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L’ong religiosa che fa proselitismo

Il quartiere Molenbeek di Bruxelles, al centro delle cronache degli ultimi giorni per aver ospitato alcuni sospettati degli attentati di Parigi, è considerato un punto di ritrovo degli jihadisti in Europa. Ed è l’Arabia Saudita che ha largamente diffuso proprio in Belgio la sua dottrina wahhabita, accusata oggi di alimentare l’estremismo sunnita.

«Dal 1969 il re Baldovino ha lasciato che l’Arabia Saudita costruisse il Centro islamico e culturale del Belgio (Cicb), diventato anche la sede europea della Lega islamica mondiale, una ong panislamica e che fa proselitismo», ha rivelato nel 2013 la giornalista Marie-Cécile Royen. Proselitismo saudita che raramente è stato oggetto di approfondimento. Lo storico britannico Charles Allen stima che dopo il 1979 le autorità saudite hanno destinato più di 70 miliardi di dollari alla diffusione nel mondo (con moschee, centri religiosi e culturali o ong a impronta religiosa) del wahhabismo, un’interpretazione dell’Islam considerata dai suoi seguaci come la sola autentica.

Movimento di riforma nato all’interno dell’islamismo sunnita, si fonda su dei principi intangibili: monoteismo assoluto, divieto di innovazioni empie, lealtà all’Islam “puro” e dissociazione da tutto quello che non è considerato conforme alla vera interpretazione, come il sufismo e lo sciismo, scomunica dei miscredenti e dei musulmani “devianti”, jiahd. Principi che sono considerati settari da numerosi musulmani, comprese altre frange sunnite.

Nessun paese è stato risparmiato: Pakistan, Afghanistan, Regno Unito (dove è forte la comunità indiana e pachistana), ma il wahhabismo si trova anche in Africa, in Stati che all’inizio si pensavano impermeabili, come il Mali.

Il radicamento di questa corrente dell’Islam è iniziato a metà del ventesimo secolo, grazie ai commercianti che si muovevano fra l’Africa dell’Ovest e il Golfo, e con il ritorno dei primi studenti dall’università Al-Azhar du Cairo. Il movimento si è intensificato negli anni ’70 e ’80 quando, con la scusa dell’aiuto umanitario, l’Arabia saudita ha installato (soprattutto nel nord del Mali) delle ong, dei centri di salute e delle scuole che promuovevano il wahhabismo. Anche in Senegal, dove peraltro domina una tranquilla corrente sufista dell’Islam, a Dakar sono sorte molte ong islamiche finanziate dall’Arabia Saudita.

François-Bernard Huyghe, dell’Istituto di ricerca internazionale e strategica (Iris), ha ricordato che le grandi famiglie saudite sono le finanziatrici della predicazione wahhabita, e riescono ad arrivare persino in Cina; senza dimenticare il ruolo che gioca la frequentazione delle moschee salafite nella radicalizzazione dei giovani islamici.

(Tratto da un articolo di Agnès Rotivel per La Croix)

Foto «Masjid Nabawi. Medina, Saudi Arabia-2» por VagoTreballo de qui la cargó. Disponible bajo la licencia Dominio público vía Wikimedia Commons.