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Il cammino verso l’unità

È nata la lobby delle chiese per la pace! Nel corso di una consultazione mondiale che si è svolta pochi giorni fa (1-5 dicembre) a Sigtuna, in Svezia, il Consiglio ecumenico delle chiese ha lanciato una nuova iniziativa: la Rete ecumenica per il patrocinio della pace, in inglese Peace Advocacy, termine di difficile traduzione in italiano che indica il patrocinio di una causa, il lavoro di pressione politica, di paziente tessitura di rapporti per giungere all’obbiettivo di una pace giusta laddove i conflitti dividono i popoli e spesso anche le diverse fedi.

La creazione di una rete ecumenica per la pace è uno dei risultati concreti del «pellegrinaggio di giustizia e di pace» lanciato alla fine dell’anno scorso dalla decima Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese, che si è svolta in Corea, un paese diviso in due da un conflitto che si trascina da decenni. L’obbiettivo è quello di andare oltre un impegno generico per la pace per concentrare e concertare gli sforzi delle chiese su alcune situazioni specifiche, in collaborazione con tutte le persone di buona volontà, in vista di una soluzione pacifica e giusta dei conflitti.

Concretamente, l’attenzione della Rete ecumenica per la pace si porterà nei prossimi mesi sul Medio Oriente e sull’Africa. Si tratta di regioni in cui i cristiani sono perseguitati; ma non si tratta solo di difendere i «nostri». Perché, come ha sottolineato a Sigtuna il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese, il pastore Olav Fykse Tveit, più viviamo la solidarietà con i cristiani che soffrono, più comprendiamo che dicendo «noi» non possiamo che abbracciare l’intera umanità: «I cristiani non si possono salvare da soli», «i cristiani e le chiese hanno lo stesso bisogno di pace e di giustizia di tutti», a qualunque tradizione religiosa o visione del mondo facciano riferimento.

 

Copertina: Via Flikr