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Una diversa organizzazione territoriale per la chiesa di oggi

Come spiegato in questi giorni le chiese valdesi e metodiste sono raggruppate in quattro distretti che tengono annualmente la loro sessione a fine primavera. Vi partecipano i deputati delle singole chiese, i pastori, i diaconi, i responsabili di istituti e opere e degli altri organismi che risiedono nel territorio. Da martedì stiamo pubblicando i resoconti dei lavori delle quattro conferenze che si sono svolte in queste settimane. Oggi è il turno del Terzo Distretto, che raggruppa le chiese dell’Italia Centrale.

 

Sabato 18 e domenica 19 giugno la Conferenza del Terzo Distretto si è riunita in parte in presenza al Gould di Firenze, in parte in collegamento Zoom. Una modalità che, al netto della comodità di non spostarsi da casa (che però si traduce anche nell’impossibilità di vivere quei momenti a latere che sono in definitiva gli spazi di confronto più veri), ha portato a difficoltà tecniche, riducendo i tempi, già congestionati.

Distretti e Circuiti: una revisione degli organismi intermedi? Al centro del dibattito, ancora una volta, il che non ne diminuisce l’importanza ma semmai l’accresce, è il rapporto tra gli “organismi intermedi”, Circuiti e Distretti. Da tempo si discute sulla loro funzionalità, nella chiesa attuale in cui la difficoltà di trovare persone disponibili a ricoprire gli incarichi (dai concistori, fino al livello nazionale e internazionale) rende faticoso applicare le discipline.

La nostra chiesa è molto “strutturata”, ha sottolineato il pastore Luca Anziani, sovrintendente del XII Circuito, siamo chiese piccole e proprio per questo abbiamo bisogno di una struttura, di una disciplina, che però deve essere inscindibile dalla «gioia dellappartenenza». Gli organismi intermedi devono contribuire, tutti insieme, a fare sentire meno isolate chiese disperse sul territorio, colmare lo scollamento percepito tra la vita delle comunità locali e i livelli superiori.

Da più parti è emersa la richiesta di una revisione e riorganizzazione di Distretti e Circuiti: un organismo intermedio?, ha suggerito Marco Santini, deputato di Firenze; una Ced in cui sieda un rappresentante per ogni Circuito?, ha suggerito il pastore Daniele Bouchard: tale istanza, ha osservato Gianna Urizio, deputata di Roma piazza Cavour, andrebbe portata in Sinodo, perché riguarda tutta Italia. La necessità di una revisione delle strutture, stimolando nuove formule più vicine alla vita di oggi, creando delle reti, potenziando le voci dei territori, è emersa anche nei messaggi di Gabriella Rustici (Ffevm) e Elia Cortini (Fgei).

La Ced e la Cde hanno sottolineato l’importanza di fare proprie le procedure che permettono il funzionamento delle nostre chiese, come forma di testimonianza e di rispetto reciproco, non limitandosi alla ripetizione meccanica di prassi: in quest’ottica va l’atto 20, approvato dopo una discussione che in un primo momento mescolava il tema dell’organizzazione territoriale e il Patto d’Integrazione tra valdesi e metodisti (50 anni nel 2025), poi giustamente scissi arrivando all’atto n. 19. A questo proposito il pastore Massimo Aquilante ha ribadito con forza la diversa natura di Circuiti (missionaria) e Distretti (amministrativa). L’errore è stato, nel tempo, concepirle in forma gerarchica, e allargare l’ambito dei Distretti. Del resto, ha ammesso, le assemblee di Circuito sono sempre meno sentite, dagli stessi metodisti….

L’importanza della formazione: chi deve occuparsene? Discorso strettamente legato al precedente, in quanto investe le competenze dei Consigli di Circuito e delle Ced, il cui confine non è così netto, è la formazione: i mandati stessi vanno oltre le funzioni puramente amministrative e di controllo, includendo l’ambito formativo. Essenziale, si è detto, la collaborazione tra Ced e Circuiti. Periodicamente la Ced organizza momenti di aggiornamento per i cassieri sulla gestione delle finanze e delle statistiche, molto apprezzati (come espresso da due atti, il 12 e il 17, di ringraziamento e invito a proseguire); ma ultimamente è stato chiesto anche di lavorare sul tema delle nuove tecnologie e linguaggi: la Ced ha organizzato un incontro sui linguaggi della fede” (ne avevamo parlato nel numero 18 di Riforma); purtroppo, ha spiegato, per la difficoltà di reperire persone disponibili, se n’è potuto fare uno solo, ma l’intenzione è di proseguire, e il mandato dell’atto n. 14 chiede proprio questo, con un focus particolare sull’uso dei social

Chiese, tra preoccupazioni e barlumi di speranzaIl quadro è preoccupante, degno di attenzione e approfondimento nei prossimi mesi: al di là degli effetti negativi della pandemia, ci sono problemi di lungo periodo. Un punto all’ordine del giorno, non sviluppato in modo specifico, ma trasversale a tutta la discussione, era infatti «Riflessione sui segnali di stanchezza e disagio delle chiese».

Al di là delle difficoltà, sono state presentate anche due situazioni in miglioramento: la chiesa francofona di Roma, con la quale i rapporti migliorano di anno in anno (già nella scorsa CD se n’era parlato) e il Centro evangelico di servizio (Cedis) di Villa San Sebastiano, oggetto di discussione. Riguardo a quest’ultimo, che dopo diverso tempo ha finalmente potuto presentare un bilancio, si spera nella soluzione definitiva dei problemi organizzativi ed economici.

La presenza e l’impegno di due giovani, Irene Piacente (direttrice) e Giulia Di Marco (presidente), che purtroppo per motivi di lavoro non hanno potuto essere presenti, fanno ben sperare, anche se non mancano elementi di criticità, espressi da alcuni presenti, sulle attività e la stabilità economica del Cedis.