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Luci del Nord. Impressionismo in Normandia

Opere non molto grandi, alcune che sono come schizzi personali da scambiare con altri artisti e appassionati; un percorso composto da pittori che hanno capito che, oltre alla tecnica, oltre allo stile, la metà dell’opera proviene dalla natura stessa; una collezione che raduna questi artisti facendone riscoprire alcuni dimenticati. Il Forte di Bard accoglie, fino al 17 giugno, la collezione  dell’Association Peindre en Normandie di Caen creata da Alain Tapié nel 1992 insieme al consiglio regionale della Normandia. Una collezione da vedere come corpus unitario, dipinti che insieme cerano un movimento continuo, una nuova visione, un quadro composto da quadri.

Il titolo suggestivo, Luci del Nord, ci introduce a un fenomeno locale e globale allo stesso tempo: la luce che entra nei dipinti dell’Europa dell’800 e in Normandia ha una sua origine specifica e caratteristica. Ne parliamo con il curatore Alain Tapié.

Come si spiega il grande fascino che ancora oggi suscita l’impressionismo?

«L’impressionismo raccoglie nello stesso momento la dinamica naturalistica, il rapporto con la natura, la luce, la materia e la dimensione realistica del rapporto con la società in tutti i suoi aspetti. Queste due dimensioni si trovano nell’impressionismo, che non è per niente un movimento nato nel 1874, è qualcosa che nasce, soprattutto per la Normandia, già negli anni ’20, quando l’uso dell’acquerello, portato dagli inglesi, incontrai paesaggi normanni. Il modo rapido, la velocità di esecuzione influenza anche gli artisti francesi, Courbet, Delacroix, poi anche Charles-François Daubigny e altri. Questo vsignifica che è un movimento che raccoglie dimensioni che ormai non sono più simboliche ma di vita quotidiana, natura e realtà».

Si tratta della testimonianza di un cambiamento di stile di vita che ha portato gli artisti all’aperto?

«Rispetto a un’epoca in cui l’immagine serviva per simbolizzare dei valori rituali, intellettuali e religiosi, in questo momento la rappresentazione serve per avere di fronte a se un pezzo del mondo. In questo caso la dimensione puramente locale, la bellissima natura normanna, può diventare globale. È il primo passaggio dal locale al globale, qui e nei dintorni di Parigi, che è l’altro luogo di nascita dell’impressionismo nella sua dimensione più realista. Si chiama impressionismo ma potrebbe essere anche espressionismo perché in questi paesaggi si esprime  il pittore nella sua visione del mondo, crea delle sensazioni e delle emozioni che vengono condivise con chi guarda l’immagine e le può considerare come uno specchio della sua melancolia, della suo gioia, della sua anima.

Sicuramente la natura è la protagonista di questa mostra. Attraverso questi quadri cosa ci si trova davanti?

«Abbiamo la forza naturale del niente: un po’ di spiaggia, un po’ di sabbia, un po’ di alghe, qualche onda, siepi, delle nuvole, del grigio. Un’alchimia assolutamente straordinaria che all’inizio non sembra bella ma crea una forte emozione per la verità che c’è in questa rappresentazione. Gli inglesi sono tornati in Francia all’inizio dell’800, dopo il Trattato di Amiens che gli permette di viaggiare di nuovo, e sono arrivati in Normandia con un’idea di pittoresco, di forte elemento storico e architettonico; si sono trovati davanti una natura fenomenale, non sempre bella, anche dura; così si sono messi a dipingere e hanno coinvolto nel movimento anche i francesi».