Premio Lea Garofalo, premiato Francesco Zanardi

Il fondatore della “Rete l’Abuso” che denuncia la pedofilia nella Chiesa cattolica premiato per il suo coraggioso e instancabile impegno

 

Si è svolta a Cremona la 4° edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo e tra vittime di mafia, ‘ndrangheta a cui è generalmente dedicato questo premio, quest’anno è entrata anche la pedofilia nel clero con la Menzione Speciale consegnata a Francesco Zanardi, anch’esso sopravvissuto agli abusi di un prete, oggi fondatore e presidente dell’unica realtà italiana da quindici anni attiva nel paese sul tema specifico del clero, “Rete l’abuso“, con la seguente motivazione:

 

«A Francesco Zanardi, fondatore della rete nazionale Rete L’ABUSO, per il suo coraggioso e instancabile impegno nel denunciare gli abusi sessuali commessi all’interno della Chiesa e nel dare voce alle vittime di una delle più gravi ferite morali e civili del nostro tempo.

 

Sopravvissuto a quegli stessi abusi, Zanardi ha trasformato il dolore in battaglia, l’esperienza personale in missione collettiva, costruendo un movimento che ha rotto il silenzio e imposto il tema della responsabilità ecclesiastica e istituzionale nel dibattito pubblico italiano e internazionale.

 

Con determinazione e coraggio, ha documentato casi, raccolto testimonianze, avviato azioni legali e informato l’opinione pubblica, sempre nel nome della verità, della giustizia e della dignità delle vittime.

 

Per la forza morale con cui ha affrontato poteri forti e resistenze secolari, per l’impegno civile e umano che da anni porta avanti senza arretrare, Francesco Zanardi riceve la Menzione Speciale del Premio Nazionale Lea Garofalo, come simbolo di resilienza, verità e giustizia contro l’omertà e l’abuso del potere»

 

Con la Menzione Speciale di “Testimone del nostro tempo” ricevuta da Zanardi, finalmente un tema tanto difficile da recepire dagli adulti, inizia a fare breccia anche nella società, quella che ha nei fatti il dovere di tutelare bambine e bambini e che, rifiutando questo tema invece, spesso non fa altro che favorirlo.

 

Nel suo ringraziamento Zanardi ha voluto ricordare Piero Calamandrei e il suo discorso sulla Costituzione, citando proprio la parabola dei due migranti, per far comprendere, ricordare soprattutto ai molti giovani studenti presenti, quanto è dannoso il “menefreghismo”. Ha voluto anche l’importanza «di essere una vera e solida società e non, solo tante persone che vivono in gruppi ma si ignorano l’un l’altro, annullando quelli che sono i più basilari principi per cui gli uomini si sono composti in società».

 

Nel corso della presentazione sono stati elencati tra i “Testimoni del nostro tempo”, familiari vittime di mafie, appartenenti alle forze dell’ordine, magistrati e procuratori della Repubblica, Testimoni di Giustizia, giornalisti di organi di stampa nazionali, rappresentanti sindacali e rappresentanti di associazioni.


  • Michelangela Barba, Presidente dell’Associazione Ebano Onlus;



  • Marco Omizzolo, sociologo, saggista e attivista per i diritti umani e del lavoro;



  • Giancarlo Costabile, ricercatore di Storia dell’educazione presso l’Università della Calabria;



  • Corrada Pomillo, Maresciallo Capo dei Carabinieri;



  • Giorgio Mottola, giornalista d’inchiesta della redazione di Report (Rai 3);



  • Maurizio Landini, Segretario Generale della CGIL;



  • Mauro Esposito, testimone di giustizia;



  • Pellegrino Passariello, Brigadiere dei Carabinieri Forestali; 


Mentre le menzioni speciali sono:


  • Silvia Pinelli, figlia dell’anarchico e partigiano Giuseppe “Pino” Pinelli;



  • Claudia Pinelli, figlia dell’anarchico e partigiano Giuseppe “Pino” Pinelli;



  • Pasquale Chirichella, presidente dell’Associazione Internazionale Joe Petrosino ETS;



  • Elia Minari, avvocato e fondatore dell’associazione Cortocircuito;



  • Francesco Zanardi, fondatore della rete nazionale Rete L’Abuso;



  • Vincenzo Infantino, attivista per i diritti umani;



  • Alla memoria di Mario Coppetti, partigiano e cittadino esemplare, per l’alto valore morale e civile della sua vita, interamente dedicata alla libertà, alla giustizia e alla dignità umana.


 

Lea Garofalo, testimone di giustizia, è stata uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2009.