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Al via la 15º edizione del Gender Bender Festival

Da oggi a Bologna, fino al 5 novembre, torna il festival che propone arte, spettacoli ed esperienze artistiche legate agli immaginari sulla cultura di genere, la rappresentazione del corpo e orientamento sessuale. Un festival prodotto da Il Cassero LGBT Center di Bologna, che fa parte di Bologna Contemporanea, la rete di festival che opera in città con un respiro internazionale.

Il programma è ricco di incontri, spettacoli, live set, installazioni e party notturni e il direttore artistico è Daniele Del Pozzo.

Com’è nato il festival e con quali scopi?

«È nato nel 2003 dall’idea che i temi legati alla rappresentazione del genere nella società fosse oggetto di indagine artistica, soprattutto di artisti dell’area del contemporaneo, e diventasse via via un tema fortemente sentito e ribattuto. Nel 2003 siamo stati un po’ degli apripista in questo senso, gender all’epoca era un termine usato dagli addetti ai lavori, in area femminista e in quella dei lesbian studies. Negli anni quello che abbiamo registrato è stato come questo termine sia diventato sempre più di uso corrente; è diventato un tema d’agenda culturale, sociale e anche politica. Un luogo di dibattito, di incontro, in cui gli artisti hanno la possibilità di immaginare delle linee e suggerire delle intuizioni, degli immaginari che anticipano o interpretano quelli che sono i cambiamenti in atto nella società».

Qual è lo spunto che arriva dal panorama dell’arte contemporanea?

«Il corpo è un oggetto di immagine fortemente sentito all’interno della ricerca artistica contemporanea. Il corpo inteso come luogo simbolico in cui si intrecciano anche le relazioni tra le persone e il rapporto tra la persona e la società. Diciamo che è un punto di incrocio, uno scambio di esperienze, di visioni e di immaginari. Come luogo simbolico per eccellenza, luogo in cui si stratifica in maniera molto forte la cultura e gli immaginari che ognuno di noi porta con se, il corpo è un’occasione di riflessione e di dibattito. Dopodiché accade anche che la questione del genere adesso venga vista come un’ulteriore chiave di lettura rispetto a quelli che sono i fenomeni culturali contemporanei: se si parla di genere si parla anche di relazione tra i sessi, si parla anche di rapporti di potere, di quello che è consentito da un uomo e da una donna in una società o in una certa area geografica, che cosa è consentito rappresentare o meno; credo che questo sia un punto fortemente nutritivo per una ricerca e un’indagine culturale e artistica».

Quindi avete scelto l’arte, ma quale arte?

«È un festival multidisciplinare quindi ha diverse forme di rappresentazione artistica. Diciamo che per noi, la nostra priorità, la nostra favorita è la danza semplicemente perché nella danza il corpo è lo strumento di espressione artistica, oltre che oggetto di indagine il che ne fa una disciplina, per noi, particolarmente interessante. In più non ha bisogno di parole, contrariamente al teatro, e questo ci permette di invitare artisti internazionali: significa aprire delle finestre su delle produzioni che arrivano da altri paesi e altre culture. Poi ovviamente apriamo al cinema perché esistono i sottotitoli che permettono una fruibilità molto alta. Anche nel cinema di fiction e documentario abbiamo registrato tantissima attenzione su questo tema, ora come ora c’è una distribuzione cinematografica che negli anni si è fatta sempre più coraggiosa nel rappresentare vicende e personaggi non conformi o rappresentanti di un’identità gay, lesbica o transessuale».

Il programma completo è disponibile sul sito www.genderbender.it