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Corridoi universitari. «Qui tutti mi motivano»

Dopo un primo articolo in cui abbiamo raccontato la storia di Yonas, ecco la seconda testimonianza, della prima (e per ora unica) ragazza che ha preso parte al progetto dei Corridoi universitari

«Ho scelto questo progetto per le potenzialità formative che offre alle persone rifugiate, dando loro un’opportunità di frequentare l’istruzione superiore in un modo e in luoghi sicuri». È decisa la voce di Sarah, come quella di chi ha dato tutto per essere qui. La giovane (il nome è di fantasia), 26 anni, è l’unica beneficiaria di sesso femminile del progetto Unicore 2.0 (University Corridors for Refugees) nato per promuovere il diritto all’istruzione superiore degli studenti africani che si trovano nella condizione di rifugiati e promosso dall’Agenzia Onu per i rifugiati insieme alla Diaconia valdese e Caritas.

Oggi Sarah studia Scienza molecolare avanzata in un’Università italiana, ma per arrivare qui la sua strada è stata in salita fin dal principio, per via della sua condizione di rifugiata e anche come donna. Infatti il progetto Unicore è alla sua seconda edizione – per questo è chiamato 2.0 – ma Sarah è la prima donna in assoluto a farne parte: «È vero, sono la prima. L’anno scorso sono arrivati a Bologna sei studenti ma tra loro non c’era nessuna ragazza e questa volta sono solo una tra venti. Per una donna del Paese dal quale provengo farsi un’istruzione è complicato: la comunità che ti circonda non crede nell’istruzione delle ragazze e perciò non le motiva. Così molte donne come me iniziano l’Università e poi, per varie ragioni, non la portano a termine. In generale, la vita per le ragazze rifugiate è sempre un po’ più difficile rispetto a quella degli uomini che si trovano nella stessa condizione e per questa ragione io stessa ho dovuto affrontare molti problemi. Ma ora, nel progetto Unicore, ogni cosa è diversa: qui tutti mi aiutano e mi motivano. Per questa ragione vorrei che, in futuro, un maggior numero di donne abbiano la possibilità di studiare e di partecipare a questo progetto, cambiando così la propria vita e quella della comunità che le circonda. Così non solo avrebbero una speranza di continuare la propria istruzione, ma tutti imparerebbero da loro».

In Italia la nuova vita di Sarah è fatta di studio e di scoperte, che non soffocano ma anzi rafforzano il suo carattere e la decisione di proseguire nella carriera accademica: «L’Italia è un po’ diversa da come me l’ero immaginata. Specialmente il clima è un po’ più freddo. Ma va bene, posso farcela a gestire questo cambiamento di ambiente. Con l’Università sto avendo una buona esperienza, anche in relazione a quello a cui ero abituata: qui i servizi educativi, le aule, le sale studio e il luogo dove ho trascorso il periodo di quarantena dovuto al Covid sono tutte molto buone. Le organizzazioni che mi hanno aiutato, inclusa la Diaconia valdese, hanno contribuito a far sì che io me la passi bene. Anche con gli studenti italiani ho una buona esperienza: sono stata fortunata e li ho incontrati per due settimane quando si tenevano ancora le lezioni in presenza. Mi sono piaciuti molto e mi hanno aiutato in tanti modi, soprattutto ad acquistare familiarità con il sistema educativo italiano che per me è del tutto nuovo. Insomma, questo percorso mi piace».

Sarah guarda al futuro, nel quale spera di continuare a formarsi con un dottorato per poi lavorare in Europa. «Penso che il progetto Unicore sia davvero una buona possibilità, specialmente per un rifugiato, per continuare la propria educazione e diventare una persona normale. Penso che sia una chance per cambiare la propria vita».

Per sostenere Sarah e tutti e tutte coloro che seguiranno la sua strada nel progetto Unicore potete fare una donazione alla Diaconia valdese all’Iban: IT 20P0306909606100000139674 oppure visitare il sito www.diaconiavaldese.org/csd/pagine/come-sostenerci.php. In entrambi i casi non dimenticate di indicare la causale Unicore per la vostra donazione. Grazie di cuore!