza della Glam, che si sono alternate durante la sessione «Porta il tuo pezzetto di pace ad Iglesias» nella sala R. Lepori. Toccante il racconto di Bonyan Gamal, giovane donna yemenita, venuta in Italia per denunciare la distruzione di un’intera famiglia a causa dell’esplosione di una bomba prodotta proprio dalla Rwm di Iglesias.

Com’è possibile, se la Sardegna è un’isola di pace? Ancora una volta veniva sottolineato come i territori piegati dalla disoccupazione, dalla povertà, come il Sulcis, vengono sfruttati per colpire altre terre povere, generando ancora più miseria. In serata artisti locali hanno cantato e recitato la pace dinanzi a un pubblico numeroso che ha ascoltato anche Lisa Clark, coordinatrice per il disarmo nucleare di Rete Disarmo, che fa parte di ICAN, associazione insignita del Premio Nobel per la Pace 2017.

Se la pioggia ha accompagnato la lunga giornata di sabato, il sole è sorto il 6 maggio per la consueta marcia per la pace. Il corteo, composto da persone di tutte le età e colorato dalle bandiere arcobaleno, si è messo in movimento percorrendo circa 4 km del cammino minerario di S. Barbara. Dopo un iniziale tratto pianeggiante, il percorso a poco a poco si è fatto più in salita, fino al convento del Buon Cammino (dove alle ore 12 c’è stato un cerchio di silenzio per la pace, guidato da alcuni giovani Focolari insieme a chi scrive), per poi proseguire lungo un sentiero sterrato che si è fatto largo tra la macchia mediterranea. Ciascuno/a ha cercato il proprio passo: alcuni procedendo in maniera più spedita, altri più lentamente, ma tutti/e rimanendo insieme lungo il percorso.

Così è anche il cammino della pace: un procedere che richiede pazienza per affrontare i tempi lunghi della storia, disseminati di accelerazioni e di battute d’arresto, e accompagnati dalla fatica ma anche dalla gioia di arrivare alla meta. Ad Iglesias la pace è in cammino e attende sempre più uomini e donne disposti a fare un pezzo di strada insieme.

Di seguito le foto scatate da Marta D’Auria

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