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No a rimpatri forzati in Cameroon

Il pastore J. Herbert Nelson, portavoce dell’Assemblea della Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti, interviene con una lettera a seguito della notizia del prossimo rimpatrio di alcune centinaia di rifugiati provenienti dal Cameroon, che nel loro paese d’origine sarebbero in serio pericolo.

«Il dolore del mondo è sconcertante. Quando la vita finisce brutalmente, quando i villaggi vengono rasi al suolo, quando le persone sono costrette a fuggire, il nostro silenzio è assordante. Deploro la perdita di vite umane, mezzi di sussistenza e sicurezza in Cameroon. I disordini civili hanno causato migliaia di morti e hanno prodotto più di 670.000 sfollati interni. Attualmente ci sono più di 58.000 rifugiati in cerca di sicurezza al di fuori del Paese. Molti hanno trovato la strada per il confine meridionale per chiedere asilo negli Stati Uniti.

La Presbyterian Church (USA) si rallegra delle relazioni con una forte presenza di partner in Cameroon. La nostra esperienza di missione condivisa testimonia una solida crescita della chiesa e delle scuole presbiteriane ben consolidate nel paese. In effetti, molti dei cittadini camerunensi che chiedono asilo negli Stati Uniti hanno un legame attraverso l’affiliazione alla chiesa o dalla scuola. I nostri partner stanno soffrendo. Il Consiglio ecumenico delle chiese, a nome delle chiese membro in Cameroon, chiede un cessate il fuoco immediato, il rispetto dei diritti umani e la creazione di un processo di dialogo pacifico per porre fine ai disordini violenti. Esiste una legislazione bipartisan nel Congresso degli Stati Uniti che richiede misure simili. 

E cosa dovremmo fare quando queste persone in cerca di asilo si dirigono verso il nostro confine? Nel 1999, la 211° Assemblea Generale della Chiesa presbiteriana Usa affermava che «il governo degli Stati Uniti dovrebbe garantire che i diritti costituzionali di rifugiati, richiedenti asilo e immigrati siano protetti». Nella stessa dichiarazione il Consiglio dell’Assemblea Generale, insieme ai presbiteri e alle sessioni, venivano incoraggiati a «sostenere azioni volte a liberare i richiedenti asilo dalla detenzione e garantire una decisione più rapida per ridurre i soggiorni irragionevolmente lunghi in luoghi troppo simili a prigioni».

Il governo degli Stati Uniti sta violando la legge internazionale e le proprie stesse politiche di applicazione dell’immigrazione. Neghiamo alle persone l’accesso alle protezioni in materia di asilo e deteniamo a tempo indeterminato le persone che hanno casi di asilo credibili. Invece di fornire un luogo sicuro e protetto per le persone che hanno subito traumi impensabili, le teniamo rinchiuse nei centri di detenzione. Mentre cercano di difendere i propri diritti, vengono puniti. Ora abbiamo in programma di rimpatriare in Cameroon alcune centinaia di persone con casi di asilo credibili, anche se abbiamo a più riprese denunciato i pericoli che questi soggetti correrebbero nel venire rispediti in Africa. Denuncio la decisione di rimpatriare cittadini camerunensi; potrebbero essere arrestati, torturati o forse uccisi.

La Chiesa presbiteriana del Cameroon comprende 1 milione e mezzo di fedeli, più di 500 pastori e oltre 1500 congregazioni nel paese.

Colonia tedesca tra la fine del XIX secolo e la prima guerra mondiale, durante questo conflitto fu occupata dagli inglesi e dai francesi (questi ultimi, tra l’altro, su mandato della Società delle nazioni) e da allora, nonostante l’unificazione nel 1961 in un unico paese, il Cameroon ha dovuto convivere con questa divisione linguistica, a cui si aggiunge la complessità religiosa (circa il 70% della popolazione è cristiano, il 24% musulmano). Negli ultimi anni, poi, il paese ha dovuto affrontare i conflitti derivati dalla presenza del gruppo terroristico Boko Haram con le sue incursioni violente nel nord del Paese.