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Una notte durata dodici anni

1973, l’Uruguay è governato da una dittatura militare. Una notte d’autunno tre prigionieri tupamaro detenuti in carcere sono prelevati nelle loro celle in occasione di un’operazione militare segreta. L’ordine è preciso: «Poiché non possiamo ucciderli, facciamoli impazzire». I tre uomini resteranno in isolamento per dodici anni. Tra queste persone c’è anche José«Pepe»Mujica che diventerà il presidente dell’Uruguay. 

Compañeros – La noche de 12 añosè il film diretto da Álvaro Brechnerpremiato dalla Giuria ecumenica al 33° Festival Internazionale dei Film de Friburgo tenutosi dal 15 al 23 marzo. Compañeros – La noche de 12 años ha anche ricevuto il premio speciale della giuria del festival internazionale e il premio del pubblico.

«Ambientato in Uruguay – ricorda la Giuria ecumenica – nel 1973, il film ritrae un paese immerso nella dittatura. Tre dissidenti politici sono imprigionati in isolamento. Proibito di parlare, vedere, mangiare e dormire, spinti in un incubo che dura 12 anni. Ispirato al destino di tre figure contemporanee in Uruguay, tra cui l’ex presidente José  Alberto Mujica, il film allude a tutte le dittature a cui l’America Latina è stata sottoposta».

La giuria ecumenica – nominata da Interfilm, l’organizzazione internazionale del film interconfessionale, e da Signis, l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione e composta da Tiziana Conti (Svizzera),Jean-Jacques Cunnac (Francia), Jean-Luc Gadreau (Francia) e Denise F. Spörri-Müller (Svizzera) – ha anche assegnato un encomio a Vulkan, diretto da Roman Bondarchuk

Il Gran Premio del festival è andato a Las niñas bien di Alejandra Márquez Abella dal Messico.

I film (e cortometraggi) in concorso e in programmazione erano provenienti dall’Egitto e dalla Siria, dal Cile, dal Messico e dall’Uruguay, dall’Afghanistan, dalla Cina, dalla Corea, dal Bhutan, dal Vietnam e dall’Ucraina. Parallelamente al concorso, il programma del festival includeva una sezione «Diaspora»sull’esilio e l’interculturalità, e altre dedicate al «cinema di genere» e d’impegno civile.