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La porta è aperta per la pace e la conciliazione in Sud Sudan

In Sud Sudan papa Francesco ha viaggiato in compagnia dell’arcivescovo della Comunione anglicana Justin Welby e con il moderatore della Chiesa di Scozia Ian Greenshields.

Il pastore Greenshields ha detto di aver pregato che la buona volontà costruita durante uno storico pellegrinaggio ecumenico di pace che ha coinvolto lui, papa Francesco e l’arcivescovo di Canterbury segnasse un punto di svolta nella breve storia del travagliato Paese.

Ha detto che è stato un privilegio essere al fianco e solidale con milioni di persone che stanno soffrendo profondamente a causa del continuo conflitto armato, della violenza, della corruzione, delle inondazioni e della carestia.

La Chiesa di Scozia è stata invitata a rappresentare la famiglia presbiteriana grazie alla sua forte partnership con la Chiesa presbiteriana del Sudan meridionale.

Le due Chiese lavorano a stretto contatto dal 2015 su un programma vitale di pace, riconciliazione e risoluzione dei conflitti.

La Chiesa di Scozia ha aiutato i leader della Chiesa sudanese a lavorare sia a livello di base che a livello politico per cercare di porre fine a un inutile conflitto e costruire una pace, una stabilità e un’unità durature.

Il pastore Greenshields ha comunicato che il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit, e il vicepresidente, Riek Machar, hanno entrambi dichiarato di essere disposti a promuovere il perdono e la riconciliazione.

La Repubblica del Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan nel 2011.

Si stima che circa 400.000 persone abbiano perso la vita nel corso degli anni, che 9,4 milioni di persone abbiano bisogno di aiuti umanitari e che circa due milioni di persone siano state sfollate nel Paese.

Si stima che nel 2023 otto milioni di persone soffriranno di insicurezza alimentare e le donne e le ragazze sono estremamente vulnerabili alla violenza sessuale e di genere.

Un recente rapporto delle Nazioni Unite descrive un’ «esistenza infernale per le donne e le ragazze”» in Sud Sudan, con stupri diffusi perpetrati da tutti i gruppi armati del Paese.

La violenza sessuale è stata «strumentalizzata come ricompensa e diritto per i giovani e gli uomini che partecipano al conflitto».

La pastora Fiona Smith, della Chiesa di Scozia, che ha partecipato al pellegrinaggio, ha dichiarato: «I sorrisi raggianti e la speranza che brillavano sui volti delle donne che ho incontrato mi hanno tolto il fiato. Ma ho anche sentito le loro grida di dolore. Non hanno voce e noi dobbiamo essere la loro voce per chiedere la fine del barbaro trattamento delle donne e delle ragazze del Sudan meridionale. È per questo che la giustizia, la pace e la riconciliazione sono di fondamentale importanza. Il mondo non può stare a guardare e permettere che tutto questo continui».

Il governo britannico, che ha tagliato gli aiuti internazionali al Sud Sudan del 59% nel 2021, è stato esortato da organizzazioni caritatevoli come Christian Aid a raddoppiare gli sforzi per sostenere la costruzione della pace.

Il pastore Ian Greenshields ha dichiarato: «Il Sud Sudan è il Paese più giovane del mondo e ha un enorme potenziale che deve ancora essere adeguatamente realizzato. Ho intrapreso questo storico pellegrinaggio di pace con i miei fratelli in Cristo per accendere i riflettori su un Paese paralizzato dalla guerra civile».

La visita si è conclusa con la celebrazione da parte di papa Francesco di una messa all’aperto nel centro di Juba, la capitale del Paese, alla quale hanno partecipato anche il moderatore e l’arcivescovo di Canterbury.

I tre uomini hanno pregato per il popolo del Sud Sudan e hanno firmato un accordo di pace.

È stato un evento spettacolare, con coro e ballerini, a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone.

Il moderatore dell’assemblea generale della Chiesa di Scozia ha predicato davanti a quasi 16.000 persone in una chiesa presbiteriana del Sudan meridionale.