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Accadde oggi, 23 dicembre

Non è vero che la mafia uccide solo d’estate. Sono le sette della sera del 23 dicembre 1984e l’Italia è in movimento: iniziano le ferie invernali, dal nord al sud autostrade e treni brulicano di mezzi in spostamento. Nel buio dei 18 chilometri della grande galleria ferroviaria dell’Appennino a Vernio, in provincia di Prato, il rapido 904 Napoli-Milano sta correndo a 150 chilometri orari. All’improvviso l’esplosione, resa ancora più devastante dalle mura della galleria che amplificano la detonazione. E’ il panico. I morti sono 17, i feriti 267. Ancora una bomba, ancora il terrore in mezzo agli innocenti, vittime sacrificali sull’altare di trame eversive i cui fili non abbiamo in mano ancora oggi. Quella del rapido 904 è una strage in cui si intrecciano interessi molteplici e indicibili complicità. La mafia in primis: Buscetta da alcuni mesi sta aiutando Giovanni Falcone a capire i meccanismi di Cosa Nostra, e il giudice ha emesso mandati di cattura per 366 fra boss e sicari siciliani. Riina è furibondo, e il suo luogotenente a Roma Pippo Calò si fa carico di dare corso ai desiderata del sanguinario corleonese. Calò mette in campo la sua rete di relazioni che interseca camorra, banda della Magliana, destra eversiva (nelle indagini compare pure Massimo Carminati, tornato in queste settimane incredibilmente alla ribalta quale gestore del sistema «Mafia Capitale») e P2, la loggia segreta che conta fra i suoi affiliati praticamente tutti i vertici delle forze armate e dei servizi segreti, tenuti insieme da sete di potere e da comuni disegni eversivi dell’ordine democratico. Calò viene arrestato pochi mesi dopo: termina così la latitanza dorata di uno dei più potenti boss a cavallo fra gli anni ’70 e ’80. Saranno condannati all’ergastolo proprio lui e il suo braccio destro Guido Cercola, 24 anni verranno inflitti a Franco di Agostino, altro mafioso, e 22 a Friedrich Schaudinn, misterioso tedesco accusato di aver fornito l’esplosivo importandolo dall’est Europa (esplosivo che sarà lo stesso di tante future stragi, comprese quelle di via D’Amelio in cui perse la vita Paolo Borsellino e quelle del 1993 a Firenze, Milano e Roma). L’ennesima esplosione, i medesimi oscuri intrecci fra Stato e anti Stato. Segreti inconfessabili e testimoni liquidati. Povera patria. 

 

Fonte copertina: http://www.nottecriminale.it/strage-rapido-904-toto-riina-fu-mandante-cassazione-convalida-arresto.html