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La Celi, una chiesa in comunione

Che la Chiesa Evangelica Luterana in Italia sia (Celi) una piccola presenza protestante è un elemento noto. Che questa piccola testimonianza luterana in Italia sia parte di una Federazione mondiale cui fanno riferimento milioni di credenti evangelici non è sempre noto.

Tra le voci presenti alla recente pre-Assemblea della Federazione Luterana Mondiale (Flm) ad Oxford, quella del decano della Celi, il pastore Carsten Gerdes.

Per la Flm le voci delle Chiese che la compongono forniscono risorse di riflessione e arricchimento della testimonianza alla base dell’impegno dei luterani nelle diverse società.

Vi proponiamo, quindi, l’intervista che la Federazione ha rivolto al Pastore Gerdes così come è stata pubblicata sul sito della Flm.

Originario di Bremerhaven, sulla costa tedesca del Mare del Nord, Carsten Gerdes e sua moglie Magdalena, anch’essa pastora luterana, servono la comunità di Ispra-Varese, una delle quindici comunità che compongono oggi la Celi.

Fondata come “chiesa evangelica ecumenica“, per accogliere i protestanti che vi si riunivano, conta oggi circa 220 membri di varie nazionalità che vivono e lavorano nelle vicinanze o in Svizzera.

Circondato da uno scenario mozzafiato, ai margini di un parco nazionale e a meno di due ore dalle piste da sci, è un ambiente ideale per un “amante della natura” come Gerdes. Eppure, già nei quattro anni trascorsi da quando è Pastore ad Ispra-Varese, Gerdes ha iniziato a notare gli effetti del cambiamento climatico e le sfide che esso pone agli agricoltori e alle altre imprese locali.

Ci parli un po’ del suo background e del perché ha deciso di diventare pastore?
«Sono nato nell’estremo nord della Germania da una famiglia non particolarmente religiosa. Il mio primo vero contatto con la Chiesa è stato al momento della confermazione, una cosa normale, secondo le aspettative dei miei, anche se loro stessi non frequentavano la Chiesa. Così mi sono interessato. Ho voluto saperne di più e mi sono unito al gruppo giovanile. In seguito a queste esperienze, ho iniziato a pensare a un futuro come pastore. Ho studiato teologia in Germania e, dopo la mia ordinazione nel 1993, la mia prima parrocchia è stata quella di Wolfsburg, una città nota come sede dell’industria automobilistica Volkswagen. Da lì mi sono trasferito con la mia famiglia a Soltau, famosa per le sue riserve naturali con bellissimi boschi e brughiere, coperti di erica viola e altri arbusti selvatici. Quando i nostri due figli sono cresciuti e hanno lasciato la casa per studiare, mia moglie e io abbiamo deciso che era il momento giusto per trasferirci più lontano e sperimentare nuove sfide e lavorare in un Paese straniero. Mi sono candidato per questa posizione a Ispra-Varese, un luogo dove possiamo goderci la vita all’aria aperta e incontrare persone provenienti da contesti diversi».

Chi sono i membri regolari della vostra Comunità?
«Molti dei nostri parrocchiani sono scienziati o insegnanti che lavorano per il Centro di Ricerca della Commissione Europea o per la Scuola Europea di Varese. Altri vivono in zona ma lavorano oltre confine con aziende svizzere. Alcuni sono andati in pensione o si sono allontanati dalle grandi città come Milano per vivere una vita più tranquilla in campagna. Tradizionalmente, le persone provenivano da un ambiente di lingua tedesca: perciò le nostre funzioni e altre attività erano principalmente in tedesco. Tuttavia sempre più spesso incontriamo persone interessate alle fonti bibliche della loro fede e a un’alternativa alla Chiesa cattolica romana, per cui sempre più spesso le attività si svolgono anche in italiano».

