Coltivare radici

Torna a novembre a Torino il Festival dedicato all’identità «coltivata, negata, ritrovata». Tra gli ospiti anche lo scrittore David Grossmann

 

Radici, il festival dedicato «all’identità coltivata, negata, ritrovata», torna a Torino per la sua terza edizione, invitando a «riflettere sul concetto di identità e su quello di memoria, su come ci si possa rapportare al passato anche in relazione al presente che viviamo e che sempre più spesso ci costringe a mettere in discussione certezze che ritenevamo acquisite», ricordano i promotori.

 

Dal 13 al 16 novembre, il festival curato da Giuseppe Culicchia e ideato dalla Fondazione Circolo dei lettori con il contributo della Regione Piemonte – Assessorato all’Emigrazione, Radici si svolge tra il Circolo dei lettori e delle lettrici e il Cinema Romano.

 

Il festival propone una nuova serie di incontri, lezioni e spettacoli che affrontano il tema dell’identità — individuale e collettiva — e della memoria, in un contesto sociale sempre più complesso e omologato.

 

«In un momento storico che in rapidissima trasformazione continua a sorprenderci, spesso purtroppo in modo non esattamente positivo, e che molte volte ci trova disorientati per la mancanza di punti di riferimento, torniamo a interrogarci sul nostro essere gettati “heideggerianamente” nel mondo, a partire dalle nostre radici: che quando sono profonde non gelano. Questo non significa avere nostalgia del passato, ma al contrario cercare di analizzare il presente e di guardare al futuro con la consapevolezza delle differenze, dei traumi e degli slanci che sono parte della nostra identità», racconta Giuseppe Culicchia, curatore di Radici e direttore della Fondazione Circolo dei lettori.

 

Il programma da giovedì 13 a domenica 16 novembre

 

Radici prende il via al Circolo dei lettori e delle lettrici giovedì 13 novembre con l’incontro I Musei regionali dell’Emigrazione piemontese: Frossasco e Santa Maria Maggiore (h 16), con Piemontesi nel Mondo, Ugo Bertello, Davide Rosso, Claudio Cottini, Rosanna Napoli, Chiara Monferrini, Joaquin Coniglio e Alfons J. Ravelli. Un momento di dialogo tra i presidenti e i comitati di gestione dei musei, le amministrazioni locali e le associazioni di emigrati, per raccontare la memoria viva dell’emigrazione piemontese e le sue radici culturali.

 

Segue la lectio di Paola Mastrocola (h 18), La nostalgia degli dei e il mito, un percorso tra Nietzsche, la fine del sacro e la trasformazione del mito nel nostro tempo. A seguire si tiene Alle radici dell’opera d’arte, con Alfonso Frugis, Michela Cardinali e Federica Pozzi, dedicato ai vent’anni del centro di restauro della Venaria Reale (h 18.30). In serata debutta la Trilogia triestina di Mauro Covacich: tre monologhi, un viaggio letterario tra Trieste e i suoi grandi scrittori (h 21). Radici, come da consuetudine, è anche cinema, a mezzanotte.

 

In questa terza edizione di Radici di mezzanotte al Cinema Romano ogni sera del festival si rende omaggio a Claudia Cardinale. Il primo film in visione sarà I soliti ignoti di Mario Monicelli, presentato da Giuseppe Culicchia ed Enrico Verra, in collaborazione con Aiace Torino (h 24, Cinema Romano).

 

 

Venerdì 14 novembre al Circolo si apre con Un editore che guarda a Est, sulle orme di Corto Maltese, incontro con Francesco Colafemmina e Bruno Ventavoli, dedicato alla casa editrice Medhelan e al suo catalogo cosmopolita (h 16). Nel pomeriggio un doppio appuntamento: Incontro con Massimo Zamboni a partire da Pregate per Ea, Einaudi, in dialogo con Ottavia Giustetti (h 17), e Ma siete sicuri di voler mettere radici a Milano?, monologo di Silvia Ballestra che racconta contraddizioni e fragilità del capoluogo lombardo (h 17).

 

A seguire Emanuele Trevi dialoga con Martino Gozzi in Il tempo, grande scultore, a partire dal suo libro Mia nonna e il conte, Solferino (h 18), mentre attraverso l’incontro Parli come badi! Luca Ricolfi e Alessandro Chetta riflettono sull’evoluzione del “politicamente corretto”, dalle origini inclusive agli effetti controversi nell’epoca dei social (h 18).

 

Più tardi arriva Fernando Aramburu, con il suo nuovo libro Ultima notte da poveri, Guanda, in dialogo con Bruno Arpaia su solitudine e contraddizioni della natura umana (h 19). In serata Mauro Covacich torna in scena con la seconda parte della sua Trilogia triestina, questa volta dedicata a James Joyce (h 21). Chiude la giornata la proiezione di Fitzcarraldo di Werner Herzog, pellicola con Klaus Kinski e Claudia Cardinale per Radici di mezzanotte (h 24, Cinema Romano).

