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Acqua e igiene personale: non privilegi, ma beni comuni

L’urgenza di poter garantire a tutte le persone della Terra il diritto all’acqua, e così un accesso ai servizi medico-sanitari di base, è ancor più evidente oggi in tempo di pandemia di Covid-19. 

La difficoltà di poter accedere alle risorse idriche (una possibilità onegata ancora oggi, anno 2020, a milioni di persone che abitano nel nostro mondo), sta mettendo in ginocchio intere popolazioni e «inasprendo alcune situazioni di vulnerabilità che già colpivano bambini, anziani e donne».

Questo è stato il focus del terzo di una serie di podcast (trasmissione radio diffusa via internet, scaricabile e archiviabile in un lettore Mp3, ndr) che il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha scelto insieme al suo team di supporto e nato per dare sostegno a una riflessione comune sui temi doi oggi, e in particolar modo in tempo pandemia. 

Il programma è scaricabile (realizzato il 6 ottobre) ed è stato dedicato alle milioni di persone che in tutto il mondo non hanno accesso all’acqua e a delle adeguate cure sanitarie.

Tra i relatori, Arnold Temple, della Sierra Leone, e la canadese Maude Barlow.

I relatori hanno sottolineato che nel 2020 ricorre infatti il decimo anniversario del riconoscimento del diritto all’acqua e ai servizi igienico sanitari, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite.

«Non può esserci nel 2020 chi ancora muore a causa di una malattia trasmessa dall’acqua; di sete e di stenti perché non può avere accesso all’acqua», ha affermato Barlow, il fondatore del concetto di Blue Community https://canadians.org/bluecommunities, una proposta nata dal Council of Canadians e dal Blue Planet Project, per far comprendere che l’acqua e i servizi igienico-sanitari sono diritti umani, e per promuovere l’idea che sia il pubblico (non il privato) a vigilare e controllare le risorse idriche. Tra le azioni del Blue Community chiedere l’eliminazione graduale della vendita di acqua (soprattutto se in bottiglie di plastica) in occasione di grandi manifestazioni pubbliche e eventi. 

Barlow ha sottolineato che le comunità di fede hanno un peso sociale significativo, in tema di promozione «dell’idea di acqua come bene comune e diritto inalienabile».

«L’acqua è un dono di Dio. E ogni essere umano ha il diritto di beneficiarne. Un diritto, non un privilegio», ha chiosato invece per parte sua Temple, presidente della Rete ecumenica dell’acqua del Cec. 

«Le comunità di fede in tutto il mondo dovrebbero enfatizzare con ancora maggior vigore questo tema. Dovrebbero farlo in occasione degli incontri pastorali e impegnarsi per far sì che si possa garantire la fornitura minima garantita di acqua alle persone più vulnerabili e indigenti con progetti internazionali. La battaglia per l’acqua deve diventare una priorità assoluta», ha aggiunto.

Temple ha poi ricordato quanto l’accesso all’acqua sia oggi importante in tempo di pandemia e quanto la sopravvivenza per milioni di persone si sia resa oggi molto difficile, proprio perché l’accesso a questo bene prezioso e unico, non l’hanno.

«L’importanza di un libero accesso all’acqua per tutti (in questa delicata fase mondiale) non può essere sottovalutata» ha proseguito, «e la difesa di questi diritti umani dev’essere prioritaria anche nelle nostre azioni pratiche, etiche, morali e spirituali».

La conversazione è stata moderata da Dinesh Suna, coordinatrice della rete ecumenica per l’acqua del Cec.