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Benedite e non maledite

«Benedite e non maledite», sono parole difficili. Quest’anno queste parole sono state scelte per la Giornata di lotta contro l’omofobia e la transfobia, il 17 maggio, giornata che invita anche le chiese evangeliche a riflettere sul peso delle proprie parole e delle proprie azioni organizzando delle veglie, dei momenti di preghiera, dei culti in cui ascoltare una Parola, quella di Dio, che ci invita a non liquidare, ma a dare peso alle vite degli altri e della altre.

Il 17 maggio 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità cancella l’omosessualità dall’elenco delle malattie riconosciute e nel 2007 il Parlamento Europeo istituisce la Giornata mondiale di lotta all’omofobia. Non è una discussione pacifica tra due punti di vista che possono anche non conciliarsi: c’è anche tanta violenza, ci sono casi di bullismo a scuola, suicidi di adolescenti e giovani, fino ai campi di concentramento denunciati in Cecenia, che hanno portato all’arresto di centinaia di persone accusate di avere un «orientamento sessuale non tradizionale».

Parlare di omosessualità, o di omoaffettività, non è facile, ciascuno e ciascuna porta con sé un carico di vita differente, a volte pesante e spesso la discussione si polarizza sugli estremi: da un lato si rimanda alle rappresentazioni trasgressive dei Gay Pride, o a modelli di famiglia eterosessuale, a volte lontani dalla realtà, anche biblica, di riferimento; dall’altro si assume talvolta una posizione di pretesa, dovuta anche alla sofferenza o alla stanchezza di dover ancora e ancora giustificarsi per essere chi si è.

Parlare di omosessualità nelle chiese è ancora più difficile, perché porta con sé l’idea di ubbidienza alla Parola di Dio, che, può sembrare strano, ma varia a seconda delle persone che leggono e interpretano le Scritture e a seconda delle chiese stesse. Il Gruppo di lavoro su fede e omosessualità delle chiese battiste, metodiste e valdesi invita le chiese a farsi promotrici di un annuncio di benedizione, un annuncio di vita nei confronti e assieme alle persone che vengono discriminate in base al proprio orientamento sessuale.

Posso provare a inserire l’omofobia in quella catena storica di violenze e abusi che ha coinvolto e che a volte, coinvolge ancora, le donne, gli schiavi, le persone di un colore della pelle diverso da quello della classe dominante, per scoprire che la paura porta con sé altra paura: paura di ciò che non conosco, di ciò che non capisco, paura dell’altro, odio, perché le cose non vanno come io voglio. Quando ho paura, quando non capisco, mi aggrappo ai valori assoluti: la Vita, l’Amore. E dimentico le persone, che vivono, che amano. E maledico, dico male, alle altre e degli altri.

Benedire è qualcosa che non mi appartiene. Posso farlo perché Dio lo ha già fatto e ha benedetto, ha detto bene, tutto il creato, tutta l’umanità. Anche di me, anche di te.

Foto: ©iStockPhoto