Mozambico. In aumento i rapimenti di minori

Human Rights Watch denuncia il gruppo armato Al-Shabaab. I bambini che riescono a tornare nelle loro comunità faticano a reintegrarsi

 

Un gruppo armato legato allo Stato Islamico (ISIS) ha intensificato i rapimenti di bambini nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, ha dichiarato oggi Human Rights Watch. I bambini rapiti vengono utilizzati per il trasporto di beni rubati, per il lavoro forzato, vengono costretto ai matrimoni forzati e alla partecipazione ai combattimenti.

Le organizzazioni nazionali della società civile e il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) segnalano che tali rapimenti sono in aumento. Mentre il gruppo armato, noto localmente come Al-Shabaab, ha rilasciato alcuni dei bambini rapiti all’inizio di quest’anno, diversi bambini risultano ancora dispersi; coloro che sono tornati nelle loro comunità faticano a reintegrarsi.

 

«L’ondata di rapimenti di bambini a Cabo Delgado si aggiunge agli orrori del conflitto in Mozambico», ha dichiarato Ashwanee Budoo-Scholtz, vicedirettrice per l’Africa di Human Rights Watch.

Tra maggio e giugno 2025, Human Rights Watch ha intervistato nove persone in Mozambico, tra cui residenti di Cabo Delgado, giornalisti, attivisti della società civile e un funzionario delle Nazioni Unite, i quali hanno espresso preoccupazione per la recrudescenza dei rapimenti. «Negli ultimi giorni sono stati rapiti almeno 120 bambini», ha dichiarato Abudo Gafuro, direttore esecutivo di Kwendeleya, un’organizzazione nazionale che monitora gli attacchi e fornisce supporto alle vittime.

Quando i combattenti di Al-Shabaab «entrano o attaccano determinate zone, tendono a rapire i bambini», ha affermato Augusta Iaquite, coordinatrice di Association of Women in Legal Careers a Cabo Delgado. «Li prendono per addestrarli e in seguito li trasformano in combattenti».

 

Quando i minori rapiti tornano nella comunità, ci sono poche risorse per aiutarli a reintegrarsi, ha affermato Human Rights Watch. «Il Paese ha bisogno di una strategia chiara su cosa fare quando un bambino, soprattutto uno che è stato salvato, torna a casa», ha dichiarato Benilde Nhalivilo, direttore esecutivo del Civil Society Forum for Children’s Rights.

 

Le organizzazioni della società civile hanno chiesto al governo del Mozambico di adempiere agli obblighi previsti dal diritto nazionale e internazionale per proteggere i bambini del Paese.

La Costituzione del Mozambico e la Legge del 2008 per la Promozione e la Protezione dei Diritti dell’Infanzia sanciscono il dovere dello Stato di proteggere i bambini da ogni forma di violenza, sfruttamento e abuso. Inoltre, il Mozambico ha sottoscritto diversi strumenti internazionali e regionali che garantiscono i diritti dei bambini, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia e la Carta Africana sui Diritti e il Benessere dell’Infanzia. Entrambe proibiscono esplicitamente il rapimento, il reclutamento e lo sfruttamento dei bambini. Il Protocollo opzionale delle Nazioni Unite alla Convenzione sui diritti dell’infanzia sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, ratificato dal Mozambico nel 2004, proibisce ai gruppi armati non statali di reclutare o utilizzare bambini di età inferiore ai 18 anni.

 

In base al diritto internazionale umanitario consuetudinario e allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, i bambini hanno diritto a un rispetto e una protezione speciali; reclutare o permettere che bambini di età inferiore ai 15 anni partecipino attivamente alle ostilità costituisce un crimine di guerra.

Human Rights Watch richiama le autorità mozambicane affinché si prevengano ulteriori rapimenti, si indaghi sui casi esistenti, si perseguano equamente i responsabili, nonché si garantisca un adeguato supporto alle vittime. I bambini salvati necessitano di cure mediche, assistenza psicosociale e attività di reinserimento che garantiscano la loro protezione e il loro benessere.

 

«Il governo del Mozambico deve adottare misure concrete per tutelare i bambini e impedire ai gruppi armati di usarli come strumenti di conflitto», ha affermato Budoo-Scholtz. «È necessario garantire che vi siano solide misure di reinserimento in modo che i bambini non vengano ulteriormente esclusi al loro ritorno nella comunità».