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Nel Sud Sudan, non c’è pace…

Un forum religioso di alto livello si è riunito ad Addis Abeba, in Etiopia, per discutere di pace per il Sud Sudan. I leader delle diverse comunità di fede hanno condiviso messaggi chiari; tutti, hanno chiesto che «si possa arrivare al più presto alla fine della guerra e delle sofferenze».

In una lettera, inviata alle comunità religiose riunitesi nella Capitale, che sorge ai piedi delle montagne di Entoto, l’arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby, ha scritto: «A voi che avete scelto di rifiutare la brutalità e le armi e aprire le porte alla speranza vi dico che avete avuto molta forza, molto più coraggio di quello che serve per tenere in mano una pistola».

Ci sono tanti costruttori di pace disarmati nel Sud Sudan, ha proseguito Welby, «abbiamo lavorato per molti anni con i leader religiosi e il Consiglio delle chiese del Sud Sudan per sostenere chi opera instancabilmente, spesso sacrificandosi, per la pace. Prego affinché le vostre discussioni possano essere creative, oneste e appassionate».

Welby ha proseguito, «dialogare, non significa abbandonare ciò in cui si crede o compromettere la giustizia. Prego affinché la realtà della presenza dell’amore e della cura di Dio per tutto il popolo del Sud Sudan sia reale, anche ora che siete seduti uno accanto all’altro», ha concluso Welby.

Il Consiglio delle chiese del Sud Sudan ha diramato una dichiarazione: «La nostra disperazione e la nostra mancanza di speranza proseguono ormai da troppo tempo; la nostra sofferenza è insopportabile e risiede nei milioni di cuori infranti e sparsi per la nostra terra, nella nostra Regione. Come Consiglio chiediamo alle parti coinvolte nel conflitto, in un modo o nell’altro, di cercare la strada per raggiungere la pace, vera, e a sedersi intorno allo stesso tavolo, pensando al futuro delle prossime generazioni».