 

La terza giornata, sabato 15 novembre, si apre al Circolo dei lettori e delle lettrici con l’incontro con Judith Koelemeijer, autrice di Etty Hillesum. Il racconto della sua vita, Adelphi, in dialogo con Elena Loewenthal (h 11.30). Segue Riccardo Gasperina Geroni con Ricominciare. Classici della letteratura italiana 1939-1962, Einaudi, un saggio che ripercorre la storia culturale italiana tra guerra e dopoguerra (h 12).

Nel pomeriggio Vivian Lamarque e Susanna Tartaro si confrontano in La poesia delle radici, un dialogo sulla forza vitale e spirituale della poesia (h 15). A seguire Alessandro Aresu e Lucio Caracciolo discutono di geopolitica in La Cina è (sempre più) vicina, Feltrinelli (h 16), mentre più tardi Giorgio Amitrano rende omaggio a Yukio Mishima, seguito dalla presentazione de L’esercito di Mishima di Daniele Dall’Orco, Idrovolante Edizioni (h 16.30).

 

Più tardi spazio al documentario Radici. L’italianità come stato dell’anima, con la regista Simona De Simone, Sofia Quercetti e Giorgio Ballario, dedicato alla storia degli italiani in Argentina (h 17).

 

Segue l’incontro con il grande artista Milo Manara, in dialogo con Fulvia Caprara, su Il Nome della Rosa vol. 2, Oblomov, ripercorrendo la sua carriera tra erotismo, arte e cultura pop (h 18). E poi ancora l’incontro Alle radici dell’odio, con Alessandro Campi e Paolo Borgna, dedicato al saggio Una esecuzione memorabile, Le lettere, sull’uccisione di Giovanni Gentile (h 19).

 

La serata prosegue con l’ultimo episodio della Trilogia triestina, con Mauro Covacich che dedica il suo monologo a Umberto Saba (h 21) e si conclude al cinema con Radici di mezzanotte, che propone La pantera rosa di Blake Edwards, per l’omaggio a Claudia Cardinale (h 24, Cinema Romano).

 

La giornata conclusiva, domenica 16 novembre si apre con Tra respiro e reminiscenza, laboratorio sul mondo del profumo con Diletta Tonatto (h 10).

 

Più tardi doppio appuntamento: Buon compleanno, “La Biennale di Venezia” con Pietrangelo Buttafuoco e Debora Rossi, per celebrare il primo anniversario della rinata rivista della Biennale; e Sull’attualità dei classici, con Simone Regazzoni e Valeria Parrella, un dialogo su filosofia, letteratura e rilettura del passato (h 12).

 

Segue A ritroso, in cerca della verità, verso l’origine di ogni cosa, con Nadia Terranova e Valeria Curzio, un confronto su identità, memoria e ricerca personale (h 12.30).

 

Nel pomeriggio Identità: nuove e storiche migrazioni a confronto, curato da Maddalena Tirabassi direttrice Centro Altreitalie sulle Migrazioni Italiane, con Riccardo Roba, Elisa Colla, Andrea Ballatore, Luz Allegranza, membro del GAP – Gioventù Argentina-a Piemontèisa, il gruppo giovanile della FAPA – Federazione delle Associazioni Piemontesi d’Argentina, Manuela Paterna Patrucco e Anna Coggiola del Circolo Piemontesi Messico, mette in dialogo generazioni di emigrati piemontesi (h 15). A seguire Luciano Lanna presenta Attraversare la modernità, Cantagalli, con Davide Rondoni (h 15.30), mentre più tardi Francesco Piccolo e Caterina d’Amico ricordano Il cinema di Suso Cecchi d’Amico, in collaborazione con Giuilio Einaudi editore (h 16).

 

Nel pomeriggio Annalisa Terranova dialoga con Giorgio Ballario su Margherita. Un incontro al di là del tempo, Ianieri (h 16.30), e Massimo Polidoro tiene una lectio a partire da Il mistero delle origini dell’uomo, Feltrinelli, tra scienza, mito e antropologia (h 17).

 

A seguire a Radici arriva il grande scrittore isrealiano David Grossman, che dialoga con Giuseppe Culicchia sul ruolo dello scrittore di fronte alla Storia (h 18.30).

 

Il festival chiude in musica e poesia con Alle radici della poesia a bolu, con i poetas Bruno Agus e Diego Porcu, accompagnati dal Tenore S’Angelu di Neoneli, per un viaggio nelle tradizioni orali sarde e nella potenza della parola improvvisata (h 20).

 

Quattro giorni per «esplorare le radici della nostra identità culturale, tra libri, immagini, voci e memorie. Radici conferma la sua vocazione di luogo di incontro e riflessione, dove il passato non è mai solo memoria, ma materia viva che continua a parlarci del presente».