Che rapporti avete con la popolazione cattolica locale?
«Abbiamo buoni rapporti sia con la parrocchia locale che con la gente del posto. Ogni mese abbiamo un breve momento di preghiera insieme, oltre a organizzare eventi durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e altre occasioni importanti. Durante l’Avvento, organizziamo una fiera natalizia annuale e sosteniamo economicamente un progetto per i senzatetto gestito dalla chiesa cattolica».

A maggio (2022 ndr.) lei è stato eletto decano delle Chiesa evangelica luterana in Italia: in che modo lavora a stretto contatto con le congregazioni in altre parti del Paese?
«Nella nostra Chiesa le persone si occupano principalmente di questioni locali e non sempre sono strettamente legati ai luterani di altre parti d’Italia. Stiamo tuttavia lavorando per rafforzare questi legami, specialmente sulla scia della pandemia COVID-19. La comunità più vicina a noi si trova a Milano e di recente abbiamo organizzato una giornata di escursioni con alcuni dei loro membri di chiesa per conoscerli meglio. Lo scorso autunno abbiamo organizzato a Roma un workshop di tre giorni sul tema Fede e umorismo, con un centinaio di persone provenienti da tutta Italia che si sono riunite per discutere di temi come l’umorismo nella Bibbia e i benefici della clown terapia. È stato un evento meraviglioso, che ha offerto alle persone una prospettiva alternativa per aiutarle ad affrontare qualsiasi cosa, dai problemi più piccoli alle questioni più difficili che potrebbero dover affrontare».

La vostra comunità (Ispra-Varese) si trova nella splendida cornice del Lago Maggiore. Quanto siete preoccupati per i cambiamenti climatici che minacciano il sostentamento della popolazione locale?
«Nella regione possiamo già ben vedere gli effetti del riscaldamento globale alle nostre porte. Ci sono meno precipitazioni e meno neve sulle montagne, quindi c’è meno acqua che scende ad alimentare fiumi e laghi. La gente qui fa affidamento su quell’acqua per l’agricoltura, il turismo e la produzione di energia idroelettrica. Come cristiani, dobbiamo riflettere più attentamente sulle nostre responsabilità e agire per proteggere la creazione di Dio per le generazioni future».

Lei è stato recentemente in Inghilterra in occasione della pre-Assemblea europea della Federazione luterana mondiale: quali impressioni ha tratto da quell’incontro?
«Mi trovavo per la prima volta ad un incontro della Flm. Incontrare tante persone nuove e conoscere le loro chiese, soprattutto quelle più piccole come quella che ha ospiti, la Chiesa luterana in Gran Bretagna è stato molto incoraggiante. Il cambiamento climatico è una grande preoccupazione per le chiese e soprattutto per i giovani di molti di questi Paesi europei. Ma non soltanto. È stato anche utile riflettere insieme sul calo di adesioni e sentire come altri lo stanno affrontando. Come luterani in Italia, siamo spesso definiti in opposizione alla chiesa cattolica di maggioranza, ma sempre più spesso dobbiamo confrontarci con il crescente numero di non credenti nella società».

Lei sarà anche in Polonia come delegato all’Assemblea di Cracovia a settembre: quali speranze nutre per questo evento?
«Le persone nelle nostre Comunità non sanno molto della più ampia famiglia luterana. Si rivolgono a noi attraverso collegamenti locali, perché sono alla ricerca di qualcosa nella loro vita, o forse perché vogliono parlare con altri nella loro lingua. Tuttavia sentire che non siamo soli, che ci sono altri cristiani luterani come noi in tutta Europa e oltre, che condividono la stessa fede, le stesse tradizioni, che praticano il culto nello stesso modo, è un’esperienza molto preziosa che la Flm permette. L’Assemblea di Cracovia è una occasione importante per condividere queste esperienze e costruire relazioni e scambi tra le diverse Chiese. Così come vedere che condividiamo molte delle medesime sfide, che possiamo sostenerci a vicenda anche attraverso la preghiera e le iniziative pratiche. Mi auguro sia un evento molto colorato e stimolante e non vedo l’ora di passare del tempo insieme a Cracovia».