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Torre Pellice, culla dell’Europa

È stato il Maestro Alessandro Sgobbio, pianista e compositore crispianese (diplomato al Conservatorio di Parma e laureato in lettere e filosofia) amante della musica jazz (apprezzata dal pubblico presente) ad aprire la prima serata pubblica di quello che è stato definito con un inconsueto hashtag: il #senzasinodo.

Una settimana di eventi culturali volti a colmare, in parte, l’assenza per l’appunto dell’annuale Sinodo delle chiese metodiste e valdesi per via della pandemia, che ne ha impedito la realizzazione.

L’inaugurazione ufficiale della kermesse culturale protestante è avvenuta ieri pomeriggio alle 18 con il saluto della moderatora della Tavola valdese (organo esecutivo delle chiese metodiste e valdesi), Alessandra Trotta.

Alle 21, poi, si è entrati nel vivo del calendario di incontri previsti sino a domenica 30 agosto: dibattiti (tutti in presenza rispettando rigorosamente le norme anti-Covid) dedicati a temi sociali e culturali.

In tanti raggiungeranno Torre Pellice, la Ginevra italiana (così l’aveva definita Edmondo De Amicis) delle Alpi Cozie, in provincia di Torino.

Il tema della serata, incentrato sul versetto biblico «Affinché lo lavorasse, e lo custodisse», è stato «La giustizia sociale e ambientale per la costruzione della società post-Covid». Una riflessione ispirata alla pubblicazione del libro corale «Covid-19: costruire il futuro», nato dalla collaborazione tra la Fondazione Circolo Rosselli e la rivista Confronti.

La serata, moderata dal direttore del Centro studi Confronti Claudio Paravati e dalla responsabile legale della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) Ilaria Valenzi è stata lanciata con il video-saluto del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli.

Un’occasione preziosa per l’ex giornalista della Rai poter rendere omaggio a un grande federalista, il valdese Mario Alberto Rollier.

Intellettuale che volle diffondere e condividere la sua idea di Europa «pluralista, pacifista, multiculturale e multireligiosa».

Sassoli, ha salutato e elogiato le chiese metodiste e valdesi per «l’impegno profuso a difesa di tutte le libertà, in particolar modo della libertà religiosa, dei diritti civili e umani; ponendo l’accento sull’accoglienza che le chiese evangeliche da tempo offrono a rifugiati e richiedenti asilo, grazie al progetto promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Tavola valdese, (un’esperienza pilota in Europa nata in Italia, ndr) dei Corridoi umanitari».

Elly Schlein, già eurodeputata, oggi vice presidente della Regione Emilia-Romagna, e collegata in diretta video, ha rilevato: «Sono felice che le chiese valdesi e metodiste non si siano arrese e che abbiano deciso di incontrarsi comunque e malgrado questo terribile virus che ha colpito il mondo intero. Un virus che qualcuno definisce democratico, in quanto colpisce tutti indistintamente ma che, a mio avviso, non democratico lo è affatto, perché colpisce in particolar modo le fasce più deboli e povere delle popolazioni, le più vulnerabili. Sono lieta che abbiate deciso di promuovere una serata a favore della cultura e della solidarietà. E sono altresì lieta che il presidente Sassoli abbia ricordato l’impegno di Mario Alberto Rollier. Oggi, più che nel passato, è necessario ritrovare i valori e i principi indicati da Rollier a partire dal principio di solidarietà.

Oggi – ha proseguito Schlein – è importante anche superare gli egoismi nazionali che tentano di ridimensionare quel sogno federalista. Un sogno per ora scalfito ma non trafitto da chi ne rifiuta i principi. I fondi che l’Europa destinerà all’Italia sono un bel segnale e dovranno essere messi al servizio delle persone, della coesione sociale. Siamo chiamati a ritrovare quell’idea di Europa, che Rollier aveva immaginato: un’Europa senza guerre e con lo sguardo volto al pluralismo politico, sociale, culturale e religioso».

Sogno che Altiero Spinelli condivise con l’amico Rollier, proprio a Torre Pellice nel 1943, ha ricordato Paravati dando la parola all’ecologista Vittorio Cogliati Dezza (già presidente di Legambiente), il quale ha posto l’accento su quanto la nostra società sia oggi «incapace di prevenire».

La prevenzione, ha detto «È la scienza più importante. Chi pagherà il prezzo più alto per questa pandemia? – si è chiesto –. La morte non è cieca e sta già scegliendo le popolazioni più povere, quelle più vulnerabili. Il Covid-19 è un’interfaccia tra la crisi ecologica e la globalizzazione. Come mai – ha poi chiesto al pubblico presente – il Covid sta provocando tanta devastazione nonostante la società contemporanea abbia a disposizione un patrimonio di conoscenze, di tecnologia, di capacità produttiva? Certamente – ha affermato – pesa la privatizzazione della conoscenza, ma non è sufficiente a spiegare tanta impreparazione. Un ruolo importante lo ha anche la cultura diffusa tra la classe dirigente, incapace di pensare secondo la categoria del futuro sostenibile, succube di un immanentismo autolesionista, che ha programmaticamente rifiutato il principio di precauzione, asse fondante di ogni politica sociale, ambientale e sanitaria, divenendo incapace di prevenire.

Bisognerà – ha poi concluso – avviare subito politiche di risanamento globale: una strategica alleanza tra la giustizia ambientale e la giustizia sociale, per riorientare il futuro».

