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Il volàno dell’accoglienza

L’accoglienza è un motore straordinario di energie e sinergie. Un’opportunità non solo per chi trova rifugio, ma anche per la rete di relazioni che può mettere in moto tra chi si fa carico di rivestire e sfamare chi arriva nel nostro paese via mare o via terra. Insieme a Massimo Gnone, responsabile dell’Area migranti della Csd, proviamo a fare il punto su alcune delle novità di inizio anno che coinvolgono l’opera diaconale in Italia.

Nel mese di gennaio la Diaconia Valdese ha attivato un progetto che coinvolge 14 richiedenti asilo a Milano e provincia. «Il progetto – racconta Massimo Gnone – è stato attivato sulla base della partecipazione a un bando della Prefettura. Il modello è quello che abbiamo già adottato in Provincia di Torino, ovvero un’accoglienza diffusa in piccoli appartamenti. Ne abbiamo attivati due: uno nel comune di Trezzano sul Naviglio e uno nel comune di Milano. Sono appartamenti che abbiamo trovato sul libero mercato, presi in affitto tramite un’agenzia immobiliare. Nel mese di gennaio sono arrivate le prime persone, in tutto 14, provenienti dall’Afghanistan, dal Pakistan, dall’Iraq e dal Mali. La maggior parte di loro (eccetto i maliani) sono arrivati dall’est, via terra, attraverso il Friuli e il confine orientale, passando dal corridoio balcanico, la Grecia e la Turchia. Alcuni di loro avevano fatto già la richiesta d’asilo, altri procederanno a farla a partire da questa settimana».

A Milano già da tempo si intrecciano le storie di accoglienza e integrazione tra chi arriva nel nostro Paese e le chiese protestanti cittadine. Non si parte quindi da zero. «È un territorio ricco dal punto di vista della presenza, della storia e della realtà delle chiese valdo-metodiste nel quale c’erano progetti interessanti attivati dalle chiese locali, nessuno direttamente realizzato dalla Csd» dice Gnone.

«Recentemente – racconta il pastore della chiesa valdese di Milano, Giuseppe Platone – la Csd ha incontrato le chiese valdese e metodista per una prima informazione su questa nuova progettualità. Presto avremo un successivo momento per capire come collaborare. A Milano siamo impegnati da vent’anni in modo volontario con il centro di seconda accoglienza “Diaconia” in via Ampola, che oggi ospita 16 migranti adulti».

Una storia importante, di impegno quotidiano e semina continua che rappresenta un bagaglio di esperienza utile per i nuovi progetti partiti in queste settimane e per quelli che potranno venire. La terra su cui metterà radici il nuovo progetto, insomma, è già arata da tempo.

«A noi interessa molto mantenere un rapporto con le chiese locali – aggiunge Massimo Gnone – La Diaconia fa parte della Chiesa valdese e ha un’unità d’intenti rispetto al tema. Le chiese sono dei soggetti della società civile con le quali è importante collaborare in questo tipo di progetti».

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Foto via

Il modello di accoglienza che si sta strutturando a Milano e provincia è già stato sperimentato dalla Diaconia valdese in altre zone d’Italia. «Abbiamo incontrato il sindaco del comune di Trezzano che si è dimostrato molto attento e accogliente nei nostri confronti – racconta Massimo Gnone -. Abbiamo una équipe multidisciplinare composta da tre persone, che si occupa innanzi tutto della parte burocratica. Il progetto prevede poi che le persone siano accolte dal punto di vista materiale, anche perché alcuni di loro arrivano sprovvisti di tutto e non hanno niente se non ciò che hanno indosso. Il nostro modello prevede che le persone ricevano un piccolo contributo settimanale per potersi andare a comprare le cose da mangiare nei supermercati e nei negozi del territorio, proprio perché ci interessa che siano autonomi e possano stabilire un rapporto con il luogo in cui vivono. Poi c’è tutta una parte di formazione, tra cui il corso d’italiano, che è una delle parti più importanti».

La lingua è ovviamente non solo una competenza importante per potersi muovere nella realtà in cui si vive in attesa quantomeno dell’esito della propria domanda d’asilo, ma è anche un’opportunità per poter relazionarsi con il territorio in base alla proprie necessità e interessi. «Senza l’italiano – aggiunge Gnone – è impensabile che tutta una serie di pratiche ed elementi relativi alla loro integrazione possano essere attivati. Si prendono contatti con le associazioni e le realtà del territorio, cercando di mantenere rapporti propositivi e di collaborazione. Con queste associazioni i nostri richiedenti asilo possono andare anche a collaborare come volontari, restituendo così alla comunità quello che stanno ricevendo sul piano dell’accoglienza. Naturalmente la possibilità di poter attivare dei percorsi dipende molto da ogni singola persona. Percorsi che poi possono anche sfociare in esperienze più lavorative, come il tirocinio formativo o la borsa lavoro che vengono attivati sia in aziende del territorio che nelle stesse associazioni con le quali è stata stabilità una collaborazione».

Nel frattempo la Diaconia valdese si sta preparando ad un’altra sfida in termini di accoglienza nel quadro dei corridoi umanitari di Mediterranean Hope, il progetto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e della Comunità di Sant’Egidio di cui è partner per quanto concerne la gestione di una parte dei beneficiari dei visti.

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Casa Cares – Foto via

Dopo l’arrivo della prima famiglia, la scorsa settimana, si sta lavorando su tutto il territorio nazionale per l’accoglienza. E mentre, tra gli altri, la Fcei sta predisponendo una struttura vicino a Roma, la Csd prevede di accogliere i primi beneficiari dei visti umanitari a Casa Cares, in Provincia di Firenze.

«Noi siamo pronti, insieme alla Fcei, ad accogliere i gruppi in arrivo nei prossimi mesi. Possiamo dire che la prima destinazione sarà Casa Cares, una struttura che molti di noi conoscono per l’accoglienza e la progettualità su tutta una serie di temi sociali negli ultimi anni. Casa Cares, che si trova a Reggello in provincia di Firenze, da quest’anno è diventata parte della Diaconia Valdese e ci sembra importante proporla come primo spazio per le persone accolte. Tra l’altro nell’area fiorentina la Diaconia è già presente con progetti per minori e detenuti; stiamo rafforzando l’area migranti perché, oltre al progetto con Mediterranean Hope a Casa Cares, lavoreremo nelle prossime settimane anche per attivare dei progetti di accoglienza con la Prefettura».

Fino al 12 febbraio si possono inviare le proprie candidature per la ricerca di personale proprio nell’area di Firenze.

«Oltre a questo – conclude Gnone – a livello nazionale abbiamo già, tramite le chiese locali valdesi e metodiste, una serie di proposte di collaborazione per l’accoglienza delle famiglie che arriveranno attraverso i corridoi umanitari. Ad esempio la Chiesa valdese di Pachino, che è già pronta. E poi abbiamo considerato anche la possibilità di accogliere le persone a Milano e Torino, proprio perché sono realtà dove abbiamo già un sistema di accoglienza attivato».

Foto copertina via – Lampedusa, agosto 2015, Molo Favaloro, bacio dopo lo sbarco