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Bambini migranti: vittime due volte

Tra i 950 morti stimati nell’ultimo naufragio nel Mediterraneo, almeno 50 erano bambini. Non è difficile immaginarlo: ad ogni nuovo arrivo sulle coste Italiane, bambini e bambine sono sempre presenti, e molti di loro sono non accompagnati. Save The Children, l’organizzazione internazionale per la difesa dei diritti dei bambini è tra le prime a incontrare le persone che sbarcano, per informarle sulle norme e i diritti che ci sono in Italia e in Ue, raccogliendo anche le prime testimonianze dei minori. Le situazioni di violenza che spesso provocano la fuga dai paesi di origine di famiglie e bambini, riescono ad essere ancora peggiori in Libia: ne parliamo con Giovanna Di Benedetto di Save The Children.

Come commenta l’ennesima tragedia in mare?

«La situazione è inaccettabile, solo in una settimana abbiamo dovuto assistere a due dei più grandi naufragi che si siano mai verificati. Martedì scorso sono arrivati a Reggio Calabria i sopravvissuti al naufragio in cui sono morte 400 persone, lunedì la terribile notizia di altri 700 morti. Le barche sono sempre più sovraffollate, e le notizie di morte sono quotidiane. Occorre prima di tutto cercare un sistema di ricerca e soccorso in mare, che deve essere una priorità per l’Europa. Fin dall’inizio abbiamo chiesto la continuazione dell’operazione Mare Nostrum, che ha consentito di salvare migliaia di vite: era chiaro che Triton non potesse essere all’altezza della situazione, il controllo delle frontiere non serve a impedire la morte nel Mediterraneo».

Il flusso di arrivi continuerà?

«Non sappiamo quantificare quanta gente verrà, ma nelle prime due settimane di aprile c’è stato un incremento degli arrivi, undicimila persone in una sola settimana. Dal primo gennaio sono arrivate 23.700 persone, secondo le nostre stime: 1900 sono minori, e di questi 1300 sono minori non accompagnati, ovvero i più vulnerabili. I minori, i bambini, gli adolescenti sono le prime vittime in questi terribili naufragi».

Di cosa parlano le testimonianze dei minori?

«Cerchiamo, insieme a personale specializzato e mediatori culturali di essere più delicati possibile, seguendo i loro tempi: alcuni hanno bisogno di raccontare per togliersi dagli occhi quelle immagini di orrore, altri hanno bisogno di tempi più lunghi, e non possiamo insistere. Le ultime testimonianze che abbiamo raccolto sono terribili e raccontano di una violenza inaudita: i bambini hanno visto bruciare persone vive, picchiare con sbarre di ferro e sono stati percossi a loro volta; hanno visto bambini e ragazzi con pistole e fucili pronti a sparare. Sono ragazzi e bambini che fuggono da situazioni di guerre, persecuzioni e di violenze nel loro paese, per trovarne di peggiori in Libia, affrontano un viaggio terribile in mare: ma verso cosa? Sono persone a cui dobbiamo dare un’opportunità di vita».

Nell’ultimo naufragio sembra che siano morti tanti minori: avete qualche dato in più?

«No, ma dalle informazioni che abbiamo sembra che i sopravvissuti siano tutti uomini adulti e che non ci siano minori tra loro. Tutti i minori che erano in viaggio sono morti. Continuiamo a fare appello all’Europa, la questione migratoria non può essere affrontata solo dall’Italia. Molti migranti non vogliono restare in Italia, ma vogliono approdare altrove, dunque è una questione per tutta l’Unione: non solo parlando di soccorso, ma anche di accoglienza».

Copertina: via Save The Children