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Arte contro l’intolleranza: il monumento di Pinerolo

Sono già trascorsi quindici anni dall’inaugurazione, a Pinerolo, del monumento dedicato a tutte le vittime dell’intolleranza e della violenza, perpetrate anche nel nome di Dio. Un anniversario significativo!

Il monumento fu realizzato dallo scultore austriaco Gerald Brandstötter, che morì in un incidente stradale a pochi mesi dall’inaugurazione di quella che fu la sua ultima importante opera artistica. Per giungere a quel traguardo si costituì un comitato ecumenico che raccolse i fondi necessari e promosse riflessioni intorno all’iniziativa. Fin da subito essa ebbe un indirizzo ecumenico, interpretando la volontà delle chiese, cattolica e valdese, di Pinerolo. Dei membri del comitato promotore (4 cattolici, 5 valdesi) alcuni ci hanno già lasciato. Il tempo passa per tutti. Ma l’opera d’arte – che il Comitato donò alla città di Pinerolo – rimane lì come un memoriale posto sul viale alberato dei giardini De Amicis, tra il tempio valdese e la chiesa di Santa Croce. Un operazione del genere oggi sarebbe recepita come uno spreco: penso all’episodio giovanneo del prezioso olio di nardo, di gran valore, che Maria utilizzò per ungere i piedi di Gesù…: «ma perché non si è venduto quest’olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Quella domanda t’inchioda ancora, così come liberatoria risuona la risposta di Gesù.

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Il monumento rinvia al rogo del 1397 a Steyr (in Alta Austria) in cui perirono quei valdesi (un centinaio) che non vollero abiurare la loro fede. La vicenda storica è ricordata su un apposita targa posta vicino al manufatto. Mi colpisce, a distanza di anni, il fatto che valdesi e cattolici, uniti nella condanna di quei tragici eventi e di tanti altri perpetrati nel nome di Dio, abbiano espresso attraverso un’opera d’arte il proprio rigetto del terrore, della distruzione violenta di ogni forma di dissidenza. Per talune dimensioni del vivere e del credere soltanto l’arte, la musica, la pittura, la poesia – in questo caso la scultura – possono illustrare al meglio le emozioni che provi. Sulla targa posta vicina al monumento è scritto: «Una sequenza di visi e di fiamme sale verso l’alto, ma il fuoco, dopo aver consumato i corpi non riesce a cancellare i volti che, trasformati in maschere di dolore, invocano un mondo liberato dalla violenza». Accanto al rogo umano è collocata una figura femminile che si volge verso l’alto come per implorare che il fuoco dell’intolleranza finalmente si spenga. E che dissidenze, confessioni religiose diverse o scelte ideologiche contrastanti trovino, finalmente, il modo di convivere pacificamente nel rispetto della dignità di ogni persona. Il monumento indica come il percorso per realizzarlo vada proseguito su altri obiettivi altrettanto importanti.