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Dai culti ammessi alla libertà religiosa

Grande soddisfazione è stata espressa da Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) al termine del convegno «Dai culti ammessi alla libertà religiosa», promosso dalla Fcei in collaborazione con la Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (Ccers), svoltasi il 16 e 17 febbraio presso il Senato della Repubblica (Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani). Il convegno, che ha rimesso al centro l’urgenza di una legge organica sulla libertà religiosa e di coscienza, abrogativa della legislazione sui «culti ammessi» di epoca fascista, era dedicato al giurista e valdese Gianni Long, già presidente Fcei, prematuramente scomparso, il cui prezioso contributo sul cammino delle libertà religiose in Italia è stato ricordato da più parti.

Oggi, in un tempo in cui le religioni sono tornate drammaticamente sulla scena pubblica, «la cultura laica e democratica deve assumersi le proprie responsabilità», ha affermato Aquilante introducendo i lavori. Una responsabilità dalla quale le stesse comunità di fede non possono esimersi, ha sottolineato: «Occorre che ciascuna comunità di fede dichiari una sorta di “status confessionis”: il mondo non è terra di conquista, il mondo ha bisogno di unità, oggi più che mai».

Così il presidente Fcei ha dato il via ai lavori del convegno, la cui prima sessione era sul tema «Il ruolo e i diritti delle comunità di fede nella società laica», con gli interventi del giurista Silvio Ferrari (Università di Milano), dello storico Alberto Melloni (Fondazione per le scienze religiose, Bologna), del filosofo Biagio De Giovanni (Istituto Orientale, Napoli), e del politologo Paolo Naso (Università di Roma – La Sapienza). In particolare i primi contributi hanno evidenziato un quadro in costante movimento, sia in termini di crescita della diversità religiosa, sia in termini di visibilità delle religioni, fenomeni affiancati in Europa da un recupero del valore identitario della religione. Tutto corredato dal rischio di una degenerazione del concetto della libertà religiosa, come ha fatto notare Ferrari. Per Melloni invece, una legge a tutela di tutte le minoranze religiose in Italia servirebbe innanzitutto alla maggioranza, mentre Naso, di fronte al «nuovo pluralismo religioso», ha lanciato la sfida di una «laicità all’italiana», cioè capace di cogliere lo specifico della situazione del nostro paese, oggi caratterizzato dal pluralismo religioso.

La mattinata del giorno successivo era tutta dedicata all’Europa: la relazione di Roberto Mazzola (Università del Piemonte Orientale) ha permesso di tracciare un quadro sulle politiche, ma anche sulla giurisdizione europea in merito alla libertà religiosa, mentre gli interventi dello spagnolo Miguel Rodriguez Blanco (Univeristà di Alcalà) e del tedesco Hans Michael Heinig (Università di Göttingen) hanno offerto un quadro comparativo di grande interesse. Successivamente Marco Ventura (Università di Lovanio), Sara Domianello (Università di Messina) e Francesco Margiotta Broglio (Università di Firenze) si sono soffermati sul diritto europeo delle religioni, non senza fare cenno alle nuove forme di laicità e confessionalismo, ma anche alla necessità di ripensare al recupero delle fondamenta della convivenza.

I messaggi dei presidenti Mattarella e Grasso

«Il tema della libertà religiosa, che è al centro del vostro incontro, è di grande attualità e ripropone anche nel nostro ordinamento l’esigenza di aggiornare tutele per tutte le minoranze religiose, nel quadro dei principi sanciti dalla Costituzione»: è quanto si legge nel cordiale saluto inviato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al presidente della Fcei in occasione del convegno. «In questo contesto – prosegue la lettera di Mattarella – il patrimonio spirituale delle chiese evangeliche continuerà a rappresentare una grande risorsa per una proficua azione educativa a vantaggio dell’intera comunità».

Il presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, è invece intervenuto il 17 pomeriggio per portare il proprio saluto al presidente Aquilante, al segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), mons. Nunzio Galantino (che ha aperto la quarta sessione dei lavori della seconda giornata), ai colleghi e agli ospiti del convegno ricordando: «Io credo che nell’ultima legislatura il Parlamento italiano, e il Senato in particolare, abbia ben operato portando alla definitiva approvazione di molte Intese che Governi di diverso colore politico avevano concluso negli anni con diverse confessioni che coinvolgono molti cittadini dell’Unione europea presenti in Italia, come gli ortodossi, i buddisti e gli induisti, espressione della nuova realtà multiculturale che caratterizza sempre di più l’Italia e ancora di più l’Europa». E ha proseguito: «Sono però profondamente convinto che proprio a partire dalle diverse Intese, che ricordo sono state licenziate nelle Commissioni in sede deliberante e quindi all’unanimità, si possa ricavare un complesso articolato di previsioni ampiamente condivise da utilizzare per una rapida e necessaria revisione della legge del 1929, allo scopo di garantire a pieno i principi costituzionali in materia di libertà religiosa e di affrontare, in modo pragmatico e realistico, un tema complesso e tuttavia decisivo per lo sviluppo della società italiana ed europea di fronte alle sfide poste dal pluralismo religioso e culturale. Quella per la libertà religiosa e di coscienza non è solo una battaglia politica, è anche un impegno culturale, direi un dovere etico per il nostro Paese».

