lidia-poet

Due nuovi appuntamenti con Lidia Poët

Ancora su Lidia Poët, non che non se ne sia già parlato in modo critico,dalla recensione di Peter Ciaccio su Riforma, ai numerosi articoli di giornale con le dichiarazioni di alcuni pronipoti, alquanto dispiaciuti che nella serie Netflix la loro (e nostra) illustre antenata fosse ridotta a uno stereotipo dell’emancipazione femminile, con tanti amori che si intrecciano e precarie vie di fuga. Il dubbio sorge: una donna non sposata e che ha dedicato la sua vita allo studio – prima conseguendo una laurea che non la abilitò alla professione, poi continuando a leggere e a studiare – viene trasformata nel suo contrario, secondo stereotipo, cioè una donna sessualmente disinibita e sboccata.

La serie Netflix è tra le più viste al mondo, non solo in Italia ma anche dove vige ancora il patriarcato, e il prodotto è stato pensato per una ampia audience, a tutte le latitudini. Ovvio che non vi siano riferimenti alla “vera” Lidia Poët, al suo percorso intellettuale, al tempo che ha dedicato alle battaglie per i diritti civili, in particolare in favore di donne e minori emarginati, anche nelle carceri. Va anche detto che diverse riviste femminili hanno poi cercato di ripercorrere la vera vita di Lidia Poët e che sono stati organizzati due interessanti convegni a Pinerolo e a Torino per restituire a questo nome la sua storia, intrecciata con la storia delle donne anche a livello internazionale.

I viaggi di questa donna sobria e determinata la portarono a vivere in diversi luoghi. Da Traverse dove era nata e dove ancora adesso si può vedere la casa dove si ricorda ai visitatori che Lidia Poët è stata la prima avvocatessa in Italia (oggi diremmo avvocata), a Pinerolo dove si trasferì per collaborare con lo studio del fratello Enrico che era avvocato. Nella chiesa valdese si trasferì per certificato nel 1888, poco dopo l’annullamento della delibera con cui il Consiglio dell’Ordine degli avvocati l’aveva iscritta, inibendole così di esercitare la professione in prima persona (1883). Di lì a poco la chiesa valdese di Pinerolo divenne autonoma e Lidia abitava, secondo le fonti, nella casa del Teatro sociale in via Trieste, ma soggiornava spesso a Diano Marina e a Mentone. Viaggiò molto in Italia e all’estero per partecipare a convegni internazionali e tessere relazioni con personalità di primo piano della vita pubblica italiana, come dimostrano testi e documenti conservati alla Biblioteca Alliaudi di Pinerolo che il direttore Giampiero Casagrande ha più volte illustrato nell’auspicio che possano essere digitalizzati e resi fruibili anche nel web.

Per scoprire le ragioni di una vita tanto dinamica e determinata, occorre leggere il libro di Cristina Ricci, “Lidia Poët. Vita e battaglie della prima avvocata italiana, pioniera dell’emancipazione femminile” (Lar Editore Graphot 2022) che riporta in copertina un ritratto autografo. In rete si trovano diverse foto che sono false, ma occorre imparare a riconoscere le fake news, cercando fonti storiche che possano rivelarsi a poco a poco, anche se in modo frammentario. «È il bello della ricerca» mi racconta Cristina Ricci mentre conversiamo in un pomeriggio di fine aprile «è anche però difficile distinguere tra verità e finzione, a maggior ragione nella fiction televisiva» mentre ripercorre a grandi linee la trama delle sei puntate. Commentiamo e riflettiamo sul fatto che sarebbe interessante trovare nella fiction alcune “pillole” della vera Lidia Poët, la cui vita è stata abbastanza avventurosa da farne un film, ma forse è meglio così, il nome è sufficiente per incuriosire. Chi voglia approfondire può leggersi i diversi libri che sono usciti e che ne ripercorrono la vita e le battaglie come quella per il diritto di voto femminile che, intorno al 1903, ebbe ampia eco anche nelle chiese valdesi e in Sinodo, ben prima che questo diritto fosse riconosciuto nel 1946 con il referendum che sancì la Repubblica italiana.

L’intreccio della vita di Lidia Poët con la società del suo tempo e con le battaglie per i diritti civili è testimonianza di un impegno che noi oggi ancora portiamo avanti. Al Salone del libro, venerdì 19 maggio, ore 13.30 Arena Piemonte, nell’ambito di un’iniziativa del Coordinamento degli istituti culturali, verrà commentato dagli storici Alessandro Barbero e Mauro Forno un brano della tesi di laurea di Lidia Poët sul diritto di voto alle donne, a illuminare come “Attraverso lo specchio” (tema del SalTo23) riflettiamo sulle trasformazioni sociali e sui diritti civili nello spazio pubblico.

Questa sera 11 maggio invece, alle ore 18, l’autrice sarà ospite della libreria Claudiana di via Principe Tommaso 1 a Torino, per continuare a esplorare le tante sfumature della lunga esistenza di Lidia Poët, chiacchierando in compagnia del redattore del giornale Riforma Claudio Geymonat.