La consolazione di Dio

Un giorno una parola – commento a II Corinzi 1, 4

 

Ritorna, o SIGNORE, liberami; salvami, per la tua misericordia

Salmo 6, 4

 

Dio ci consola in ogni nostra afflizione affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione

II Corinzi 1, 4

 

Per comprendere lo spessore di II Corinzi 1, 4, è utile inquadrare il versetto nel suo contesto. L’apostolo Paolo scrive ai cristiani di Corinto in un momento di grande difficoltà personale e comunitaria. Egli stesso ha vissuto persecuzioni, sofferenze e momenti di scoraggiamento, ma proprio in queste situazioni ha sperimentato la consolazione di Dio. Non si tratta di una consolazione teorica, ma di una forza reale, capace di sostenere e rinnovare.

 

La consolazione nel greco biblico è rappresentata dal sostantivo paráklesis, che significa “chiamata a fianco”, “incoraggiamento”. Questo termine è usato per indicare un conforto e un sostegno forniti da Dio o attraverso il suo Spirito. Nel pensiero di Paolo, la consolazione di Dio non è una semplice carezza emotiva, ma un vero e proprio sostegno che fortifica l’essere umano e lo rende capace di resistere alle tempeste della vita. Dio consola non eliminando la sofferenza, ma donando la forza di attraversarla, trasformandola in un’occasione di crescita personale e spirituale. Un aspetto centrale di II Corinzi 1, 4 è il passaggio dalla ricezione della consolazione alla sua trasmissione agli altri. Paolo ci invita a non tenere per noi il conforto ricevuto, ma a diventare strumenti di consolazione per il prossimo. La grazia ricevuta diventa benedizione per chi ci circonda.

 

Nella società contemporanea, segnata da stress, solitudine e molteplici sfide, il messaggio di II Corinzi 1, 4 assume un valore ancora più attuale. La consolazione di Dio può manifestarsi attraverso gesti semplici: una parola gentile, una presenza silenziosa, un abbraccio inaspettato. Anche noi, come Paolo suggerisce, siamo chiamati a essere “consolatori”, portando speranza e luce dove c’è scoraggiamento e sofferenza. Essere consolati e consolare significa costruire insieme un luogo di accoglienza e di speranza. Amen.