Agli organizzatori del convegno è giunto anche il saluto della consigliera delegata dal presidente del Consiglio per le Pari Opportunità, Giovanna Martelli.

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La Conferenza episcopale dice due volte «sì»

La Conferenza episcopale italiana (Cei) ha detto «sì» all’abrogazione delle leggi sui «culti ammessi» degli anni 1929-30, e «sì» al principio supremo della laicità, così come definito dalla sentenza della Corte costituzionale del 1989. Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenendo al convegno ha dichiarato che: «la stessa nozione di “culto ammesso” risulta stridente sia con i principi costituzionali», sia con gli indirizzi del magistero della chiesa cattolica, dai quali «emerge nettamente l’esigenza di non limitarsi alla dimensione della mera tolleranza e di procedere a un pieno riconoscimento della libertà religiosa in tutte le sue dimensioni». Inoltre, mons. Galantino ha indicato un denominatore comune per un confronto sulla libertà religiosa: «Forse non si potrà essere d’accordo su tutto, ma è necessario che su tutto ci si confronti, con attenzione alle diverse identità e nel rispetto di una laicità che è non monista “alla francese” ma pluralista e inclusiva, secondo le caratteristiche proprie dell’esperienza italiana quali indicate dalla Corte costituzionale già sul finire degli anni ‘80».

Per il segretario generale della Cei il tempo è propizio per cercare insieme una risposta adeguata alle esigenze della multireligiosità: «Siamo in una stagione che presenta indubbi elementi di novità, sia per lo Stato sia per la chiesa». Una novità che si esprime senza dubbio anche nel fatto che per la prima volta ad un Convegno della Fcei è intervenuto un segretario generale della Cei, come ha notato il pastore battista Domenico Tomasetto, già presidente della Fcei.

Galantino ha quindi ricordato quanto sia «essenziale» dare attuazione al principio della «eguaglianza nella libertà» sancito dal primo comma dell’articolo 8 della Costituzione, «mantenendo chiara al tempo stesso la garanzia complementare ma distinta offerta, rispettivamente per la chiesa cattolica e per le confessioni diverse dalla cattolica». Il segretario generale dei vescovi italiani ha anche chiesto ai partecipanti al convegno di «non sottovalutare i problemi connessi alla diffusione anche nel nostro Paese di nuovi movimenti pseudoreligiosi e delle sette, ovvero le questioni nuove legate al carattere sempre più multietnico, interculturale e multireligioso della nostra società plurale». E ha aggiunto a questo riguardo: «Un “politicamente corretto” non serve a nessuno per affrontare seriamente (e serenamente) le nuove sfide derivanti da un pluralismo confessionale sempre più dinamico e articolato». Galantino ha quindi chiesto di «mettere da parte la sindrome da accerchiamento» e di «creare uno spazio comune – come questo -, un ambiente di rispetto e collaborazione che va costruito con la partecipazione di tutti, anche di coloro che non hanno alcuna convinzione religiosa».

Libertà religiosa: la politica farà la sua parte

«Tutti gli indicatori ci dicono che sulla libertà religiosa in Italia serve un’accelerazione. Il Partito democratico farà la sua parte. Anche mettendosi al servizio di molte delle proposte fatte in questo convegno», è quanto ha assicurato ai partecipanti al convegno l’on. Micaela Campana, responsabile nazionale welfare e diritti del Pd. Intervenuta al dibattito conclusivo con esponenti del mondo della politica presieduto dal valdese e già ministro e parlamentare Valdo Spini, l’on. Campana ha aggiunto: «Ci troviamo dentro una fase di cambiamento epocale e in questo quadro non vi possono essere priorità rispetto ad altre. La libertà religiosa non fa eccezione, rientra in questo quadro». Per l’on. Campana non solo è necessaria una legge, ma sul tema del pluralismo confessionale e del vivere insieme è urgente attivare un dibattito culturale nel paese.

Sulla stessa linea anche il sen. Lucio Malan (Forza Italia), l’on. Andrea Mazziotti Di Celso (Scelta Civica), e il sen. Alberto Airola (M5S). Tutti d’accordo nel dire che c’è un lavoro importante da fare anche nell’opinione pubblica, contro i paradigmi che di questi tempi vanno per la maggiore, come l’equazione tra terrorismo islamico e immigrazione. Da tutti è arrivato l’impegno a lavorare nella direzione di una legislazione sulla libertà di coscienza e di religione al passo con i tempi.

