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Sempre più in alto

A 45 metri di altezza, nel cuore di Bucarest, 600 operai lavorano giorno e notte. Entro la fine del 2018 devono completare per lo meno l’ossatura della futura cattedrale nazionale, in maniera che il luogo possa ospitare le celebrazioni per il centenario della Grande Unione del 1918, uno dei cardini della mitologia patriottica romena, in sostanza la nascita della nazione così come la conosciamo oggi. Un luogo a lungo atteso e già pronto a divenire il simbolo della nazione. Già nel 1885 il poeta Mihai Eminescu aveva proposto l’edificazione di un simile luogo di culto per rendere omaggio ai soldati che morirono nella guerra d’indipendenza contro gli ottomani. C’è voluto più di un secolo: nel 2005 il governo guidato dal partito liberale ha offerto alla Chiesa ortodossa 11 ettari di terreno nell’area alle spalle del Parlamento (la Casa del Popolo dei tempi di Ceausescu). Dal momento che il Parlamento è il secondo edificio più grande al mondo dopo il Pentagono i vertici dell’ortodossia romena non hanno evidentemente voluto essere da meno.  Così la cattedrale sarà lunga 120 metri e alta altrettanto, il più alto edificio dell’Europa sud-orientale. Sarà circondata da un museo del cristianesimo romeno, un policlinico, un hotel, un centro congressi, la sede dei mezzi di comunicazione del patriarcato ortodosso, e un parco.

«La costruzione è stata una necessità – racconta Vasile Banescu, portavoce del patriarcato-. Con l’88% degli abitanti che si dicono ortodossi, l’attuale cattedrale di Bucarest risulta troppo piccola per ospitare i fedeli durante le festività religiose».

Tuttavia il finanziamento della costruzione, per il 70% di origine pubblica, ha causato malumori fra chi sottolinea che le priorità dovrebbero essere altre, date le croniche carenze di ospedali, case di riposo, scuole. Nel novembre 2007 il patriarcato aveva calcolato in 400 milioni la spesa per la costruzione. Oggi non vi sono aggiornamenti sui reali costi sostenuti, cui stanno partecipando anche tutte le comunità locali del Paese.

Che la cattedrale sia progettata per svettare sopra al Parlamento «non è causale né insignificante» tuona Toma Patrascu dell’Associazione secolare-umanista. «Si tratta del riaffermare il privato della chiesa sullo Stato. Un modello che mi pare già in atto in Polonia, con pericolosi attacchi alle libertà fondamentali degli individui, in nome del rispetto dei precetti religiosi».

Al momento della presentazione del progetto, che ha scatenato un acceso dibattito sui media, le autorità hanno dato, come motivazione per la scelta del luogo di costruzione del gigantesco edificio, una decisione che sarebbe stata presa 85 anni fa da Re Ferdinando di Romania.

Secondo le autorità, il vantaggio di questa posizione, stando alla lettera inviata da Re Ferdinando all’allora Patriarca Miron, sarebbe la massima visibilità dell’edificio, di cui si godrebbe da qualunque prospettiva. Nella lettera, inviata nel 1920, il Re chiese al Patriarca Miron di assicurasi che la costruzione fosse monumentale. Secondo la stessa lettera, il nome della cattedrale sarebbe stato suggerito proprio da Re Ferdinando.

La costruzione ha subito un brusco stop nel 2016, data la crisi economica che ha condizionato i trasferimenti statali. Una volta terminata la cattedrale potrà ospitare fino a 6 mila persone. Una volontà di potenza che si manifesta anche alzando edifici sempre più alti.