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L’inutile muro fra Repubblica Dominicana e Haiti

Nelle scorse settimane il presidente della Repubblica Dominicana Luis Abinader ha manifestato la volontà della costruzione di un muro di oltre 300 chilometri lungo il confine con Haiti, allo scopo di fermare l’immigrazione clandestina e il contrabbando. Tra il 2017 e il 2021 circa 250 mila haitiani sono stati espulsi dal Paese confinante. Haiti da anni sta attraversando una crisi umanitaria gravissima, causata da eventi naturali a catena, soprattutto terremoti devastanti, accompagnati da crisi economiche senza precedenti che ne fanno una nazione fra le più povere del pianeta. 

Molte sono le critiche giunte per tale proposta perché appare improbabile smontare la rete di contrabbandieri, dominicani, che approfittano di tale disperazione per lucrare sui corpi delle persone.

Telésforo Isaac è vescovo emerito della Chiesa anglicana in Repubblica Dominicana. Con il testo che vi proponiamo di seguito è intervenuto sul tema.

«Alcuni mezzi di comunicazione locali hanno riferito che singoli e gruppi stanno chiedendo allo Stato dominicano di continuare a costruire un muro di circa 376 chilometri lungo il confine tra Haiti e la stessa Repubblica Dominicana. L’idea di questo muro separatista che è nella mente e nei desideri di alcuni deve essere ben ponderata, strategicamente mirata. È necessario soppesare i molteplici profili, le contingenze e le particolari conseguenze effettive o negative che devono essere prese in considerazione e farlo pensando alle conseguenze che ciò avrebbe nel breve e nel lungo periodo.

Da sempre muri, bastioni, recinzioni e fortezze sono stati costruiti per fungere da linee di demarcazione, difesa e protezione da invasioni o incursioni di tribù attaccanti, orde barbariche, intrusioni di stranieri o animali selvatici, giurisdizioni territoriali, nazioni, città e feudi. In alcuni casi sono stati costruiti per prevenire o controllare la mobilità delle persone, i traffici illeciti di persone, il contrabbando; ma a volte è stata lamentata la perdita di scambi culturali, sportivi ed economici come il commercio.

I muri non hanno mai fermato efficacemente il movimento di persone e gruppi in cerca di miglioramento sociale ed economico.  La storia è piena di prove di questa realtà. Un muro sulla linea di confine sarebbe un muro di contenimento, ma non necessariamente una struttura di divisione tra i popoli.

Il commercio tra i popoli di confine è redditizio, gli scambi sono attività umane che accrescono la cultura e la conoscenza in modi insospettabili. Nel bene e nel male, gli scambi continueranno a vari livelli socio-economici e da una realtà che generalmente non è conosciuta o presa in considerazione; questo perché singoli e gruppi di haitiani sono devoti alla Vergine Altagracia e vengono a Higüey la settimana del 21 gennaio per venerarla, adempiere a promesse, ringraziare o chiedere favori per migliorare qualche condizione di cui soffrono. D’altra parte, durante la Settimana Santa e in altre date, molti dominicani si recano ad Haiti per ricevere “acqua santa” nelle chiese cattoliche o per ottenere servizi da sacerdoti o leader tribali vudù {houngan (uomo) o mambo (donna)}.

Se il muro si rivelasse inefficace nel tappare i canali dell’immigrazione clandestina e nell’ostacolare la desolante fuga dei pagamenti dei tributi, sarebbe il più vergognoso errore di incapacità mai visto.

Se si costruisce un muro di contenimento al confine con la Repubblica Dominicana, coloro che erano soliti passare attraverso il filo spinato, lo faranno in modo diverso; infatti, ci sono sempre stati accordi tra governo e governo, accordi tra militari e funzionari governativi da entrambe le parti, collusione tra imprenditori terrieri di allevamenti agricoli e di bestiame e altre parti interessate che usano vari mezzi per far entrare nel Paese i lavoratori haitiani. Questa pratica è ben nota, ma ignorata, perché in molti casi vengono pagati salari inferiori a quelli richiesti dai dominicani, e senza indennità di assicurazione sanitaria, licenziamento, liquidazione o ferie; di fronte a questa realtà, i nativi del Paese vicino vengono assunti in modo illegittimo e abusivo. 

È risaputo che un muro mal progettato tra i due Paesi sarebbe una maschera ingannevole di ipocrisia, sfrontatezza e incapacità. Si dovrebbero cercare modi legali e umani per migliorare le condizioni dei lavoratori dominicani e, nel caso in cui sia necessario assumere legalmente degli haitiani, farlo con l’equa attuazione dei diritti umani e il rispetto della dignità delle persone».