Concludendo i lavori Valdo Spini ha ricordato il giurista Gianni Long a cui era dedicato il convegno, rallegrandosi per il successo dell’iniziativa e per l’accresciuta visibilità del lavoro della Fcei e della Ccers in tema di libertà religiosa: «Di questo esito Gianni Long sarebbe stato più che felice».

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La legge lombarda sull’edilizia di culto: un «obbrobrio legislativo»

La legge regionale lombarda sull’edilizia di culto approvata lo scorso 27 gennaio è gravemente lesiva del diritto fondamentale della libertà religiosa e andrebbe impugnata dal governo: questa la posizione dei partecipanti al convegno in merito alla legge lombarda n. 62 che modifica la legge regionale per il governo del territorio introducendo nuovi «principi per la pianificazione delle attrezzature per servizi religiosi». Nella sessione del Convegno riferita alle criticità della libertà religiosa in Italia, il giurista Alberto Fossati (Università cattolica di Milano), denunciando la degenerazione per cui ormai il fenomeno religioso viene inteso come mero problema di sicurezza pubblica, ha sollevato uno ad uno i profili di incostituzionalità di tale provvedimento. Particolarmente preoccupante la previsione di un controllo voluto dalla Regione sugli statuti delle varie confessioni per verificare se abbiano finalità religiosa, ma anche quella riferita alla possibilità di sottoporre a referendum la richiesta di autorizzazione di un nuovo luogo di culto: «La tirannia della maggioranza in materia di diritti fondamentali è inammissibile, e non può trovare giustificazione alcuna nemmeno nelle questioni di natura urbanistica», così Fossati, che ha concluso: «Serve quanto prima una legge nazionale che impedisca questi obbrobri legislativi».

Tiziano Rimoldi (Facoltà avventista di teologia di Firenze), si è soffermato sulle criticità in Italia della «libertà di pensiero, di religione e di convinzione, perché mi piace ricordare come negli strumenti internazionali di riferimento questi diritti sono sempre legati l’uno all’altro». Il quadro è complesso e le discriminazioni in base alla religione professata sono numerose. Tra i punti ricordati da Rimoldi: i luoghi di culto delle minoranze religiose; la scuola pubblica dove di fatto c’è un boicottaggio delle attività alternative all’insegnamento della religione cattolica (Irc) che impedisce l’esercizio di una libertà di scelta degli studenti; l’informazione mainstream, dove esponenti di minoranze religiose non hanno mai voce, se non per accentuare pregiudizi già consolidati; la questione dei finanziamenti, come ha messo bene in luce una recente deliberazione della Corte dei Conti sul funzionamento e utilizzo delle risorse attribuite con l’8 per mille; l’assistenza spirituale nelle carceri, nelle forze armate, nelle strutture sanitarie.

Libertà religiosa: una proposta di legge

«Sono 25 anni che in Parlamento si propongono testi di legge sulla libertà religiosa. Non appena ci saranno le condizioni politiche e istituzionali perché il legislatore possa affrontare serenamente il tema, sarà necessario avere già pronto un testo solido»: lo ha dichiarato nel corso del convegno il costituzionalista Roberto Zaccaria, che da un paio d’anni coordina un gruppo di studio e riflessione accademica, costituito da una quindicina di esperti, con lo scopo di elaborare un testo di legge sulla libertà religiosa che superi la legislazione vigente sui culti ammessi del ’29. Zaccaria, che ha anche nominato le lacunose e anacronistiche normative in materia di diritto d’asilo e di cittadinanza – tematiche secondo lui strettamente connesse a quella della libertà religiosa – ritiene dirimente andare verso un quadro normativo che non si fermi ad un testo unico basato sulla somma delle intese esistenti: «Dobbiamo fare di più, guardare avanti. Fermarci alle Intese, che sono frutto di una stagione importante ma ormai datata, non è più sufficiente».

Il lavoro fin qui svolto dal gruppo, che regolarmente si avvale della collaborazione di funzionari governativi ed esponenti di culto, è stato illustrato dal giurista Alessandro Ferrari (Università dell’Insubria). «Non è più possibile affidare alla sola garanzia giurisdizionale la delicata materia – ha detto, esponendo le ragioni di un nuovo testo legislativo rispetto a quanto già prodotto negli anni in ambito parlamentare. Per fruire in Italia della piena libertà di religione e di coscienza serve superare l’irragionevole disuguaglianza di trattamento delle confessioni di fede, mantenendo tuttavia la possibilità di trattamenti differenziati. E poi serve urgentemente una definizione giuridica della nozione di “confessione religiosa” di cui all’art. 8 della Costituzione».

Fonte Nev – Notizie evangeliche