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Chiesa cattolica e ruolo delle donne, dibattiti in Germania e Francia

Possiamo dire che monsignor Georg Bätzing, vescovo di Limburgo e presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha messo i piedi nel piatto. In un’intervista al Kölner Stadt-Anzeiger (un quotidiano pubblicato a Colonia) martedì 2 giugno, non solo invita a riflettere sull’ordinazione delle donne, ma la rende una necessità per il futuro della Chiesa cattolica. In effetti, il numero crescente di persone che lasciano la Chiesa «dovrebbe interrogarci e dare alle donne maggiori possibilità, altrimenti la Chiesa sarà presto finita». Non ha paura di affermare che «l’uguaglianza di genere è la questione decisiva per quanto riguarda il futuro della Chiesa». 

«Ha capito che la Chiesa cattolica non può continuare in questo modo. Questo è quello che dico anche io. Il mio approccio non è una provocazione ma una mano tesa per la consapevolezza», ha detto la teologa Anne Soupa che si è candidata, lunedì 25 maggio, alla guida della diocesi di Lione. Un’iniziativa tutt’altro che unanime. L’arcivescovo Georg Bätzing sa che anche la sua posizione è lungi dall’essere condivisa da tutti all’interno della sua Chiesa. Crede che la contrarietà non «nasca dalla malafede» ma «perché ci sono validi argomenti teologici contro di essa».

L’arcivescovo Georg Bätzing, da marzo alla guida dei vescovi tedeschi dopo il cardinale Reinhard Marx, è considerato un riformatore. Il sacerdote 58enne, ha già menzionato in passato la personale opinione sulla necessità di  revoca del celibato obbligatorio. Bätzing è anche uno dei presidenti del forum sinodale “Vivere relazioni di successo – Vivere l’amore nella sessualità e nella società”. È nell’ambito di questo processo che la Conferenza episcopale tedesca ha intrapreso un percorso sinodale a partire dalla fine del 2019, per “rivalutare” l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità, la morale sessuale in generale, nonché la questione delle ordinazioni e dei matrimoni. 

Come in diverse chiese cattoliche nazionali, questo tipo di proposta ha fatto arrabbiare la parte più conservatrice della Chiesa cattolica tedesca. Il vescovo Rudolf Voderholzer di Ratisbona ha recentemente criticato la leadership del Sinodo tedesco, incluso il vescovo Georg Bätzing. «Decidiamo di seguire un processo partecipativo. Quindi bisogna rispettarlo ed evitare di agire in modo autoritario e per conto proprio». Allo stesso modo, il vescovo ausiliare di Colonia, Dominik Schwaderlapp, ha appena annunciato il suo ritiro dal forum di discussione sulla sessualità umana perché, secondo lui, la maggior parte dei suoi membri sarebbe contraria all’insegnamento del Chiesa su questo tema. Infine un ex nunzio apostolico in Germania, l’arcivescovo Erwin Josef Ender, ha fortemente criticato la direzione presa dal Sinodo nel settimanale cattolico Die Tagespost: «Senza alcuna considerazione per le vere fonti di fede e rivelazione, vale a dire le scritture e la tradizione, la Chiesa dovrebbe reinventarsi, per così dire. Ho letto le bozze dei quattro forum della “via sinodale” (incluso quello sulla sessualità) e sono allarmato dalla direzione che la discussione sembra prendere», ha insistito. Una ventina di noti cattolici tradizionalisti tedeschi hanno immediatamente lanciato una petizione che si prefiggeva l’obiettivo di «resistere al piano dei vescovi di “protestantizzare” la Chiesa cattolica», che avrebbe portato alla «distruzione della sua struttura gerarchica stabilita da Gesù Cristo stesso». Cardinali come Gerhard Müller, Paul Josef Cordes, Walter Brandmüller e Rainer Woelki hanno avvertito del rischio di scisma che questo percorso sinodale genera, leggiamo nella presentazione della petizione rivolta ai fedeli di tutto il mondo.

Sulla candidatura di Anne Soupa al vescovato di Lione il giornale Réforme ha raccolto un commento della pastora Anne-Laure Daniet, responsabile, per la Federazione protestante di Francia, delle relazioni fra le chiese cristiane: «È stato un processo che mi ha sorpreso e che trovo grandioso per la Chiesa cattolica. E questo passa attraverso segnali forti che interpellano, che disturbano perché le vere riforme comportano sempre cambiamenti nella mentalità, nel modo di pensare e di agire. Sappiamo che il posto delle donne nell’istituzione cattolica non si basa su un argomento teologico. L’usanza è arrivata con la riforma gregoriana. Riservare il governo solo ai sacerdoti è rimanere in una logica che rende i laici dipendenti dagli uomini della Chiesa. Non c’è nulla di evangelico in questa confisca del potere».

Nella foto la cattedrale di Lione