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Vietare l’esposizione della bandiera confederata

Il pastore afroamericano Dwight McKissic, della Cornerstone Baptist Church, Texas, ha presentato una risoluzione alla Southern Baptist Convention (SBC) nella quale si chiede, ai singoli credenti e alle Unioni e Organizzazioni che ne fanno parte, di vietare l’esposizione pubblica della bandiera confederata «come un passo verso la guarigione razziale» in America.

L’esposizione della bandiera rosso e blu degli Stati del Sud, vessillo degli schiavisti durante la Guerra di secessione americana, è da anni al centro di critiche e dibattiti sull’opportunità di considerarla un simbolo identitario legato alla storia o semplicemente una bandiera razzista, che richiama l’era della schiavitù in America.

Molti ricorderanno l’incidente di Harvard del 1991. Una studentessa dell’Alabama (Stato del Sud e Stato segregazionista fino alla rivolta dei diritti civili) ha pensato che fosse un gesto «spiritoso» esporre la bandiera sudista alla finestra della sua stanza nella Eliot House, uno dei dormitori di quel campus. Quel gesto provocò una sollevazione. La bandiera fu rimossa dalla polizia, a forza, non dagli studenti, e il presidente dell’università condannò il gesto e intimò di non ripeterlo. La studentessa presentò ricorso a tre diversi tribunali e tutte le volte fu respinto con la stessa motivazione: la bandiera confederale è sempre stata il simbolo del Ku Klux Klan.

«Le tensioni razziali e il bigottismo in corso sono infiammate» dall’uso di quel vessillo che è stato in più occasioni «utilizzato come simbolo di odio razziale, etnico, religioso, di oppressione e di violenza omicida che offende milioni e milioni di persone», ha dichiarato Mckissic al Baptist News.

Il pastore ha richiamato implicitamente il 17 giugno 2015 quando nove cristiani afroamericani, riuniti in preghiera presso la Emmanuel AME Church a Charleston, nella Carolina del Sud, sono stati uccisi da Dylann Roof, che si era fotografato con il simbolo della ribellione secessionista poco prima di compiere l’attacco omicida.

In seguito a quell’episodio, l’attivista Brittany Bree Newsome rimosse la bandiera confederata americana – considerata un insulto alle vittime e una legittimazione del razzismo che aveva prodotto l’attacco – dall’asta su cui era issata nei pressi del Campidoglio di Columbia, sede governativa della Carolina del Sud. Il 9 luglio 2015, poi, il parlamento di quello Stato approvò una legge per rimuovere in modo permanente la bandiera confederata dagli uffici governativi.

Il pastore McKissic ha dunque chiesto alla Convenzione Battista del Sud – la seconda più grande denominazione religiosa presente in America – di vietare l’esposizione di quel vessillo, riconoscendo che quel controverso e divisivo simbolo veicola l’odio razziale, e di «lavorare con impegno per rimuovere gli antichi simboli di razzismo dalla vita pubblica come prova del pentimento per il nostro passato».

La risoluzione verrà esaminata in occasione della riunione annuale della SBC che si terrà nel prossimo mese di giugno.

McKissic ci ha tenuto a specificare che la rimozione della bandiera confederata non è la soluzione alle tensioni razziali ancora presenti in America, ma «simboleggia un ulteriore passo in avanti negli sforzi in corso volti ad eliminare il razzismo sistemico che ha diviso il nostro popolo per troppo tempo».

Foto: istockphoto.com