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Ecumene: 60 anni di laboratorio teologico in Italia

L’occasione è stata ferragosto. Il tradizionale culto del 15 agosto a Ecumene, Velletri (Roma), ha dato spazio alla riflessione e alla commemorazione del compleanno del Centro metodista per la gioventù. Sono infatti passati sessant’anni da quando un folto gruppo di giovani evangelici ha realizzato il sogno di dare vita a un luogo di studio, di culto e di vita comunitaria. Come non ricordare allora innanzitutto le origini, il modo in cui tutto è cominciato: l’attuale Ecumene è frutto di un secondo tentativo di costruzione. Il primo era stato talmente osteggiato dalle istituzioni religiose della zona del perugino (Monteluco), da costringere quel gruppo di giovani a lasciare le terre di Francesco D’Assisi col loro, così considerato, comportamento «eretico».

Il luogo appropriato fu trovato un paio d’anni più tardi, nel 1954, a Velletri. Da allora Ecumene ha coinvolto la vita di molte e di molti. E’ un’esperienza che da personale diviene immediatamente «comunitaria». Qui le relazioni si compongono di «amici e amiche», ricorda il pastore Massimo Aquilante, che ha presieduto il culto. Un’amicizia che dura nel tempo perché è fatta di «carne e ossa», rimando a quel Dio che è «carne e ossa» in Gesù Cristo, e non semplice essenza lontana e ultraterrena. Ecumene si fonda su questo: è sempre stato infatti un laboratorio teologico. Negli spazi del Centro la comunità che di volta in volta negli anni si è riunita ha tentato di pensare tale carnalità, di viverla nella vita quotidiana e di praticarla nel lavoro del Centro stesso.

Sarebbe errato pensare a un luogo dove «estraniarsi» dal mondo: tutto il contrario! Il tempo di festa, compreso quello di ferragosto, non è un distacco dal tempo «naturale» della vita. Nessuna separazione tra luogo sacro da quello profano: Ecumene è l’idea che Dio vive nel rapporto quotidiano. Non è una fucina che produce un esempio migliore – separato, bensì un affermare «che al centro resta il Padre e che alla fede si giunge nel confronto con la Parola di Dio, che tutto rinnova e che abbatte ogni muro di separazione», ricorda il pastore Aquilante. Per il futuro la direzione è quella di raccontare questa storia affinché riviva nelle generazioni che abiteranno il Centro: «Questa è la passione di Ecumene: testimoniare non per noi stessi, ma perché tutti quegli uomini e quelle donne che oggi nelle nostre città sono affamati e assetati di giustizia, tutti quegli uomini e quelle donne che sono alla ricerca di cose vere, cose autentiche, cose vive, tutti quegli uomini e quelle donne che ancora sanno commuoversi al sapore della libertà, lo facciano in Cristo. Ecumene vive e fatica perché “chi si vanta, si vanti nel Signore”».