Ada Gobetti e la musica, una ricca storia

Dalla formazione classica ai testi ospitati sulla rivista che dedicò ai problemi dell’educazione

 

Dopo aver visionato il Giornale dei genitori (1959-1968), la pubblicazione del Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria, a cura di Gigliola Bianchini Ada e la Musica (Centro studi “P. Gobetti”, 1999) e il romanzo scritto negli anni ’30 con lo pseudonimo Coletta Monforte La musica più bella, trarrei alcune considerazioni sul ruolo della musica nella vita dell’autrice di Diario partigiano.

 

Ada Prospero (1902) aveva ricevuto dalla famiglia un’educazione musicale classica, come usava nelle famiglie borghesi. Iniziò molto presto a suonare il pianoforte: i suoi primi pezzi sono del periodo 1906-1910, dunque a 4 anni. È stata allieva della scuola di pianoforte Boerio-Ferraria-Gilardini mentre frequentava le elementari e nel 1920 partecipava a delle esercitazioni dedicate a diversi musicisti. Sappiamo dalle lettere a Piero Gobetti che suonare e cantare le piaceva ed “era portata”, come si dice. Dalle raccolte di libretti d’opera (Auber, Leoncavallo, Mascagni, Puccini, Wagner) apprendiamo che amava ascoltare l’opera (nella lettera citata racconta ancora che si era preparata rileggendo gli spartiti di un concerto di Mozart e Beethoven che sarebbe andata ad ascoltare al teatro Regio). Pochi gli spartiti di musica leggera che ci restituiscono una ragazza dei suoi tempi.

 

Potremmo dire che la Ada diventata Gobetti su questo piano registra una cesura nei propri interessi, riorientati dalla relazione di dipendenza da Gobetti conosciuto nel 1918 e sposato nel 1923. Nel 1925 nasce il figlio Paolo. Quasi subito smette di studiare pianoforte e canto e, terminato il liceo, si iscrive a Storia e Filosofia. Le biografie parlano di affinamento spirituale reciproco e di studio ma le lettere (riportate anche nella pubblicazione curata da Gigliola Bianchini) raccontano di un distacco lacerato da questa sua modalità espressiva che ricorre non solo nei pochi riferimenti alla sfera musicale ma anche nelle descrizioni di situazioni varie che dal carteggio ritornano nel romanzo La musica più bella in cui tornano espressioni del carteggio, ed è una traccia di elaborazione del proprio rapporto con la musica, che può al contempo spiegare come questa sembri estinguersi dopo la esperienza della guerra: un romanzo in cui sono protagonisti i suoni e in generale i sensi, la natura e le emozioni che fanno vivere i corpi. La titolazione dei capitoli rimanda a una partitura: Indice, Preludio in tono minore, Andantino gaio, Dissonanze, Allegro agitato, Canto di primavera, Intermezzo in sordina, Lento doloroso, Andante appassionato, Armonia spezzata, La sirenetta, Di schianto, Ripresa, La musica più bella.

 

 

Negli anni ’50 Ada Marchesini Gobetti sente l’urgenza di occuparsi di pedagogia e nel 1958 esce il volume Non lasciamoli soli. Consigli ai genitori per l’educazione dei figli; nel 1959 fonda il Giornale dei genitori con i soldi guadagnati dalla pubblicazione del libro, un mensile dedicato ai temi dell’infanzia, in rapporto alla famiglia, alla scuola, alla società. Fin dai primi numeri è presente la rubrica “vedere ascoltare sapere”, in genere all’inizio della pubblicazione, che ha lo scopo di offrire strumenti di accesso alla cultura attraverso la lettura, la visione di film e l’ascolto. Rispetto a quest’ultimo vi è una proposta di opere letterarie classiche e ottocentesche insieme alle lettere da Stalingrado, poesie risorgimentali e del 900 italiane e russe, corsi di lingua e canti della resistenza in Italia, Spagna, Algeria e anarchiche, e anche canti popolari canavesani.

 

Le proposte di musica classica sono praticamente assenti escluso il numero 1/1960 in cui viene presentato un disco di Benjamin Britten, Guida orchestrale per i giovani (The young person’s guide to the orchestra), variazione e fuga su un tema di Purcell 4, e il numero 2/1965 dove viene proposto tra gli altri l’acquisto della Storia della musica, edizioni Fabbri ‘in 166 fascicoli ciascuno con un disco a 33 giri. In quei 9 anni vi sono solo 5 testi dedicati all’educazione musicale: 10/1960, L’insegnamento pianistico di G. Formiggin; 4/1962, Il bimbo e la musica di H. Vaccaro; 6-7/1962 Il bambino e la musica – Nessuno nasce “stonato” di H. Vaccaro; 4-5/1966, Le meraviglie della musica di L. Alberti; 3/1967; L’educazione musicale del bambino di E. Pampiglione Bassi

 

Sembra dunque che non vi sia più posto non solo per sé ma neanche nella formazione dei giovani per una educazione musicale nel quadro di una offerta culturale di strumenti per emanciparsi, affermarsi socialmente e sviluppare la libertà di pensiero e una capacità di un senso critico dopo l’indottrinamento nella dittatura. Nel 1963 un Decreto ministeriale introduce un’ora di musica nelle scuole sebbene già nel 1885 fossero previsti esercizi di canto, a dare la misura di un’attenzione scarsa e ondivaga di cui anche il Giornale dei genitori dà conferma e tutt’ora in Italia l’educazione musicale mantiene una posizione di irrilevanza.

 

Ada e la musica è dunque un excursus nella biografia intima di persona poliedrica e proiettata nel mondo, sollecitata dagli accadimenti e dalla posizione in cui si è trovata a viverli.