Nell’arco della serata sono stati proposti due video. Uno dedicato alla realtà valdese e l’altro realizzato in collegamento con il Servizio cristiano di Riesi e introdotto dal direttore Gianluca Fiusco.

«Un modo per raccontare e far conoscere le esperienze delle nostre comunità», ha ricordato Ilaria Valenzi, dando la parola al professor Valdo Spini, valdese, già ministro dell’ambiente e parlamentare di lungo corso; presidente dell’Aici e del Coordinamento delle riviste italiane di cultura (Cric).

Spini ha ricordato che «proprio il 20 agosto è scattato l’Overshoot Day, il giorno in cui la natura ha esaurito le proprie risorse di cibo acqua e spazio disponibili per l’umanità nell’anno in corso. Il che significa che d’ora in poi, fino al 31 dicembre, consumeremo le risorse del futuro. Il lockdown per il covid-19 ha ritardato questa scadenza di 3 settimane rispetto all’anno scorso, perché forzatamente abbiamo inquinato meno. È chiaro che non ci dobbiamo augurare di contare su simili avvenimenti, ma questo costituisce comunque un’indicazione sul nuovo modello di sviluppo rispettoso dell’ambiente che dobbiamo perseguire. In tal quadro è senz’altro un elemento positivo che l’Unione Europea si appresti ad affrontare le conseguenze del post-covid con un Recovery Fund (Fondo per la ripresa) che ha tra i suoi parametri fondamentali il Green Deal, ovverosia la politica ambientale. Credo – ha proseguito Spini – che sarebbe molto apprezzato dai fondatori come Altiero Spinelli e Mario Alberto Rollier, scomparso quarant’anni fa, che l’Unione Europea, questa volta, sia entrata in campo, e abbia dato vita a strumenti finanziari comuni per la ripresa post-Covid e che una parte di essi siano stati finanziati con titoli di debito europei. L’Europa è quindi il punto di riferimento necessario e indispensabile per l’Italia. A noi toccheranno più d 190 miliardi di euro di Recovery Fund, di cui circa 80 a fondo perduto. In più sarebbe augurabile che ci avvalessimo anche del Mes (meccanismo europeo di stabilità, ndr) per rafforzare il sistema sanitario pubblico e l’azione di prevenzione sanitaria sul territorio. Questi fondi europei sono un’occasione irripetibile per l’Italia. Il nostro paese è al bivio: o persegue una vera e propria Riforma d’Italia, o ricasca nelle vecchie piaghe e nei vecchi mali che ne hanno frenato lo sviluppo economico e sociale e in definitiva, civile. Proprio da una località come Torre Pellice – ha concluso Spini – ci sentiamo di far partire un appello per questa vera Riforma d’Italia basata sul lavoro, l’impresa, l’ambiente, la formazione, l’istruzione e la coesione sociale. Ci vorrebbe un misto di etica protestante del lavoro evocata da Max Weber, di ecologia integrale ben descritta dalla Laudato Sii di papa Francesco; di welfare state alla Lord Beveridge, e di spirito di innovazione di un Bill Gates. Tutto questo però, ha un presupposto: che la società civile si dimostri capace di spingere e di motivare nuovamente alla partecipazione politica, e di farlo in particolare per i giovani. Il presupposto è una politica fatta di valori e di principi, e capace di suscitare non professioni ma vere e proprie vocazioni – d’altra parte il famoso termine Beruf può essere tradotto in entrambi i modi: professione o vocazione –. Spetta alla politica consolidare e rendere duraturo quello spirito di solidarietà e di coesione che ci ha permesso di affrontare la fase più dura del lockdown. Ci rivolgiamo alle coscienze del nostro Paese perché questo spirito venga mantenuto, sia nella necessaria fase di prevenzione e di cautela che deve prevenire una ricaduta all’indietro della pandemia, sia nello spirito che deve animare la ricostruzione economica e sociale.

Siamo consapevoli che le conseguenze del Covid-19 saranno sentite in particolare dai più deboli e dai più emarginati (ma non solo!), e non ci possiamo permettere dislivelli insostenibili di disuguaglianze nel nostro Paese. In tal senso abbiamo posto al centro di questa riflessione la giustizia sociale e ambientale nella ripresa economica e produttiva del nostro Paese».

La moderatora Alessandra Trotta ha chiuso la serata salutando e ringraziando i partecipanti presenti e quelli collegati in videoconferenza.

«Una bella serata – ha affermato Trotta –, resa emozionante e solidale grazie alle note musicali regalate dal maestro Sgobbio. Una serata che si è dipanata tra il locale e il globale. Una serata che è stata uno specchio riflettente di quelli che saranno i prossimi incontri previsti nella settimana», ricca di interconnessioni.

«Questa serata preziosa e intelligente – ha concluso Trotta –, ha fatto emergere con forza quanto i temi legati alle migrazioni, alle donne, ai giovani, alla salute, alla cultura, alla politica, all’informazione e alla società, siano questioni dirimenti per le nostre chiese. Argomenti che saranno approfonditi con tavole rotonde specifiche nei prossimi giorni. L’importante è non abbandonare la presa e mantenenere alta l’attenzione. Perché in un mondo che divide, separa, frammenta – ha concluso Trotta –, come protestanti non intendiamo farci intimorire, malgrado la complessità che circonda le nostre vite. Ciò che faremo sarà sempre condiviso e reso pubblico. All’insegna della trasparenza e nel nome della solidarietà».