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Una maratona canora

Potrebbe chiamarsi “innotona”, o “maratinno”. In sostanza, una maratona in cui invece di correre per decine di kilometri si cantano tutti gli inni dell’innario. 

Una bella prova di resistenza, per una buona causa, come racconta l’Episcopal News Service: raccogliere fondi per permettere all’Evensong Choir della chiesa episcopale di St. Mark a Seattle di andare a cantare nelle storiche cattedrali dell’Inghilterra la prossima estate.

I coristi hanno intonato il primo verso di tutti i 720 inni che formano l’innario, datato 1982, che raccoglie canti monastici di secoli addietro e composizioni più moderne. 

Seduti sulle panche, con una bottiglia d’acqua a portata di mano, adulti e bambini hanno partecipato con entusiasmo a questa gara singolare. La durata prevista era di circa 9 ore, con due piccole pause al mattino e al pomeriggio e un’ora di pausa per il pranzo; due cronometristi controllavano i tempi di esecuzione, circa 30 secondi a inno. Tutti sono rimasti sorpresi nello scoprire di essere riusciti a terminare l’esecuzione prima del tempo stabilito, con più di mezz’ora di anticipo!

Michael Kleinschmidt, il musicista canonico che ha diretto la “maratona vocale” accompagnandola al pianoforte, ha raccontato all’Episcopal News Service l’impegno anche fisico dei coristi: “Il respiro si è fatto più breve e superficiale, in pratica siamo rimasti senza fiato! Dopo una paio d’ore ci siamo fermati, ci siamo alzati e abbiamo tratto qualche respiro più lento e profondo. Qualcuno ha detto: Mio Dio, ho le vertigini!”.

Questa idea è venuta proprio a Kleinschmidt, da un’esperienza di più di dieci anni fa, quando lavorava insieme al direttore e organista Richard Webster alla Trinity Church di Boston. Webster organizzò una “innatona” ispirandosi a sua volta a una precedente esperienza nella chiesa episcopale di St. Luke a Evanston, Illinois. 

Essendo Webster un maratoneta, che ha corso la maratona di Boston diverse volte, il suo entusiasmo per questo genere di cose si è trasmesso anche al canto, ha commentato Kleinschmidt. Tuttavia, così come non è facile nemmeno per un corridore compiere tutta la distanza di una maratona, cantare nove ore di fila è una prova ardua anche per un cantante allenato. 

Eppure tutti si sono cimentati in questa impresa, vedendolo come una sorta di allenamento massiccio al tour de force che li attende la prossima estate, nel loro viaggio in Inghilterra.

Come da tradizione infatti, spiega Kleinschmidt, i cori americani vanno a supportare i “fratelli” inglesi nel periodo particolarmente affollato di luglio e agosto, in cui solitamente questi si prendono una pausa. Per finanziare il viaggio, Kleinschmidt ha escogitato questa originale forma di fundraising, già sperimentata in diverse altre occasioni da una costa all’altra degli States, che è al tempo stesso una formidabile forma di allenamento.

L’esperienza oltreoceano sarà molto formativa per il coro della chiesa di St. Mark, soprattutto per i giovanissimi che lo compongono: “un’esperienza che cambia la vita”, asserisce ancora Kleinschmidt, riferendosi ai più giovani membri del coro, che va dai 12 ai 60 anni, per un totale di 35 persone selezionate, cui è richiesta un’alta competenza musicale nella lettura a prima vista e nel canto di musiche complesse. 

L’esperienza include anche la scoperta di tutto il patrimonio innologico della propria chiesa; con (anche) qualche sorpresa, come ha confessato ridendo una giovanissima corista: “Ognuno ha scoperto dei nuovi inni, magari aggiornando la propria classifica personale dei più amati, ma ce ne sono alcuni che speriamo di non cantare mai più!”.