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Accadde oggi, 24 aprile

Tutto incomincia nella notte fra il 23 e il 24 aprile del 1915, giusto cento anni fa. I primi ad essere arrestati e poi deportati verso l’Anatolia sono intellettuali, giornalisti, scrittori, poeti che vivono a Costantinopoli. Hanno una caratteristica in comune questi sventurati: sono tutti armeni. Ha inizio uno dei più tremendi massacri di un secolo che di tragedie è costellato. E’ scoppiata la prima guerra mondiale da meno di un anno e quello che rimane del mastodontico Impero ottomano prossimo all’implosione tenta gli ultimi colpi di coda disperati, terrorizzato dall’accerchiamento in atto da parte della Russia e della Francia. Al governo ci sono i cosiddetti “Giovani Turchi”, una nuova generazione di tendenze teoricamente più progressiste, salita al potere nel tentativo di trasformare un gigante dalla testa di argilla in uno Stato più efficiente politicamente e militarmente. Ma il loro principale timore, in quell’inizio di 1915 è di non cadere in mano straniera e veder dissolvere così un regno millenario. Loro alleati nella regione sono i tedeschi, secondo equilibri che affondano le radici nelle alleanze dei secoli precedenti. Gli armeni, ampia minoranza cristiana all’interno dei territori ottomani, rappresentano lo spauracchio di turno agli occhi di chi cerca di compattare e centralizzare il potere. Si fa strada il disegno, non si sa quanto lucido e pianificato, ( e da qui le diatribe storiografiche fra chi considera quello perpetrato agli armeni un genocidio e chi opera terrificante, ma non strategicamente predeterminato) di spostare la popolazione armena ai confini orientali del regno per evitarne l’arruolamento fra le forze russe. Iniziano le marce forzate, le marce della morte, tragico preludio a quelle naziste di alcuni anni dopo. Forzati a camminare per decine di chilometri al giorno, senza cibo o acqua, i deportati muoiono come mosche, davanti agli occhi dei militari turchi e tedeschi che non risparmiano torture e violenze. E’ una carneficina. Le cifre sono molto discordanti a seconda che si guardi la storia da una parte o dall’altra della barricata, ma gli storici affermano che non si sbaglia di molto se si considerano le vittime fra un milione e un milione e mezzo. In poco più di un anno. Una tragedia immensa. Per lo storico Raphael Lemkin, colui che nel 1944 ha coniato il neologismo genocidio, quello ai danni della popolazione armena è il primo episodio in cui uno Stato ha pianificato ed eseguito sistematicamente lo sterminio di un popolo. Aspetto che la Turchia ha sempre negato e continua a fare, come testimoniano le recentissime polemiche seguite alle dichiarazioni di papa Bergoglio, tant’è che ancora oggi si finisce in carcere se si osa a contraddire la versione ufficiale. La pacificazione non è mai stata tanto lontana. 

Foto: By narek781 [CC BY-SA 2.0], via Wikimedia Commons