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#Noinonarchiviamo Ilaria Alpi e Miran Hrovatin

Una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati ha ricordato che ci sono molti «dettagli utili e  dimenticati» da utilizzare per non archiviare

 

Ieri è stato corale e collettivo l’omaggio rivolto a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin a trent’anni dalla loro morte: un ricordo affettuoso giunto sia dal mondo delle istituzioni sia dell’informazione, accompagnato e non era scontato da quello giovanile grazie alle commemorazioni promosse in tante scuole italiane.

 

A trent’anni dal terribile agguato (era il 20 marzo 1994) il presidente Mattarella ha detto: «Gli assassini di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin sono ancora senza nome. È una ferita».

Nuovi tasselli, utili per proseguire nel percorso di verità e giustizia per la morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono emersi in occasione di una recente conferenza stampa tenutasi presso la Camera dei Deputati, promossa per non spegnere i riflettori sulla vicenda da Walter Verini, capogruppo del Partito Democratico in commissione Antimafia, con Mariangela Gritta Grainer, portavoce del cartello di associazioni #Noinonarchiviamo; Vittorio Di Trapani, presidente Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi); Daniele Macheda, segretario del sindacato Rai (Usigrai); Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio; Giuseppe Giulietti, coordinatore dei presidi di Articolo 21  e Giulio Vasaturo, avvocato di Articolo 21 che ha seguito la vicenda giudiziaria.

 

«Abbiamo chiesto e ottenuto la disponibilità a un incontro dal procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi – ha annuncia Verini – per fornire tutti i tasselli necessari per sostanziare la richiesta per far sì che non si arrivi ad archiviare la vicenda: ci sono gli elementi per raggiungere la verità e la giustizia. E la coincidenza dell’approvazione, qualche giorno fa, da parte del Parlamento europeo, di un atto che tutela il servizio pubblico e il giornalismo di inchiesta, è un modo per onorare la memoria di Ilaria e di tutti i giornalisti, da Daphne Caruana Galizia a Anna Politkovskaja, che in questa missione hanno perso la vita».

 

Mariangela Gritta Grainer non ha esitato a parlare di un «grande depistaggio» ricordando la vicenda del capro espiatorio Hashi Omar Hassan, il cittadino somalo condannato fino in Cassazione per l’omicidio di Alpi e Hrovatin, poi assolto – dopo un successivo ricorso – e dopo ben sedici anni di detenzione, ucciso nel 2022 da una bomba piazzata sotto il sedile dell’auto.

«Siamo in grado di fornire alla Procura i pezzi mancanti, se non ci bloccano anche questa volta», ha ribadito Grainer.

«Oltre a quella di Hashi – ha proseguito Grainer –, sono diversi gli omicidi e le morti che hanno scandito questa vicenda. Hanno tentato di cancellare tutte le possibili testimonianze: l’autista di Ilaria, il capo della polizia somala per fare qualche esempio. E immediatamente dopo l’agguato sono spariti tutti i documenti e le foto.  Nella scrivania di Ilaria abbiamo ritrovato dossier sulla tangentopoli della cooperazione, uno dei quali sulla Somalia. Lei aveva individuato alcuni “peccati capitali” come i traffici illeciti in cambio di armi per la guerra civile. Ilaria e Miran, lavoravano su questo».

 

Tante le iniziative per ricordare Ilaria e Miran ieri, da Trieste a Napoli a Latina, da Ronchi dei Legionari a Parma, dedicate al trentennale dell’omicidio e al liceo Tito Lucrezio Caro di Roma (proprio dove si diplomò nel 1980) è stato presentato un murales dedicato a Ilaria (oggi una stella) e a Miran, in una giornata di approfondimento e incontro con gli studenti, con la partecipazione di don Luigi Ciotti.

 

«È un dovere portare sulle spalle la vicenda Alpi-Hrovatin – ha sottolineato Giuseppe Giulietti – e per questo è fondamentale il coinvolgimento dei ragazzi. Se se ne parla ancora dopo trent’anni, è proprio per la passione di popolo che ha sempre accompagnato questa battaglia. Il nostro slogan deve diventare “per amore delle vittime non possiamo tacere”. Non sono “affari di famiglia, ma affari della Costituzione”».

La Federazione della stampa «c’è e ci sarà anche in sede giudiziaria a sostegno dell’impegno per non archiviare», ha assicurato Di Trapani.

 

Un obiettivo condiviso anche dall’Usigrai, dall’Ordine dei giornalisti e dalla Rai: «Voglio ricordare la battaglia per il reinserimento, nella bozza di Contratto di servizio, dell’articolo che individua tra gli obblighi del servizio pubblico la valorizzazione del giornalismo di inchiesta. Ilaria e Miran – ha rilevato Daniele Macheda   – ne sono stati interpreti di straordinaria efficacia».